FNM, la cultura d’impresa come relazione e atto civile
Si è svolto il seminario promosso da FNM “Museo, museo diffuso. Non museo” in cui è stato presentato il Manifesto di Cultural Heritage del Gruppo
FNM, la cultura d’impresa come relazione e atto civile
La cultura di un’impresa è il riflesso dei valori, dei risultati e delle prassi che ne orientano la condotta e ne definiscono il carattere individuale e collettivo. È lo specchio dell’anima dell’organizzazione che interagisce con il tessuto sociale, ne subisce l’influenza, generando, al tempo stesso, scenari.
Con questo nuovo approccio FNM, uno dei maggiori player di mobilità integrata in Europa, ha deciso di assumere un nuovo ruolo, “quello di narratore della nostra storia, offrendo una visione fondata su etica, tradizione e futuro”. E per questo ha elaborato il suo Manifesto per cui “la cultura non si limita a delineare il volto umano o il mecenatismo d’impresa. Diventa asse portante che favorisce il dialogo bidirezionale fra noi e le comunità. Per questo aspiriamo a evolvere dalla tradizionale Corporate Social Responsibility verso una più efficace Corporate Cultural Responsibility”.
È su questi presupposti che si è svolto questa mattina, giovedì 4 luglio presso l’iconica cornice della Veneranda Fabbrica del Duomo, il seminario “Museo, museo diffuso. Non museo. Quando la passione per la storia è un’impresa” promosso da FNM. A illustrare l’impegno del gruppo nella valorizzazione della eredità culturale sono stati Marco Piuri, Direttore Generale di FNM e Fulvio Caradonna, Presidente di Ferrovienord e Consigliere Delegato di FNM, introdotti da Luca Montani, Direttore Comunicazione di FNM.
“La cultura d’impresa rappresenta per noi il cuore del nostro piano di comunicazione. Un piano che non può prescindere dal panorama attuale fatto di ambiente, asset, scenari e regole e che punta al ‘true value’: la cultura ha infatti un valore reale e non solo immateriale” ha dichiarato in apertura proprio Luca Montani. “Rispetto al museo – ha proseguito – questo viene inteso sia come narratore sia come museo in movimento: l’impresa e le sue storie sono un generatore di trasporto emotivo, culturale e sociale. Uno dei nostri obiettivi è quello di collezionare relazioni, storie, aspirazioni e punti di vista. FNM, in quanto player di mobilità integrata, ha nel suo dna quello di tenere insieme comunità”.
Piuri (Direttore Generale di FNM) e la cultura d’impresa come atto civile
“L’impresa, che è cultura, oggi ancora di più ha una responsabilità civile e occorre una maggiore consapevolezza di questo aspetto” sono state le parole di Marco Piuri, Direttore Generale di FNM. “L’impresa – ha aggiunto – è una comunità che sta insieme per un obiettivo e una missione condivise. Una comunità che è in relazione con le altre comunità, di cui occorre prendersi cura. Noi ci occupiamo di mobilità e infrastrutture, quindi di connessioni. Far circolare mezzi più meno ingombranti a partire dei treni, e garantire alle persone di spostarsi vuol dire contribuire in maniera fondamentale al diritto di cittadinanza e a consentire queste relazioni”.
Caradonna (Presidente Ferrovienord) e il nuovo museo della mobilità a Saronno
A partire da questa concezione e dal valore civile che un Gruppo come FNM ha, sono state avviate solo quest’anno decine di azioni concrete di Cultural Heritage. "Stiamo attivando numerose iniziative – ha spiegato il Presidente di Ferrovienord e Consigliere Delegato di FNM Fulvio Caradonna – tra cui il percorso narrativo nato tra il Museo delle Industrie e del Lavoro del Saronnese (Mils), Ferrovienord e Fnm. Si tratta di un percorso che suggella una collaborazione che ha lo scopo di creare un museo diffuso che illustri l’apporto del sistema ferroviario allo sviluppo economico e sociale del Paese. Un’esperienza a tappe che precede e accompagna la creazione di 'Sarò', un museo vero e proprio della mobilità di prossima realizzazione a Saronno".
