La musica come investimento alternativo. Ne parla Eugenio Allora Abbondi
Ecco alcuni dei vantaggi alla base dell’investimento in fondi dedicati ai diritti musicali
Sanremo conferma un’economia della musica in continua crescita. E quello nelle royalties si afferma come un ottimo investimento finanziario
La musica come valore culturale, ma anche come valore economico. Dietro alla macchina artistica e di spettacolo, c’è un comparto che genera numeri da miliardi di dollari, oltretutto con un approccio multicanale, che va dalla produzione alla distribuzione digitale, ai live fino alle royalties. In questo senso un esempio significativo è rappresentato dal recente Festival di Sanremo, il cui impatto economico totale oltrepassa i 205 milioni di euro, tra investimenti, attività pubblicitarie, spese indotte e diritti. A questo va ovviamente aggiunto il prodotto derivante dalla diffusione, soprattutto sulle piattaforme digitali, che solo in Italia in un anno è cresciuto del 16%, con un fatturato di oltre 139 milioni generato principalmente dallo streaming.
A livello globale si stima che il mercato della musica registrata sia cresciuto del 9,0% nel 2022, trainato proprio dai media digitali, con ricavi commerciali di 26,2 miliardi di dollari.
Conseguenza ne è la redditività dei diritti d’autore. Il più recente report della Confederazione Internazionale delle Società di Autori e Compositori calcola che le royalties raccolte a livello mondiale nel 2021 abbiano raggiunto i 9,6 miliardi di euro, con il primato dell’Europa di 5,29 miliardi, ovvero il 55,2% del totale.
Quello dei diritti d'autore sui cataloghi delle grandi star musicali è un mercato talmente vivace da essere denominato dagli esperti “la nuova febbre dell’oro”. Vendere i diritti del proprio repertorio sta diventando, infatti, una pratica sempre più diffusa tra cantanti e musicisti. Sarebbe in corso il processo per la vendita dei diritti d’autore e master dell’intero catalogo dei Queen, che potrebbe essere valutato per circa 1,1 miliardi di dollari. Hanno avuto grande risonanza in passato i casi di Bob Dylan, che nel 2020 ha ceduto il proprio repertorio alla Universal, incassando un assegno stimato tra i 300 e i 400 milioni di dollari e ancora Bruce Springsteen, Neil Young, Shakira, i Red Hot Chili Peppers e molti altri artisti. Nel febbraio 2023 Justin Bieber ha venduto le royalties della sua musica a un fondo d’investimento per 200 milioni di dollari.
Il fenomeno è sotto l’attenta analisi degli investitori ormai da alcuni anni e i più esperti ritengono che il mercato degli investimenti musicali diverrà nel tempo sempre più esteso e redditizio. Trend e numeri che fanno del prodotto musicale un investimento finanziario di sicuro valore. Ma attraverso quali strumenti è possibile investire in questo settore?
Come investire nel mercato musicale
La musica rappresenta un asset esclusivo e prezioso, capace di generare royalties in ogni contesto, sia che sia fruita in modo attivo, sia in modo passivo, ad esempio come sottofondo mentre si lavora, al ristorante, durante la visione di un film o mentre ci si allena, dal parrucchiere o quando si prende un caffè al bar. In qualsiasi situazione, la musica assicura costantemente entrate ai detentori dei diritti.
È su questo presupposto che si basa l’attività dell’EICO Music Fund, il primo fondo AIF (Alternative Investment Fund) di diritto europeo dedicato all’investimento nel mondo della musica.
“Investire in un fondo basato sui diritti musicali si rivela una scelta particolarmente attraente per via della sua capacità di offrire un flusso di reddito passivo e stabile, derivante dalle licenze e dagli utilizzi delle opere musicali in qualsiasi contesto”, spiega Eugenio Allora Abbondi, Founder, Director, Investment Committee Member di EICO Funds Sicav, società che ha lanciato il fondo.
EICO Music Fund, non è altro che lo stakeholder di una società editoriale e discografica indipendente, che grazie ad una visione di lungo termine, una struttura ramificata a livello globale e un team con esperienza trentennale in campo musicale, riesce a garantire il massimo sfruttamento dei diritti acquisiti con un’ambizione chiara: “Grazie al ricorso a tutte le ultime tecnologie, vogliamo portare dinamismo, innovazione e freschezza sia nel mondo musicale che in quello finanziario”.
