Investigazione, Di Venosa: "Legalità e passione per aziende e privati"
L'intervista a Fabio Di Venosa, amministratore delegato del Centro Servizi Investigativi, per uno sguardo approfondito sul settore dell'investigazione privata
Investigazione privata: Di Venosa, una passione diventata professione
Il mondo dell'investigazione privata sta evolvendo. Nuove tecnologie e nuove norme ridefiniscono il ruolo delle agenzie investigative nella risoluzione di situazioni delicate e supporto per i clienti in ambito legale. Affaritaliani.it Milano ha approfondito l'argomento attraverso la voce di Fabio Di Venosa, fondatore e Amministratore Delegato di Centro Servizi Investigativi, una delle agenzie più influenti nel panorama italiano.
Fabio Di Venosa, lei è fondatore e Amministratore Delegato di Centro Servizi Investigativi, una delle più importanti agenzie investigative in Italia. Come si è avvicinato a questa professione?
Ho avuto la fortuna che hanno in pochi, quella di realizzare il desiderio di quando ero piccolo: leggevo Agatha Christie e seguivo in TV il commissario Maigret e la Signora in Giallo, sognando di diventare un investigatore privato. Il sogno si è avverato nel periodo dell’Università, quando avevo bisogno di un lavoro per pagarmi gli studi e ho inviato il curriculum a un’agenzia investigativa: è cominciato tutto da lì. Anni di praticantato mi hanno permesso di ottenere la licenza prefettizia nel 2004 e di fondare, nel 2005, il Centro Servizi Investigativi, una realtà che oggi opera in tutta Italia con uno staff di 14 persone con diversi livelli di specializzazione e mansioni.
Chi si rivolge a voi? E perché?
Soprattutto le aziende, che si sono rese conto di come le agenzie investigative siano in grado di fornire strumenti concreti per supportarle nella gestione dei rapporti con i dipendenti e tutelarle in sede giudiziaria: ci occupiamo in di infedeltà aziendale in tutte le sue declinazioni, dai casi di informazioni sensibili cedute con l’obiettivo di danneggiare una società, alla concorrenza sleale, ma anche illeciti sul luogo di lavoro, furti in azienda e per finire utilizzo improprio della legge 104 e malattie non veritiere. In tutti questi casi diamo alle aziende gli strumenti per risolvere ed affrontare la situazione in modo legale, ma soprattutto rapido. Principio che vale anche nell’altro ambito in cui siamo specializzati, quello privato: le nostre indagini possono riguardare l’infedeltà coniugale, l’adeguamento dell’assegno di mantenimento, le frequentazioni minorili o i casi di bullismo e cyberbullismo. Siamo convinti che ogni indagine che provi un illecito o che smonti una tesi accusatoria possa generare un’azione legale risarcitoria anche in questo sentiamo l’utilità della nostra professione che ancora non in molti conoscono pienamente.
Una convinzione che l’ha spinta ad avere un ruolo molto attivo nell’associazione degli investigatori privati italiani..
E’ proprio così. Sono stato per diverso tempo responsabile delle relazione esterne a livello nazionale di Federpol e ora ho assunto un ruolo da garante: sono uno dei tre probiviri che vigilano sugli organi di governance e controllano l’operato di chi ne fa parte. L’obiettivo è garantire sempre il pieno rispetto della legalità, del codice deontologico e delle regole della nostra associazione.
Lei è nel settore da oltre 30 anni. Come è cambiato il suo lavoro, con riferimento particolare all’applicazione delle nuove tecnologie?
Certamente il progresso della tecnologia, penso in particolare alla localizzazione satellitare e agli strumenti che scandagliano la rete e i social network, permette di svolgere indagini che prima erano impossibili, arricchendo tutto il lavoro fatto sul campo con appostamenti e pedinamenti. Ma la vera svolta per il nostro settore è avvenuta nel 2010, quando il Decreto Ministeriale 269 ha definito gli ambiti di operatività delle agenzie investigative e normato le licenze, nonché l’aggiornamento professionale degli investigatori. Questo ha portato ad una professionalizzazione del settore. Oggi per farvi parte serve una licenza che si ottiene con la laurea, un minimo di tre anni di praticantato e corsi di formazione specifici al termine dei quali è necessario presentare un progetto in prefettura.
Da quest'anno inoltre l'investigatore privato può contare su un tesserino investigativo che ne ufficializza l'operatività da professionista. Cosa manca?
Dobbiamo eliminare il cliché per cui l’investigatore privato è quello a cui ci si rivolge solo per controllare se il partner tradisce, e basta. Oggi è una professione altamente specializzata a cui rivolgersi per ricercare e raccogliere prove ed informazioni, cristallizzare fatti e circostanze, per difendere o far valere un proprio diritto, in ogni ambito. Un corpo intermedio tra le persone e la pubblica sicurezza che fornisce agli avvocati gli strumenti da utilizzare in sede legale.
Allargamento del raggio d’azione e tecnologie investigative sempre più accurate da un lato e normative per la privacy sempre più stringenti dall'altro. Come si conciliano?
Il diritto alla privacy è fondamentale, ma in Italia il diritto funziona a ranghi. In molti casi da noi trattati, questo diritto viene superato dal diritto di chi subisce un vero e proprio reato a svolgere indagini che lo provino.
Voi siete su Milano. La vostra è una professione da “grandi città”?
La maggioranza delle agenzie investigative è nelle grandi città per una ragione puramente demografica e per il fatto che lì si trovano le grandi aziende. Inoltre, nelle metropoli, rivolgersi a una figura come quella dell’investigatore privato è diventato più normale, mentre nelle piccole cittadine non è ancora così.
Restando su Milano, lei è stato nominato responsabile dell’Area Sicurezza dell’Osservatorio Metropolitano. Di cosa si occupa?
Per l’Osservatorio lavoro non solo alla raccolta dei dati sulla sicurezza della città metropolitana, ma anche alla ricerca di soluzioni che massimizzino il benessere e la salvaguardia dei cittadini. In questo momento, in particolare, stiamo elaborando un report con le statistiche dei reati commessi a Milano negli ultimi tre anni che restituisca oggettivamente il trend, al di là della percezione o della restituzione mediatica. Nei prossimi mesi pubblicheremo uno studio che mostrerà alcune tendenze interessanti.
E poi c’è l’impegno personale con il Comitato MI’mpengo, che quest’anno ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro come anche l’Osservatorio Metropolitano...
Si sono molto orgoglioso di queste due onorificenze ricevute in entrambe le realtà di cui faccio parte, una bellissima coincidenza. Il Comitato è basato sulla responsabilità che a ognuno è riconosciuta, quella di essere protagonista della realtà in cui vive per operare un reale cambiamento per il bene comune, questo passa necessariamente tramite un dialogo reale tra le persone, il comitato si occupa proprio di ciò.
In chiusura.. che caratteristiche e che qualità deve avere chi ambisce ad avviare una professionalità nel suo settore?
Le due qualità principali che un aspirante investigatore privato deve possedere sono, a mio parere, la curiosità e la passione, che poi è il vero motore propulsivo! L’ultima caratteristica, ma non meno importante, è la pazienza. Per condurre un’attività investigativa adeguata è necessario analizzare a lungo il caso, i documenti e i materiali a disposizione... Chi, come me, è cresciuto con il Tenente Colombo sa che ogni dettaglio è importante e può fare la differenza.