"La Grammatica degli affetti". Teatro: a Rosetum tutti protagonisti
Al Centro Culturale Francescano Rosetum di Milano, torna “La Grammatica degli Affetti”, giunta alla settima edizione
"La Grammatica degli affetti". Teatro: a Rosetum tutti protagonisti
Al Centro Culturale Francescano Rosetum di Milano, torna “La Grammatica degli Affetti”, giunta alla settima edizione.
Tutti, potremmo dire, hanno la possibilità di fare teatro, di condividere gli affetti della vita con una grammatica fatta non solo di parole, ma anche di gesti e persino di respiri. E da tale condivisione succede qualcosa di irripetibile.
Padre Marco Finco, direttore di Rosetum: “Una condivisione che diventa un’opportunità e una gioia da cui tutti dovremmo attingere per vivere l’esperienza del teatro. Sette anni fa questa rassegna nasceva intorno a un tavolo, durante una cena, insieme ad attori e no, con la voglia di scambiarsi opinioni ed emozioni, correzioni e suggerimenti. Tutti noi quando andiamo a teatro abbiamo la voglia di avvicinarci al palco e di scambiare due chiacchiere con gli attori, tra curiosità e sensazioni. La Grammatica degli Affetti è il posto giusto”, conclude Padre Marco.
Il 24 febbraio alle ore 18.00:
“Il Ritorno”, di e con Irene Muscarà - Liberamente ispirato al romanzo: Tutto scorre di Vasilij Grossman
Scene, costumi, interpretazione e regia di Irene Muscarà
L’attrice interpreterà vari personaggi dell’opera dello scrittore sovietico scomparso nel 1964, in un monologo che parla di dolore, di libertà ma anche del desiderio di felicità e compimento che tutti gli uomini, di ogni tempo, vivono. In questo momento così complicato, con una guerra nel cuore dell’Europa, riscoprire la grandezza del cuore dell’uomo può essere un aiuto per tutti. La speranza è che questo spettacolo aiuti a riflettere sul grande valore della libertà, mai scontata e che, anzi, va guadagnata ogni giorno.
2 marzo ore 18.00
“L’attimo prima”, di e con Salvo Drago
Assistente alla regia Giuseppe Aceto
Produzione Teatro Stabile di CataniaCon questo racconto scenico Salvo Drago, servendosi delle armi della poesia e dell’immaginazione, intende riflettere su quel momento fuggevole ma cruciale che precede ogni scelta. In uno spazio vuoto, l'attore utilizza un linguaggio stratificato, nel quale l’ironia s’intreccia a una vena malinconica e la parola cerca suggestioni primordiali e misteriose, sconfinando nei valori fonosimbolici della pre-verbalità. Si è così trasportati in una chiesa, in una festa, sulla riva del mare, ma anche in una gelateria. S’incontrano personaggi come il fruttivendolo, la mamma, lo scemo del paese e tanti altri, in un continuo sdoppiamento dell'attore. All'interno di un tempo a volte dilatato e altre ristretto, il ritmo sorprende con accelerazioni e rallentamenti improvvisi, arresti, cadute e inciampi. Alla fine, ci si rende conto di aver preso parte a un gioco doloroso e nostalgico, possibile solo col teatro.
9 marzo ore 18.00
Striptease, di e con Claudio Cremonesi e Silvia Gribaudi
Regia di Silvia Gribaudi
Assistente alla regia Francesca Albanese
Produzione: Ass. Cult. Piazzato Bianco e Zebra
Striptease è uno spettacolo di circo e danza. Il giocoliere in scena è un uomo over 55 che porta domande e riflessioni sul valore poetico dello spogliarsi e del lasciar andare a partire da esercizi che si susseguono come in uno spogliarello. In questo spettacolo la fragilità diventa la ricerca essenziale per cogliere quell’ intimità che disarma e offre visioni di un altro umano possibile. La pratica del Clown che è vincente nel fallimento perché ha dimestichezza col perdere, con il mettersi a nudo e svela le contraddizioni delle regole. L’uomo in scena recita: “Mi sento come un giocoliere al contrario, un giocoliere a perdere. Perdere cosa? Perdere cose…” Quando un giocoliere perde? Quando le cose cadono? Perdere vuol dire cadere? È possibile continuare a giocare dentro alle continue cadute? Che cosa siamo dipost* a perdere? Che cosa siamo dipost* a lasciare andare?
16 marzo ore 18.00
Teodoro Bonci Del Bene
Aiuto regia e drammaturgia di Francesca Gabucci
Costumi di Medina Mekhtieva
Uno spettacolo prodotto da Accademia Perduta / Romagana TeatriIn scena c’è un fondale su cui nevica per tutto il tempo. Fra i fiocchi di neve compaiono immagini e video, fra cui un album di fotografie scattate in Russia intorno al 2004. Ma quando si parla di Russia, è difficile credere a quello che si vede. Teodoro fa un elenco di artisti che non possono tornare a casa, e racconta degli anni che ha vissuto in Russia. In questo racconto c'è una poesia, recitata da sbronzo, di Sergei Pushkin, il frammento del suo romanzo “il negro di Pietro il Grande”, alcune poesie di Ivan Vyrypaev, alcuni sketch di uno stand up comedian bielorusso, scappato a Mosca dalla repressione di Minsk e poi rifugiatosi a Kiev dopo l’inizio della guerra in Ucraina, qualche ore prima che il KGB venisse a cercarlo nel suo appartamento.
Lui fa stand up su questi fatti, e la sua comicità grottesca parla di una tragedia reale. Uno dei personaggi fondamentali, anche se non parla mai, è uno youtuber, che vive in esilio a causa delle interviste che pubblica su internet. Ma il vero protagonista di questa storia è il Giovane artista che viene da un paese di provincia poverissimo dove in inverno fanno meno 40 gradi, dove non c’è lavoro e non c’è lo stato. Il giovane artista è riuscito a diventare un comico di successo. Si esprime come un teppista di provincia e denuncia le condizioni dei villaggi come quello in cui è nato, prende in giro il presidente e il governo russo. Il Giovane artista sa che potrebbe essere colpito molto duramente, e rischia la vita ogni volta che sale sul palco. A quanto pare, i comici sono fra gli artisti più coraggiosi degli ultimi anni. Questo succede perché non ci spiegano la differenza fra la paura e la fifa. Ma la differenza è enorme. Colossale. La paura è un sentimento buono: ti spinge ad agire. La fifa invece ti dice di non fare niente.
23 marzo ore 18.00
“Senza ali – Le storie dell’Angelo”
Di Carlo Pastori, Marta Martinelli e Paolo Covassi
Consulenza artistica di Sara Quadri
Musiche di Jaco Pastorius ed Enzo Jannacci
Bozzetti e scene di Gio Pastori
Regia di Marta Martinelli
Un letto d’ospedale è la nuvola da cui l'Angelo racconta di come, avendo declinato l'incarico di annunciare ad una giovane ragazza e a un vecchio che sarebbero diventati i genitori di Dio, si è trovato a custodire sei personaggi piuttosto impegnativi: Alda Merini, Enzo Jannacci, Lucio Fontana, Wis?awa Szymborska, Jaco Pastorius ed Yves Klein. Una bella gita!
Ingresso 10 euro, prenotazione obbligatoria a: info@rosetum.it