Inchiesta hacker: al via l’analisi di mille dispositivi sequestrati

Caccia alle prove per smascherare violazioni informatiche, confermare le intercettazioni e tracciare flussi di denaro illeciti

Il tablet
Milano

Inchiesta hacker: al via l’analisi di mille dispositivi sequestrati

È partita l’analisi forense di circa mille dispositivi, tra computer, telefoni e tablet, sequestrati nell’ambito dell’inchiesta sulla presunta rete di hacker che ha sconvolto il mondo della sicurezza informatica. Coordinata dalla DDA di Milano e dalla Direzione Nazionale Antimafia, l’indagine ha portato agli arresti domiciliari quattro persone, tra cui l’ex poliziotto Carmine Gallo e il suo collaboratore Nunzio Samuele Calamucci. Il gruppo è accusato di aver orchestrato violazioni informatiche su larga scala, compromettendo circa 800mila fascicoli e accedendo illegalmente a dati sensibili, tra cui quelli della banca dati SDI e l’email del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Le operazioni tecniche sono affidate ai Carabinieri del ROS di Roma, sotto la supervisione dei PM Francesco De Tommasi e Antonio Ardituro, con il supporto dei procuratori Marcello Viola e Gianni Melillo. Tra gli obiettivi principali: confermare con prove tangibili quanto emerso dalle intercettazioni e ricostruire il modus operandi di una rete che avrebbe generato oltre 3,5milioni di euro in guadagni illeciti in soli due anni.

L’inchiesta si allarga

L’indagine continua a espandersi, coinvolgendo sei società e oltre 60 persone, tra organizzatori delle violazioni e clienti che avrebbero richiesto servizi di spionaggio informatico. Tra gli arrestati anche Massimiliano Camponovo e Giulio Cornelli, imprenditori legati a società operanti nel settore della sicurezza. Oltre a svelare i meccanismi di accesso illegale ai database, le indagini mirano a tracciare i flussi finanziari derivanti da questa attività illecita, che offriva servizi personalizzati per politici e imprenditori.

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