Comunicazione e relazione tra Covid e Metaverso, riflessioni di un boomer

Sguardo sul mondo di domani e sulla comunicazione fra Covid e Metaverso

di Stefano Clima
Milano
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Comunicazione e relazione tra Covid e Metaverso, riflessioni di un boomer

È un fenomeno in corso da almeno due decenni e, spinta dalla pandemia, sembra inarrestabile: si comunica sempre più tramite canali telematici. Spesso automatici. Raramente telepatici. E mai empatici! Le lettere (ah!! le lettere…) azzerate dalle e-mail. Le telefonate soppiantate da whatsapp. Le visite sostituite da Zoom ( o Teams, Google Meet, Skype, etc.). Lo shopping travolto da Amazalandibei di ogni tipo…. 

E siamo solo ai margini di un nuovo universo, il metaverso, dove l’intera esistenza viene preferita in versione elettronica, dove si vede e non si tocca, si pensa e non si fa, si compra l’inesistente… ma con denaro contante! Le conseguenze non si fanno attendere, su tanti livelli. Leggere e scrivere sono attività rarefatte, e spesso malfatte. Il linguaggio si impoverisce, per permettere una rapida spolliciata sulle mini-tastiere dei cellulari.

Lo stesso pensiero viene retrocesso tra le “attività perditempo”, per la necessaria immediatezza delle reazioni: mi-scrive, gli-rispondo-subito, mi-riscrive, e-io-di-seguito… non c’è più spazio per l’elaborazione intellettuale, per il pensiero profondo…

Nata nelle relazioni private, questa, diciamo così, semplificazione riguarda sempre più anche il mondo del lavoro, dove la dialettica liofilizzata delle chiacchiere su whatsapp contagia i dialoghi, ben più impegnativi, di moltissime figure professionali. Con allarmanti rischi di equivoci, fraintendimenti, errori di comunicazione.

E tra le relazioni a distanza più in crescita figura, imponente, l’e-commerce. Sono in costante crescita le opportunità di consumo attraverso le piattaforme, con app sempre più allettanti, di facile uso, dinamiche ed efficienti. E così compriamo, paghiamo, valutiamo, restituiamo, ricompriamo…e va quasi sempre bene…

Eppure… eppure esiste, e resiste, una frazione di situazioni, circostanze, momenti, eventi in cui ciò che resta della nostra antropologia (che è molto più di quello che si vede) ha la meglio, e chiede di più. Chiede l’one-to-one, la dinamica diretta: chiede di “parlare con qualcuno!” e non trovarsi a battibeccare con una live-chat! Casi in cui, per qualunque ragione, il sistema non funziona, non si trova ciò che si cerca, non si capisce quello che viene esposto, non si hanno riposte adeguate, si è indecisi tra le possibilità: insomma, si ha bisogno di un aiuto o di un consiglio. In questi casi sentiamo il disperato bisogno di avere un essere umano che, dall’altra parte del filo, dello schermo, del canale telematico che stiamo usando mi ascolti, mi comprenda, mi aiuti. Magari trattandomi bene! Magari rispondendo con cortesia, facendomi sentire il “benvenuto”. E stabilendo una “relazione” autentica, di cui sentiamo davvero il calore.

In quel momento ci si gioca tutto: è una fase cruciale nella relazione azienda-cliente. Perché se nel momento della crisi noi, persone fisiche (clienti) non siamo assistiti, soffriamo una frustrazione acuta, che non dimentichiamo.

L’online, per funzionare bene e progredire, ha bisogno dell’offline, del contatto fisico, dell’interazione persona-persona. Come una volta nei negozi, dove entrando ci si salutava, e ci si poteva anche raccontare qualcosa, schegge di vita reale, che resta la più importante, perché è l’unica che viviamo.

L’uomo del terzo millennio ha creato un infinito mondo di cose e servizi intorno a sé, per vivere sempre meglio, avere di tutto, di più e subito. Ma questo rischia di diventare un’illusione se ci si dimentica che al centro di questo mondo c’è sempre lo stesso uomo, quello che 10.000 anni fa ha smesso di raccogliere e cacciare e ha cominciato ad allevare e seminare. Oggi costruisce, inventa, vende e compra usando piattaforme e bit, ma dentro è lo stesso uomo che ha bisogno di scambi, di interazione e relazioni; di parlare e ridere, di incontrare e discutere.

E quando ha un problema, talvolta, ha bisogno di un altro: un altro come lui, che lo aiuti. L’augurio è che continuiamo a farlo, continuiamo a permetterci incontri e relazioni autentiche, perché il mondo virtuale possa essere virtuoso e non snaturi il mondo reale, che resta fatto da uomini e donne reali: e in questo, davvero, non c’è niente di male: “E’ l’umanità, bellezza. E tu non ci puoi fare niente! Niente!!” (cit.)

Stefano Clima

AD di Mercurio Misura *

*Mercurio Misura, primo istituto di formazione comportamentale italiano, dal 1980 offre servizi evoluti di Marketing relazionale al telefono, con un team che viene formato innanzitutto a accogliere e accompagnare le persone, come se fossero lì fisicamente, come ognuno di noi vorrebbe essere trattato al suo posto.