Codice strada, Mazzei (lista Sala): “Misure vetrina, cittadini inascoltati"
Il consigliere Marco Mazzei sul disegno di legge: “Misure vetrina, solo di facciata. Inascoltate le associazioni di parenti di vittime della strada". Intervista
Codice della strada, Mazzei (lista Sala): “Misure vetrina, cittadini inascoltati”
“Non stiamo parlando di associazioni politiche o schierate, di ambientalisti o di ciclisti, ma di famigliari di vittime di incidenti che portano un tipo di motivazione e di esperienze lontane da qualsiasi tipo di schieramento. È incredibile che non siano state prese in considerazione le loro istanze”. Il consigliere comunale in quota Beppe Sala sindaco, Marco Mazzei, raggiuto da Affaritaliani.it Milano, boccia la riforma del Codice della Strada. Il disegno di legge, presentato dal ministro dei trasporti Matteo Salvini, è al centro di una accesissima discussione in questi giorni alla Camera. Secondo Mazzei non prende in considerazione le richieste provenienti dalle associazioni di parenti di vittime della strada che lo hanno ribattezzato “Codice della Strage”. L'intervista.
Quali sono i punti critici della riforma del Codice della Strada?
Il tema più significativo che hanno rimarcato anche le associazioni dei famigliari delle vittime della strada è che non ci sono strumenti per combattere l’eccesso di velocità, che è la prima causa di incidenti in ambito urbano. Non ci sono strumenti tecnici per rendere più rigide e dure le politiche contro l’eccesso di velocità e in più vengono tolti gli strumenti alle amministrazioni locali e ai Comuni per installare autovelox, zone a traffico limitato, pedonalizzazioni. Già oggi un Comune non può installare in autonomia un autovelox, deve sempre chiedere al Ministero tramite il prefetto e la risposta può arrivare anche mesi dopo. Inoltre, le richieste che vengono fatte oggi avranno esito tra due o tre anni. Significa che oggi vengono installati autovelox che sono stati richiesti qualche anno fa.
Il disegno di legge in discussione alla Camera stabilisce come limite minimo di velocità i 50 km/h. Diventa più difficile la creazione di città 30?
Come dimostra il caso di Bologna, c’è un approccio ribaltato sul tema della velocità in ambito urbano. Nel nuovo codice la velocità a 50 km/h viene ribadita e le eccezioni a 30 km/h potranno valere solo per specifici tratti di strada e solo per motivi predefiniti, ossia per la presenza di una scuola o di un ospedale. Non si potranno più fare le zone 30 come sono state immaginate oggi, cioè come dei quartieri, né si potrà abbassare la velocità in tutta la città come ha fatto il comune di Bologna.
La riforma prevede nuovi obblighi e controlli anche nell’utilizzo di mezzi di mobilità dolce e urbana come il monopattino, cosa ne pensa?
La stangata contro i monopattini è ideologica in quanto non presentano particolari problemi di incidentalità. Inoltre, come ci hanno detto gli operatori dello sharing questo sarà un colpo molto duro al mercato dello sharing e tante aziende già hanno lasciato l’Italia per questi ostacoli: questo sarà il colpo di grazia. I monopattini sono anche usati come collegamento per l’ultimo miglio, per collegare due tragitti tra fermate del trasporto pubblico e ora bisognerà vedere a quale mezzo passeranno gli utenti abituali, con il rischio di usare esclusivamente l’automobile e congestionare il traffico. Inoltre, la targa sullo sharing è un tema ridicolo perché non esiste un mezzo più tracciato di un veicolo in sharing. Quando prendo un monopattino, una bicicletta, un’auto o un motorino ho l’obbligo di registrare la patente e i documenti; quindi, la targa è il massimo dell’inutilità dal punto di vista della tracciabilità.
Il nuovo Codice cosa prevede per i ciclisti?
C’è un attacco molto dura alla ciclabilità. Viene annullata la possibilità in alcune strade e a determinate condizioni di realizzare delle corsie ciclabili che non siano nel senso di marcia delle auto. Misure introdotte 5-6 anni fa e che avevano permesso di realizzare un’infrastruttura già molto diffusa nel resto del mondo. Ora per fare una pista ciclabile si impiegherà molto più tempo e ci saranno più ostacoli.
Perché sono state definite “misure vetrina”?
I numeri dicono che occorre essere rigidi sul tema della velocità che invece tutto l’impianto di questa riforma non prende in considerazione. Sono misure vetrina in quanto c’è un tema di grandissimo accanimento contro la guida sotto effetto di stupefacenti, che è un comportamento sbagliato e da condannare, ma se si vedono i numeri di incidenti questa non è la prima causa. Anche il fatto che chi entra più volte nello stesso giorno in una ztl riceverà una sola multa depotenzia l’effetto di queste misure. In una grande città come Milano si potrà così decidere che convenga in una giornata pagare la multa ma muoversi a proprio piacimento in una zona a traffico limitato invece che parcheggiare in una zona regolare e fare altri tipi di scelte.
Le associazioni di parenti di vittime della strada che avete incontrato a Palazzo Marino insieme al sindaco sono state ascoltate dal ministero dei Trasporti?
Le associazioni che abbiamo incontrato sono state audite dal Ministero ma nessuna delle cose che hanno sottolineato è stata presa minimamente in considerazione. Sono state audizioni totalmente di facciata e nessuna di sostanza. È incredibile che non siano state prese in considerazione le loro istanze.