“Già oggi – prosegue Allora Abbondi – siamo una realtà tra i leader di settore. Deteniamo un vasto catalogo editoriale (oltre 18.000 brani) prevalentemente composto da canzoni iconiche di importanti artisti quali, solo per citarne alcuni, Rihanna, Katy Perry, David Guetta, Britney Spears, Simple Minds, Renato Zero, Alessandro Mannarino, Riccardo Cocciante e Zucchero. Amministriamo inoltre un catalogo di oltre 350.000 brani per importanti player nazionali ed internazionali a dimostrazione di quanto il mercato riconosca in noi un player strutturato, serio e competente
Tramite le società controllate, oltre a investire su cataloghi storici, il gruppo EICO offre servizi di distribuzione digitale con accordi diretti con i principali DSP, amministrazione, sub-edizione, produzione di nuovi artisti, gestione ed organizzazione di eventi live.
“Per la valutazione dei cataloghi siamo supportati da un potente software proprietario che, basandosi sull’analisi storica dei flussi di milioni di brani riesce a garantire valorizzazioni realistiche dei cataloghi. Vogliamo continuare a crescere mediante l’acquisizione di cataloghi storici a livello globale, sfruttando la nostra reputazione nel mondo della musica. Questo ci permetterà una continua ottimizzazione dei flussi generati, un incremento della già ottima redditività e una ulteriore diversificazione degli asset detenuti” precisa il direttore di EICO Funds.
Perché investire in un fondo dedicato ai diritti musicali
Dovendo individuare dieci vantaggi garantiti dall’investimento in fondi dedicati ai diritti musicali, Eugenio Allora Abbondi, che ha alle spalle oltre vent’anni di attività nella consulenza finanziaria indipendente, non ha dubbi. “Questa forma di investimento si distingue per la sua resilienza economica, mantenendo una forte domanda anche nei periodi di incertezza finanziaria dovuta a fattori esterni come guerre o crisi economiche. Quello musicale è inoltre un mercato in costante crescita, sostenuta dall'evoluzione delle tecnologie di streaming e dalla globalizzazione del settore. La diversificazione apportata ai portafogli degli investitori riduce inoltre il rischio complessivo, sfruttando la bassa correlazione del comparto musicale con i mercati finanziari tradizionali”.
Non va sottovaluta la positiva correlazione all’inflazione in quanto la musica fa parte del paniere HICP, l’Indice armonizzato dei prezzi al consumo della Banca Centrale Europea. “Inoltre – continua Allora Abbondi – i diritti musicali generano entrate ogni volta che un brano viene riprodotto, offrendo un flusso costante di reddito passivo, ma che l’approccio attivo di un fondo di investimento punta ad ottimizzare. Si tratta poi di un asset solido e con una durata centenaria”. Basti pensare che lo sfruttamento economico del diritto d’autore decade solo 70 anni dopo la morte dell’ultimo autore ed è unico per ogni brano. Di conseguenza unicità e rarità, come nel caso dell’acquisto di un dipinto, sono due componenti favorevoli. “A questo si aggiungono la bassa volatilità, in quanto le royalties generate da brani storici sono molto costanti nel tempo e gli alti ritorni. Noi ambiamo infatti a mantenere una resa costante nel tempo di oltre il 7% annuo”.
Non si tratta, tuttavia, solo di un investimento economico, ma di concorrere alla valorizzazione di un patrimonio artistico e culturale che l’acquisizione dei diritti di un brano o dell’intero catalogo di un cantante o di una band rappresentano per la storia della collettività e per la propria storia personale. “Investire in musica – conclude Allora Abbondi – consente di unire il rendimento economico alla passione per l'arte, per il bello, per l’unico. Si diviene in parte proprietari di autentici capolavori, ovvero i brani musicali, rendendo l'investimento non solo vantaggioso sotto il profilo finanziario, ma anche arricchente su un piano personale e culturale”.
EICO Music Fund
EICO Music Fund, è un comparto di EICO Funds Sicav plc, il primo fondo AIF (Alternative Investment Fund) di diritto europeo dedicato all’investimento nel mondo della musica. EICO Music Fund è un fondo nuovo ed innovativo che detiene diritti che hanno segnato la storia della musica italiana ed internazionale degli ultimi 50 anni, generando un flusso di cassa costante e cospicuo che solo le canzoni più belle di sempre possono garantire. L’ottimizzazione dello sfruttamento e della raccolta dei diritti acquisiti a livello globale viene garantita da una struttura internazionale e dall’utilizzo di approcci innovativi che sfruttano le ultime tecnologie. Beneficiando dell'expertise combinata di un team con oltre vent'anni di esperienza sia nel campo finanziario che in quello musicale, il fondo promette solidità finanziaria e prospettive di crescita.