Cpr di via Corelli, Majorino: "Un intollerabile carcere senza diritti"
Il capogruppo del Pd nel consiglio lombardo Pierfrancesco Majorino sul Cpr di via Corelli: "Condizioni di vita inaccettabili, un carcere inutile". L'intervista
Cpr di via Corelli, Majorino: "Un intollerabile carcere senza diritti"
“Non uso quasi mai la parola lager per il Cpr di via Corelli, preferisco definirlo un carcere di serie B, la cui esistenza non è più tollerabile. Perché i centri di permanenza per il rimpatrio sono carceri senza le garanzie delle carceri. Sono diventati il limbo del rispetto del diritto”.
Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd in consiglio regionale lombardo e responsabile nazionale immigrazione dei democratici, parla all'indomani dell'ultimo episodio di violenza ai danni di due migranti, avvenuti nella struttura milanese.
Cosa intende quando parla di limbo di rispetto del diritto?
Le misure restrittive che vengono applicate non c'entrano nulla con la necessità di dover procedere ai rimpatri, che peraltro riguardano il 5% circa degli irregolari rinchiusi ed è quindi totalmente inutile per tutti gli altri. Tutti costretti a vivere in condizioni inaccettabili, come hanno documentato alcune associazioni e l'inchiesta della Procura. Lo dico al netto dell'azione della magistratura che riguarda l'ente gestore, sulla quale non ho molto da aggiungere se non aspettare l'esito”.
Ma i Cpr servono realmente?
Siamo di fronte a un luogo che propone delle contraddizioni in termini, posto che al loro interno ci sono persone in attesa di rimpatrio e altre che non sanno se verranno rimpatriate. L'aspetto più incredibile è che una persona con un passato di detenzione, che ha scontato la pena, proponi un altro regime detentivo, dove può trascorrere mesi. Se devo rimpatriare una persona. devo farlo nel più breve tempo possibile, non trattenerlo il più a lungo possibile.
Chi ha interesse a tenere in vita i Cpr?
Da una parte la destra per poterne fare il simbolo permanente della volontà di usare il pugno duro contro l'immigrazione. A ben guardare è la stessa operazione che fanno con l'accordo Italia-Albania. Anche qui, sul piano quantitativo, una misura inutile, che serve come manifesto simbolico. Poi sono anche un bel business. Dobbiamo fare un discorso onesto, e lo dico sapendo benissimo che in altra forma, anche se con un uso del tempo molto differente, il centrosinistra ha dato vita a esperienze analoghe. Penso che tutto l'arco politico debba interrogarsi: servono realmente? Il 5% gli irregolari devono essere rimpatriati, il resto non vengono rimpatriati perché non ci sono accordi bilaterali con i paesi di origine. Ma facciamo anche l'ipotesi che quella percentuale di rimpatri cresca dal 5 al 10%, un risultato che sarebbe clamoroso e comunque difficilmente immaginabile: per quel 10% di arrivi irregolari servono i Cpr? Non è sufficiente fare i rimpatri per via ordinaria. Ripeto: perché uno che ha scontato una pena, devo rimetterlo in un luogo di detenzione con altre persone che non verranno rimpatriate? Stiamo tollerando dei luoghi che non servono. Tra l'altro, usiamo lì forze dell'ordine in maniera significativa, operatori sociali, tutte figure che potrebbero essere integrate più utilmente a fare altro.
Lei ha proposto più volte una riconversione di via Corelli come struttura di accoglienza per i senzatetto.
Il centro di via Corelli è nato come Cie, quando era sindaco Giuliano Pisapia e io assessore, abbiamo sfruttato il periodo in cui la struttura era chiusa per manutenzione, riuscendo a farcelo dare dalla Prefettura per usarlo come centro di accoglienza e abbiamo accolto nel tempo migliaia di persone. La struttura potrebbe tornare a essere gestita per i senzatetto, e questo è anche quello che ha chiesto il consiglio comunale di Milano votando un ordine del giorno.