Erba, i tre testimoni mai ascoltati: "Strage per una faida di droga"
I legali di Rosa Bazzi e Olindo Romano puntano su tre distinte testimonianze che sposterebbero altrove i motivi della strage di Erba
Erba, i tre testimoni mai ascoltati: "Strage per una faida di droga"
Ci sarebbero tre testimoni che ricondurrebbero la strage di Erba ad una faida per il predominio sulle piazze di spaccio nel Comasco. Lo riportano fonti de Il Messaggero. Si tratta di persone mai sentite in aula, le cui testimonianze sono state raccolte dai legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi e allegate alla loro istanza di revisione del processo. Al centro della faida, una banda di marocchini e la banda tunisina di cui avrebbe fatto parte Azouz Marzouk, insieme ai suoi fratelli e cugini.
Le parole dei tre testimoni mai condotti a deporre
A parlare, riporta Ansa, sarebbero Abdi Kais, tunisino 38enne ex 'socio in affari' di droga ed ex compagno di cella di Marzouk che gli avrebbe raccontato i timori relativi alla sua famiglia: "Azouz mi ha detto, prima che io uscissi di galera, di tenere d'occhio Raffaella e il loro figlio Youssef. Sembrava molto spaventato e scuro in volto", ha detto Kais spiegando che "abbiamo avuto una faida con i vicini di condominio, marocchini, per questioni di cocaina" e che proprio nell'appartamento della strage veniva custodito il denaro provento dello spaccio.
Le altre due testimonianze sono di persone che si trovavano nei pressi della casa di via Diaz: "Mi sono affacciato alla finestra per sbattere la tovaglia e ho notato due persone di sesso maschile, adulte, verosimilmente extracomunitari, in corrispondenza del cancello di casa mia, che stavano discutendo animatamente tra loro. Uno di loro aveva un cellulare con un display luminoso e grande e gesticolava con una terza persona che non ho visto", ha detto Fabrizio Manzeni, che abita di fronte alla casa dove è avvenuta la strage, sentito dai Carabinieri il giorno dopo ma mai chiamato a deporre durante il processo.
Un altro testimone spiega di aver visto due stranieri provenire da via Diaz verso Piazza Mercato. Si tratta di Ben Chemcoum, nordafricano di 56 anni che, sentito dai carabinieri il 25 dicembre 2006, racconta di aver "incrociato un uomo molto robusto, con il cappotto chiuso e le mani in tasca, con un berretto scuro", la sera dell'11 dicembre. Poi aveva visto un furgone bianco parcheggiato, dal quale proveniva una voce che in lingua tunisina diceva 'aia fisa', che significa 'vieni subito' e "quella persona che aveva incrociato si è affrettata, quasi correndo. Quindi ho visto il furgone allontanarsi velocemente". Anche Chemcoum non è mai stato ascoltato nel dibattimento.