Di Fazio, i giudici: "Anche le foto intime sono violenza sessuale"
Le motivazioni con cui la Cassazione di Milano ha confermato i 9 anni di reclusione per l'ex imprenditore Di Fazio, che narcotizzava e violentava le sue vittime
Di Fazio, i giudici: "Anche le foto intime sono violenza sessuale"
E' violenza sessuale anche se si tratta "solo" di foto intime. Perchè quello che conta è il contesto in cui esse sono state scattate. E' in sostanza questa la motivazione con cui i giudici della Cassazione di Milano hanno confermato i nove anni di reclusione inflitti in secondo grado all'ex imprenditore farmaceutico Antonio Di Fazio, accusato di cinque episodi di violenza sessuale con uso di benzodiazepine, tra cui quello per cui venne arrestato nel maggio del 2021: per l'accusa aveva narcotizzato e violentato una studentessa 21enne attirata nel suo appartamento con la scusa di uno stage per poi fotografarla approfittando del suo stato di incoscienza. Gli avvocati di Di Fazio avevano chiesto che fosse ridimensionata la gravità dell'accusa per quanto riguardava le foto.
Di Fazio: donne narcotizzate, violentate e poi fotografate
Ma la suprema corte, riferisce Ansa, ha tenuto a sottolineare che va considerato "il contesto" in cui sono state scattate quelle fotografie che hanno fatto parte, secondo la ricostruzione, del suo 'modus operandi': ossia irretire le vittime, per lo più giovanissime, con le sue promesse, i suoi contatti, l' "esibizione delle sue possibilità economiche (vere o fasulle che fossero)" e una vita agiata. Una volta rassicurate le ha rese incoscienti con il potente tranquillante e, dopo averle spogliate e le ha costrette a subire atti sessuali senza che loro potessero esprimere un consenso e infine le ha fotografate. "Non è lo scatto fotografico in sé ad integrare il reato di violenza sessuale per costrizione, ma il contesto in cui tale atto", recita il dispositivo.
Di Fazio: cinquanta donne abusate, ma solo alcune lo hanno denunciato
Dalle molte immagini ritrovate sul telefono di Di Fazio, oltre 50, tante sono le donne abusate, ma solo alcune, rappresentate da un pool di avvocati tra cui, Andrea Belotti, Patrizio Nicolò e Andrea Prudenzano, si sono costituite parte civile.