La vera violenza di Milano
Influencer e opinionisti di vario genere continuano a dipingere una Milano ostaggio della violenza. Non è così. I problemi ci sono, ma sono altri. Primo: integrare gli italiani di seconda generazione. Secondo: ridare prospettive a tutti. Il commento
La vera violenza di Milano
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Non c'è giorno che qualche cantante attore influencer insomma persona famosa non dica che Milano è peggiorata a livello di sicurezza. Eppure questa cosa - e, disclaimer, sono un figlio delle periferie e non vivo in centro - continua a non preoccuparmi. E ho pure figlia e figlio, quindi dovrei. Ma no, questa cosa mi preoccupa relativamente. Perché la violenza a Milano c'è sempre stata. Ho buona memoria, e ricordo l'epoca del buco, delle auto sfondate per prendere l'autoradio, delle rapine con la siringa. Tutta roba che forse molti si sono scordati, ma non è stata così tanto tempo fa. Prima, ma sono ricordi che non mi appartengono perché sono troppo piccolo, c'era stata la violenza politica, incredibile, nelle strade e nei cortei.
Il vero problema di Milano è integrare gli italiani di seconda generazione
E adesso? Adesso il problema è uno solo, e fin quando non lo si comprende non se ne comprende la portata. Il problema è integrare gli italiani di seconda generazione con gli italiani da mille generazioni. Non c'è altra via che integrare, ma integrare vuol dire ascoltare. Lo stesso fenomeno dei maranza, creato e alimentato dai social, appartiene a quella seconda generazione della quale abbiamo paura di parlare per non essere tacciati di razzismo.
Una città che non attira più e l'afasia della politica
E questo problema si interseca con quello di una città che invece di attirare, come un tempo, e dare prospettive, si chiude per preservare le rendite di posizione. Invece di fare un bellissimo piano di sviluppo della parte periferica andando su in altezza, creando quartieri ammirati come quello del Bosco Verticale, preserviamo l'orrendo status quo fuori dalla circonvallazione. Non va bene. Ed è questo che mi fa paura. La mancanza di volontà di affrontare i problemi e l'afasia della politica. Perché a volte è più pericolosa la mancanza di una penna (e di una firma) che la presenza di una spada.