Fine vita, Gallera: “Occasione persa per il centrodestra. Libertà di scelta un valore di Fi”
Il consigliere regionale commenta ad Affaritaliani.it il voto in controtendenza: “Nessun problema con Forza Italia, c’era libertà di scelta e non ho votato come Ponzio Pilato. Orgogliosamente azzurro dal 1993”
Giulio Gallera
Fine vita, Gallera: “Occasione persa per il centrodestra. Libertà di scelta un valore di Fi”
“Sono liberale e non mi nascondo”. Così Giulio Gallera spiega ad Affaritaliani.it il suo voto in controtendenza sul progetto di legge sul fine vita. La proposta dell’Associazione Coscioni è stata bocciata dalle commissioni Affari istituzionali e Sanità di Regione Lombardia con l’astensione dei consiglieri della maggioranza. L’unica eccezione è stata quella di Gallera. Il già assessore alla Sanità e ora consigliere e Presidente della Commissione speciale PNRR ha alzato il braccio per votare a favore a quasi ogni modifica. “C’era libertà di scelta e ho votato secondo coscienza, in coerenza con la mia storia politica”. L’intervista.
Gallera, cosa l’ha spinta a votare in controtendenza sul pdl Fine Vita?
Io sono assolutamente convinto che il compito di un’amministrazione sia quello di creare le condizioni per cui un cittadino possa esercitare una scelta. Anche sui diritti civili il nostro dovere è permettere alle persone di decidere su come disporre al meglio della propria vita. Sono un liberale e non mi nascondo. Di fronte a una questione così importante credo si debba dare ascolto alle persone, non evitare la discussione.
La maggioranza in Regione, però, non sembra pensarla così…
La questione di fondo presenta delle criticità oggettive. Abbiamo fatto molte audizioni in materia e da tempo, è cosa acclarata, è emerso un vulnus giuridico che ha creato un limbo politico. Molti giuristi sostengono che la legislazione sul fine vita sia di competenza statale, altrettanti affermano che invece sia compito delle Regioni. Finché non verrà approvata una legge dal Parlamento, il limbo rischia di perdurare.
Come si esce dallo stallo?
La politica deve trovare il coraggio di agire per il bene delle persone, a ogni livello. Non mi convince l’idea di fare come Ponzio Pilato, trincerandosi dietro l’eccezione di costituzionalità. Rimettere il mandato a Roma è una scusa per non affrontare un tema sentito. La scelta della maggioranza in Regione è sbagliata, perché il compito delle Regioni, su cui si basta il sistema sanitario nazionale, è mettere in campo l’applicazione delle migliori condizioni per la libertà di scelta del cittadino.
Il Fine Vita è una questione divisiva per il centrodestra in Lombardia?
Ci sono molte sensibilità differenti sul tema, che ovviamente rispetto. Salvini ha dato libertà di coscienza in materia, così come Attilio Fontana ha fatto aperture nel merito. Il Consiglio regionale dovrebbe affrontare questo tema, perché in Lombardia c’è un centrodestra liberale: delle libertà abbiamo fatto il nostro totem. Negli anni abbiamo trovato il coraggio di assumere posizioni anche innovative in materia giuridica: penso alla rivoluzionaria legge del 1997 di Formigoni o alla legge Maroni di riforma sanitaria del 2015.
Pensa che il destino di questa proposta sul Fine Vita sia segnato?
Sul tema dei diritti dobbiamo trovare coraggio di ripensare le nostre posizioni. È un peccato che queste norme di civiltà non siano già state approvate. Sono temi di libertà di scelta, bocciandoli si è persa un’occasione. Io ho raccolto firme per l’eutanasia e continuerò a votare contro l’eccezione di costituzionalità.
Una scelta che ha generato frizioni col suo partito?
Assolutamente no, questo è l’unico tema su cui ho evidenziato un distinguo, ma in coerenza con la mia storia e quella di Forza Italia. Di cui sono orgogliosamente membro dal 1993. Nel nostro partito c’è libertà di coscienza e confronto. Io rispetto la posizione del mio partito, ma non mi pento del mio voto, che è stato in coerenza con una visione liberale in cui mi riconosco da sempre. Forza Italia ha sempre avuto sensibilità nei confronti del tema dei diritti civili, dello ius scholae e dell’affettività dei vari cittadini. Il nostro è un partito, non una caserma.