Continua la guerra Confindustria-Federlegno. Ed è bufera sul Salone. Inside
Sul lato del Salone del Mobile, continua il malumore del settore "Arredamento Classico"
Continua la guerra Confindustria-Federlegno. Ed è bufera sul Salone. Inside
La notizia di Claudio Feltrin espulso dal consiglio nazionale di Confindustria è una vera e propria bomba, anticipata da Affaritaliani.it Milano. Ora anche il Messaggero Veneto lo mette nero su bianco, andando ad aggravare una situazione di conflitto gravissimo tra FederlegnoArredo e Confindustria a ridosso della presentazione del Salone del Mobile 2023. Di fatto è una guerra che non ha esclusione di colpi per una associazione confindustriale, Federlegno, che già nel passato aveva vissuto momenti di grande fibrillazione, come quando non avrebbe voluto organizzare il Salone 2021, quello della ripartenza post-Covid, se non ci fosse stato un allarme lanciato da Affari e l'interessamento unanime di tutte le istituzioni per salvare la manifestazione.
Ora, invece, le questioni sono assai più interne
Ora, invece, le questioni sono assai più interne. Riassumiamo. Claudio Feltrin è stato espulso dal consiglio generale di Confindustria. Per discutere di questa espulsione è stata convocata una assemblea di FederlegnoArredo per il 3 di marzo. Nella stessa assemblea Feltrin avrebbe posto anche cambiamenti statutari che però - mette nero su bianco Confindustria - non sono stati sottoposti al giudizio dell'organismo sottoposto a Carlo Bonomi. In una lettera durissima dunque i probiviri spiegano che qualunque modifica allo statuto di fatto è nulla, ma non solo: dicono a tutti gli aderenti che sono formalmente "inibiti" dal parteciparvi. Che cosa vuol dire questo? Formalmente la questione è discussa, ma c'è addirittura chi paventa che per i partecipanti all'assemblea di FederlegnoArredo potrebbero scattare provvedimenti da parte di Confindustria.
Sul lato del Salone del Mobile, continua il malumore del settore "Arredamento Classico"
Intanto, sul lato del Salone del Mobile, continua il malumore del settore "Arredamento Classico". Secondo fonti di Affaritaliani.it Milano ci sono proteste per la cancellazione della denominazione "classico" e soprattutto per lo spostamento dal padiglione 1 al padiglione 22, quindi in posizione più decentrata. I provvedimenti organizzativi e logistici vanno poi a sommarsi a una crisi assai più profonda, legata al fatto che i mercati di riferimento per l'arredamento classico sono i russi in guerra con l'Ucraina, i cinesi blindati dal Covid e i Paesi Arabi che saranno chiusi per ramadan. Insomma, la tempesta perfetta. "Il comparto classico, rappresenta l'artigianato e raggruppa la storia degli stili dell'arredo e non dedicargli un'area significa cancellare aziende che hanno fatto crescere il Salone per 50 anni: noi, piccole aziende con meno di 10 addetti, abbiamo arredato ambasciate, palazzi presidenziali, residenze di sceicchi ed Emiri, in tutto il mondo", si lamenta un espositore con Affari. "La Brianza del mobile in stile sta morendo ed invece di essere aiutata dal Salone, semplicemente dedicandogli un'area, la si aiuta a morire - si lamenta l'espositore che vuole rimanere anonimo - Purtroppo la paura è che il Salone del Mobile per noi, dopo 50 anni di partecipazione ininterrotta, finisca qui".
fabio.massa@affaritaliani.it