Inchiesta hacker: per i pm Gabriele Pegoraro risulta "introvabile”, il suo legale smentisce: "E' a casa sua”

Secondo l'avvocato, l'ingegnere vicentino si troverebbe nella sua abitazione a Luino, e non a Vicenza dove sono state eseguite le perquisizioni

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Milano

Inchiesta hacker: per i pm Gabriele Pegoraro risulta "introvabile”, il suo legale smentisce: "E' a casa sua”

Contraddizioni emergono sul caso dell’ingegnere vicentino Gabriele Edmondo Pegoraro, 48 anni, al centro dell’inchiesta milanese per presunti dossieraggi e intercettazioni illecite. Mentre gli investigatori dichiarano Pegoraro “introvabile”, il suo legale Massimo Dal Ben afferma con sicurezza che l’uomo si trovi tranquillamente nella sua abitazione a Luino, in provincia di Varese. “Ci ho parlato solo due giorni fa, e lo vedrò lunedì” sostiene Dal Ben, che denuncia anche come le perquisizioni siano state eseguite nella residenza sbagliata, quella della madre a Vicenza, dove Pegoraro non vive più da quattro anni.

L'accusa di spionaggio e i dubbi sugli incarichi di Pegoraro

La figura di Pegoraro, già collaboratore di Equalize e Bitcorp, società che gestisce servizi di intercettazione per le Procure di Milano e Torino, è vista dagli inquirenti come centrale in un caso di presunto spionaggio nei confronti di giornalisti e dirigenti d’azienda. Secondo l’accusa, Pegoraro avrebbe raccolto dati sensibili su persone di rilievo, tra cui i giornalisti Giovanni Dragoni e Giovanni Pons, la comunicatrice Giuliana Paoletti, e il presidente di Cassa Depositi e Prestiti, Giovanni Gorno Tempini, su richiesta della società Equalize. Tuttavia, il legale di Pegoraro sostiene che l’ingegnere non abbia fatto nulla di illegale, mettendo in dubbio la lettura dei fatti data dagli inquirenti.

Il legame con Bitcorp e l’omissione sospetta

Nell’indagine emerge anche la relazione tra Pegoraro e la società Bitcorp, coinvolta in operazioni di intercettazione per la Procura di Torino. Bitcorp avrebbe affidato a Pegoraro il monitoraggio di alcuni soggetti legati a SKP, una rete di aziende con interessi nella sicurezza informatica e collaborazioni con Equalize. L’ingegnere, tuttavia, non avrebbe comunicato alla Procura i suoi rapporti commerciali con le stesse persone e società sotto indagine, una mancanza che per i magistrati potrebbe indicare un abuso di fiducia. Per questo motivo, il pm Francesco De Tommasi aveva richiesto l’arresto domiciliare per Pegoraro, misura poi negata dal gip.

Una difesa decisa: “Le accuse non reggono”

Dal Ben si mostra fermo nella difesa del suo assistito, descrivendo Pegoraro come una vittima di equivoci giudiziari. Il legale ha già presentato un ricorso al tribunale del riesame di Milano per contestare il decreto di perquisizione, sostenendo che le indagini abbiano travisato il ruolo di Pegoraro e la sua effettiva posizione. Per ora, il mistero rimane: l’uomo che gli investigatori ritengono “introvabile” per la presunta capacità di scomparire nell’ombra sarebbe invece, stando alla sua difesa, a casa propria, in attesa di far valere le proprie ragioni.

Pegoraro si difende: “Ho sempre lavorato per il mio Paese. Sviluppo tecnologie, no dossier”

Contattato tramite WhatsApp, Gabriele Edmondo Pegoraro, l’ingegnere 48enne indagato per la presunta attività di spionaggio con la società Equalize e la “banda” di via Pattari, si difende dalle accuse. “Ho sempre cercato di sviluppare qualcosa di utile, nel mio piccolo, per il mio Paese”, afferma Pegoraro, aggiungendo che il suo obiettivo è “sviluppare tecnologie, non creare dossier”. L’ingegnere denuncia “fango e falsità” attorno alla sua figura, ribadendo il valore del suo lavoro: “Ho sacrificato una vita intera per la mia professione, spesso in trasferte, e il tutto a discapito della mia salute, tanto che ho già dovuto affrontare due ricoveri lunghi.”

Pegoraro afferma di essere stato costantemente in contatto con i carabinieri anche durante le perquisizioni: “Ero al telefono con loro mentre lasciavo Milano per andare dalla mia famiglia e ho mantenuto i contatti fino a ieri.” Sottolinea inoltre la sua “piena e totale collaborazione” alle indagini e dichiara che lunedì, terminati i controlli medici, sarà a disposizione per “espletare ogni formalità richiesta". Distanziandosi dalle altre persone coinvolte, Pegoraro precisa di non avere “rapporti da oltre quattro anni con le poche persone che conosco tra gli altri indagati,” e che “le aziende per cui lavoro non hanno alcun legame con quanto riportato dai media.” Pegoraro conclude con una ferma smentita riguardo a voci di collegamenti con Dario Franceschini e somme di denaro apparentemente a lui attribuite: “Non ho mai incontrato l’onorevole Franceschini, né posseggo le cifre di cui leggo con grande stupore.”

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