Le testate nucleari di Ghedi nello scenario di una terza guerra mondiale
Il precipitare della situazione in Ucraina apre il campo alle peggiori ipotesi. A Ghedi e Aviano testate nuclari Nato: possibile obiettivo sensibile per Putin?
Le testate nucleari di Ghedi nello scenario di una terza guerra mondiale
Guerra in Ucraina, in questi giorni drammatici tutte le prospettive più fosche appaiono improvvisamente meno inverosimili. Del del resto sino a pochi giorni fa in pochi avrebbero creduto possibile una invasione militare da parte della Russia. E quindi non deve sorprendere che si analizzino e si prendano in considerazione anche gli scenari peggiori, quelli di un'estensione del conflitto in Europa. Qualcuno evoca anche lo spettro di una terza guerra mondiale. In tale contesto, i riflettori si accendono anche sull'Italia. Non solo per gli impegni che legano il Paese alla Nato. Ma anche perchè nelle basi militari di Ghedi, Lombardia, e Aviano, Friuli Venezia, Giulia, sono dislocate alcune delle testate nucleari degli Stati Uniti in territorio europeo.
Testate nucleari a Ghedi e Aviano: notizia mai confermata né smentita
Una conferma ufficiale della presenza di armi nucleari in Italia non c'è mai stata, ma nel 2019 circolò per breve tempo, prima di essere ritirato, un documento dell'Assemblea Parlamentare della Nato sulla deterrenza nucleare, che menzionava le 150 armi nucleari americane, nello specifico bombe B-61 , in Europa, ponendo nell'elenco dei siti anche le due basi italiane. Ne parlò, senza essere smentito, un articolo di Business Insider Italia ripreso poi da altre testate.
Armi nucleari a Brescia: se la situazione precipitasse...
Sarebbero in particolare venti gli ordigni custoditi a Ghedi. Un retaggio naturalmente della Guerra fredda, una presenza per controbilanciare il gran numero di armi nucleari possedute dalla Russia. Nell'ottobre del 2021 Ghedi fu teatro di esercitazioni nucleari segrete. In caso di attacco nucleare, le B-61 bresciane sarebbero impiegate dai cacciabombardieri Tornado dei 'Diavoli Rossi', del 60° stormo dell’Aeronautica militare italiana, configurati per questo tipo di azioni. Ipotesi da film di fantapolitica fino a pochi giorni fa. Ma c'è una prospettiva che è anche più preoccupante, ancorchè ad oggi del tutto remota. Ovvero che le armi custodite a Brescia ed Aviano non siano usate per colpire, ma possano al contrario finire nel mirino russo in quanto obiettivi sensibili.