I quadri di Mussolini (Romano) vanno all'asta a Milano

Il Tribunale di Milano mette all'asta i quadri di Romano Mussolini, quartogenito del Duce. Che tra jazz e pittura si emancipò dall'ingombrante cognome

di Andrea Muratore
Milano

I quadri di Mussolini (Romano) vanno all'asta a Milano

I quadri di Romano Mussolini vanno all’asta: come Affaritaliani.it Milano è in grado di documentare in anteprima, infatti, sulla piattaforma Pa-Do del portale Fallco Aste sono in vendita, in via telematica, diversi quadri dipinti dal più artistico dei figli di Benito Mussolini, quarto dei cinque nati dal matrimonio tra il Duce e la moglie Rachele Guidi.

L’asta, legata a una procedura del Tribunale di Milano, mostra la variegata complessità della produzione artistica di Mussolini junior. Pagliacci malinconici con alle spalle il profilo di Venezia, volti femminili stagliati al centro della scena, sguardi di donne che si ergono in cielo su alberi secchi in notti d'inverno, voli d'uccelli efebici e simili a illusioni, farfalle che si librano al tramonto e, in un quadro, un cavallo rampante su una spiaggia irta da scogliere sono alcuni dei dipinti su tela della collezione dell’artista nato nel 1927 e morto nel 2006, che nella vita ha sempre convissuto con il cognome ingombrante che portava. Paesaggi con soggetti naturalistici o primi piani di persone e animali sono dominanti, e il profilo della laguna veneta e del campanile di San Marco sono i pochi punti di riferimento che nei quadri all’asta si può riconoscere.

Romano Mussolini, un'arte che discretamente si emancipa dalle vicende del padre

Insomma, un’arte che non vuole, volutamente, dare punti di riferimento e invita all’introspezione: metafora ideale della vita del suo realizzatore, che con discrezione si è chiamato fuori dal turbine che ha condizionato la sua vita per il fatto stesso di chiamarsi Mussolini. Lui che era nato a regime fascista già avviato da cinque anni e ha visto la morte del padre appena diciottenne, è stato sempre lontano dalla politica.

Per Romano, Benito Mussolini è stato soltanto un padre, l’uomo che mentre il suo regime “nazionalizzava” le arti gli consentì di seguire, in forma privata, la sua grande passione, il jazz, che sarà sempre il suo amore principale. Conobbe, giovanissimo, Duke Ellington di cui rimase amico e la sua abilità musicale, condotta a lungo con lo pseudonimo di “Romano Full” per emanciparsi dalla spada di Damocle del cognome, è stata riconosciuta internazionalmente. Nel 2006 The Atlantic in occasione della sua morte l’ha paragonato al grande virtuoso del jazz Oscar Peterson, tra i giganti della disciplina. La prestigiosa rivista americana catturò al meglio la natura emancipatoria che l’arte aveva per Romano: “Se vuoi sfuggire ai peccati del padre, dedicarti al jazz è una mossa intelligente”, perché fin dal secondo dopoguerra “il giovane Romano trova nel selvaggio jazz americano improvvisato tutta la libertà che gli è stata negata dal suo oppressivo passato fascista”. E che gli ha consentito l’emancipazione

Per Mussolini l’arte è stata emancipazione. E assieme al jazz, la pittura divenne la sua grande passione. Si può applicare al pittore Mussolini la definizione che il giornalista canadese Mark Steyn ha dato del suo jazz: “leggermente malinconico, occasionalmente ispirato, era sempre efficiente”. Tutto, nella musica come nella pittura, orientato a mettere l’arte e non il semplice fatto di portare un cognome pesante al centro della scena. Un’asta giudiziaria ci consente di rimettere il Romano Mussolini artista nelle sue coordinate. E, forse, di emancipare definitivamente il suo giudizio dalle colpe di un passato in cui la discendenza di sangue dal responsabile del disastro bellico dell’Italia non gli impone nessuna colpa.

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