Eni Nigeria, pg Milano: questo processo non ha fondamento, deve finire oggi
La Corte di Appello di Milano "ha preso atto della rinuncia" della procura generale ai motivi di appello del caso Eni-Shell/Nigeria
Eni Nigeria, pg: questo processo non ha fondamento, deve finire oggi
La seconda sezione penale della Corte di Appello di Milano "ha preso atto della rinuncia" della procura generale ai motivi di appello del caso Eni-Shell/Nigeria. Lo ha detto il presidente del collegio Enrico Manzi dopo la fine dell'intervento del sostituto procuratore generale Celeste Gravina che ha chiesto a giudici di emettere una declaratoria di passaggio in giudicato della sentenza di assoluzione di primo grado per tutti i 15 imputati.
Il pg di Milano Celestina Gravina sostiene con forza la decisione di non sostenere il ricorso - stilato dall’aggiunto Fabio De Pasquale - nei confronti dei 15 imputati, 13 persone e le società Eni e Shell, accusati di corruzione internazionale nel processo sulla presunta tangente da 1,092 miliardi di dollari che sarebbe stata versata dai due gruppi per aggiudicarsi la concessione da parte del governo della Nigeria dei diritti di esplorazione sul blocco Opl245. Imputati tutti assolti in primo grado perché il fatto non sussiste.
Eni Nigeria, il processo va avanti solo per i soli fini civili
Con questa scelta della procura generale il processo di secondo grado va avanti solo per i soli fini civili per l'appello proposto dalla parte civile, ossia il governo federale della Nigeria, rappresentato in aula dall'avvocato Lucio Lucia. "Questo processo deve finire oggi perche' non ha fondamento". Lo ha affermato in aula il sostituto procuratore generale di Milano, Celestina Gravina, nel suo intervento con cui ha rinunciato a coltivare l'appello contro la sentenza di assoluzione di primo grado sul caso Eni-Shell/Nigeria. "Non c'e' prova della tangente, non c'e' prova dell'accordo corruttivo", ha aggiunto.
Eni: "Fine di una vicenda immotivata e sconcertante"
Eni apprende "con grande soddisfazione" della rinuncia all'appello da parte della procura generale, pronunciata innanzi alla seconda sezione della corte d'appello di Milano, che, "prendendone atto, ha sancito la fine della immotivata e sconcertante vicenda giudiziaria penale riferita alla concessione Opl 245 in Nigeria". La rinuncia determina che le assoluzioni già pronunciate nel marzo 2021 di Eni e dei suoi manager siano diventate definitive, passando in giudicato.
"Dopo oltre 8 anni tra indagini e procedimenti giudiziari, cause di altissimi costi e di gravi e ingiuste conseguenze reputazionali per la società e il suo management, la giustizia ha completato il suo corso confermando in via definitiva la piena assoluzione perché 'il fatto non sussiste'", si legge nella nota.
"Eni e le sue persone, finalmente forti del riconoscimento irrevocabile della correttezza e della legalità del proprio operato, potranno continuare a dedicarsi con sempre maggiore efficacia alle sfide epocali che oggi caratterizzano lo scenario internazionale: sicurezza degli approvvigionamenti, accesso all’energia e percorso verso una transizione energetica equa".