"Io sono un porco pedofilo": le confessioni in chat di Genovese

Le chat di Genovese al vaglio dei pm che indagano sulle violenze sessuali contestate all'imprenditore: "Ho un range 16/20 anni. Legale in Italia, tecnicamente"

Alberto Genovese
Milano
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"Io sono un porco pedofilo": le confessioni in chat di Genovese

"Io sono un porco pedofilo": così Alberto Genovese parlava di se stesso il 28 agosto 2020 in una chat di soli uomini che i magistrati ora gli contestano. Sono alcuni dei dettagli che emergono in merito al rinvio a giudizio dell'imprenditore accusato di aver violentato per quasi 24 ore una 18enne l'11 ottobre 2020 durante una festa nel suo attico con vista sul Duomo di Milano, l'ormai famigerata Terrazza Sentimento. Altri stralci sono riferiti dal Corriere. La ricostruzione data dall'uomo ai pm è che avrebbe iniziato ad esplorare "il doloroso piacere del sesso estremo" dopo una cocente delusione d'amore, che lo avrebbe portato a ricercare donne giovanissime disposte a condividere questa sua predisposizione. Genovese ha tuttavia negato di aver drogato e violentato le sue vittime alle sue feste. Tra le accusatrici non c'è infatti solo la 18enne violentata a Milano ma anche una giovane ospite di Genovese a Villa Lolita ad Ibiza.

"Io ho un range 16/20, in Italia è legale, tecnicamente", spiegava dunque Genovese agli amici in chat. Un range che, "non sei un suo parente o un prof", consente rapporti con una minorenne consenziente che ha compiuto 16 anni: "Nel 2018 ho fatto tre sedicenni", le sue parole. Sulle giovanissime ai pm ha detto: ""Le ragazze venivano apposta per drogarsi. Io ero arrivato addirittura a pensare di non poter stare con una ragazza che non fosse drogata". Alle accuse Genovese ha replicato che "in camera da letto ci andarono volontariamente, consensualmente per fare sesso e assumere sostanze, che la ragazza aveva voluto la Ketamina per entrare in un mondo colorato e fatato e aveva preteso soldi per fare sesso estremo".