Gli interventi di Calabrò, Brambilla e Colombo
A fornire suggestioni e indicazioni puntuali sul ruolo del museo come asset di innovazione è stato Antonio Calabrò, Presidente di Museimpresa e Direttore della Fondazione Pirelli che ha ribadito come l’identità non possa che albergare nella relazione e che la bellezza, espressione della cultura, sia un imprescindibile fattore economico al punto che già nel 1309 il Comune di Siena la introduceva nella sua costituzione. Il concetto di “museo in movimento” intendendo l’impresa e le sue storie come un generatore di trasporto emotivo, culturale e sociale è stato al centro dell’intervento di Giovanna Brambilla, Storica dell’arte, esperta di educazione al patrimonio, responsabile progetti territoriali e audience development per la Direzione regionale Musei Nazionali Lombardia. Maria Elena Colombo, Responsabile interpretazione, accessibilità, condivisione presso il Museo Egizio e docente di Museologia e comunicazione all’Università Cattolica si è invece concentrata sul ruolo del museo come narratore tra complessità e regole.
Il Manifesto di Cultural Heritage di FNM
Sono state poi illustrate alcune delle principali azioni di Cultural Heritage del Gruppo FNM, ben 43 previste nell’arco del 2024, che rappresentano “un itinerario ricco e in divenire: proprio come le comunità che serviamo con i nostri servizi”. “È una presa in carico necessaria perché la cultura – colta o popolare, ufficiale o out off – ci aiuta ad arricchire i nostri linguaggi di nuove componenti, suggestioni stilistiche, gradienti sofisticati, che consentono nuove tassonomie, modelli comportamentali, un nuovo approccio comunicativo corporate e di servizio pubblico”.
Cinque sono i pilastri dell’azione di Corporate Cultural Responsibility di FNM.
Ragioni di comunità
“Riconoscere nella dimensione identitaria del patrimonio culturale le ragioni di comunità: essere parte di una storia significa generare gli anticorpi per la sua emancipazione, la sua trasposizione alle nuove generazioni”.
Oltre il mecenatismo
“Andare oltre l’elargizione o il semplice mecenatismo: un’azienda importante può disporre di capitali in grado di supportare il lavoro di altri, donne e uomini impegnati nella cultura e nella generazione dei valori che ci accomunano”.
Misurare l’impatto
“Misurare l’impatto delle nostre attività, come avviene per le iniziative di sostenibilità ambientale e sociale, con uno sguardo a ciò che costruisce l’identità di un Paese, la sua ‘diventità’ stratificata, fatta di ingegno, ispirazioni, lungimiranza intellettuale, capacità imprenditoriale”.
Leve e comprensione
“Costruire leve per la comprensione dei nostri asset e delle attività tipiche di impresa, spesso difficili da comunicare, ma determinanti per la vita di tutti. Accanto alle infrastrutture materiali ci siamo impegnati, infatti, nella produzione di infrastrutture immateriali, ugualmente importanti per la vita di ciascuno di noi e fondamentali per rigenerare territori simbolici delle città che serviamo con le nostre attività aziendali. La cultura di impresa è l’ingente patrimonio immateriale, sempre più misurabile in termini monetari, perché rappresenta il valore globale per la collettività. Questo approccio supera la tradizionale visione legata unicamente agli utili di esercizio e include anche le esternalità economiche, ambientali e sociali”.
Conservare e valorizzare
“Ricordare agli stakeholder e agli shareholder, il nostro ruolo di attore culturale che attraverso attività industriali contribuisce anche a determinare lo stile di vita e le aspirazioni di comunità. Così come è connaturale all’esercizio d’impresa la conservazione e la valorizzazione del patrimonio industriale, a disposizione della collettività, per la crescita economica, sociale, civile”.