Il pm di Milano: "Ergastolo per Pifferi, non merita alcuna attenuante". VIDEO
Il pm De Tommasi chiede l'ergastolo per Alessia Pifferi, che ha lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi. No a una nuova perizia psichiatrica
Il pm di Milano chiede l'ergastolo per Alessia Pifferi
Il pm Francesco De Tommasi ha chiesto di condannare all'ergastolo Alessia Pifferi per l'omicidio pluriaggravato di Diana, la figlia di quasi 18 mesi. "Vi chiedo di dichiarare Pifferi responsabile dell'uccisione volontaria di sua figlia Diana commentando il reato piu' grave che una madre puo' macchiarsi", ha detto rivolgendosi alla Corte di assise di Milano. "Non riesce a sopportare il peso di una responsabilita' che le impedisce di vivere in spensieratezza. Non ha coraggio di ucciderla, e' vigliacca e lascia al destino il compito di sbarazzarsi della figlia", aveva premesso in uno dei passaggi finali della lunga requisitoria argomentando sulla sussistenza dell'aggravante della premeditazione dal momento che le altre due aggravanti sono "plasticamente presenti: la prima e' il rapporto di filiazione poi ci sono i futili motivi". Per il rappresentante della procura la 38enne "non merita alcuna attenuante" perche' "il fatto non ha nessuno tipo di giustificazione" e nel corso del processo "ha recitato con arroganza ed egocentrismo".
E' la conclusione di una lunga giornata in tribunale, iniziata con alcune dichiarazioni spontanee di Alessia Pifferi e continuata con il colpo piazzato dalla sua difesa, ovvero la dimostrazione della sua riconosciuta disabilità. Passaggio che non ha portato tuttavia la corte a ritenere di effettuare per ora una nuova perizia sulla donna.
Milano, Alessia Pifferi in aula: "Non ho ammazzato mia figlia"
"Non ho mai voluto far del male a mia figlia, non l'ho mai ammazzata, non ci ho mai pensato, non ho mai voluto farlo, non ho mai pensato che a Diana poteva succedere una cosa del genere, non è stata una cosa premeditata". Lo ha detto Alessia Pifferi con dichiarazioni spontanee in aula, prima della requisitoria del pm nel processo in corso a Milano. La 38enne è in carcere per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi nel luglio 2022, abbandonandola in casa da sola per sei giorni.
A Pifferi fu riconosciuta la 104: "Non sapevo dei miei problemi, altrimenti mi sarei curata"
"I miei familiari sapevano delle problematiche che avevo ma mi è stato tenuto nascosto. Se me ne avessero parlato, non so con quale metodo, ma mi sarei curata e non ci troveremmo in questa situazione", ha aggiunto Alessia Pifferi durante le dichiarazioni spontanee rese alla corte d'assise di Milano. "Non sapevo delle problematiche che avevo - ha aggiunto -. Le ho scoperte solo grazie alla mia avvocatessa che ha trovato i documenti che attestano le patologie che ho". La 38enne ha parlato di "un'infanzia" sempre da "bambina isolata, non avevo amici della mia età" e un padre violento ma l'unico che mi voleva bene". Burrascoso invece il rapporto con la sorella. La donna da quanto è emerso, è stata in terapia da bambina dai sei agli undici anni. In età adulta le era stata riconosciuta la 104, ma non ne ha mai usufruito perchè non sapeva di averne diritto. Quindi, un episodio particolarmente traumatico a sedici anni: quello dell'abuso sessuale.
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Milano: Alessia Pifferi, la difesa chiede di integrare la perizia
La Corte di assise di Milano si è riunita in camera di consiglio per decidere sulla richiesta di integrazione di perizia psichiatrica di Alessia Pifferi formulata dalla sua avvocata Alessia Pontenani. La perizia svolta dallo psichiatria forense Elvezio Pirfo ha trovato la donna accusata di aver abbandonato e lasciato morire di stenti la figlia Diana di quasi 18 mesi nel luglio 2022 capace di intendere e di volere. Per la difesa e' "indispensabile" far esaminare all'esperto nominato dalla corte la documentazione da cui emergerebbe che "Alessia Pifferi" gia' da bambina aveva ricevuto "una diagnosi funzionale di turbe psichiche e gravi disturbi cognitivi". Il pm Francesco De Tommasi ha ribattuto sostenendo che dalle nuove carte depositate "non si evince nessuna patologia mentale e si parla solo di grave disturbo di apprendimento, una situazione molto diffusa tra i bambini". Inoltre, per il pm, "dobbiamo oggi giudicare Alessia Pifferi per cosa ha fatto in quella maledetta settimana dal 14 al 22 luglio".
La decisione della Corte: no a una nuova perizia, ma una "rilettura" di quella già effettuata
La decisione che emerge dalla Corte è quella di non procedere ad una nuova perizia, ma alla rilettura della perizia già effettuata alla luce della nuova documentazione presentata oggi. Sarà quindi successivamente lo psichiatra a stabilire se rifare ex novo una perizia.
Caso Pifferi, pm: bambina ha patito sofferenze atroci, terribili
La "tragica morte della piccola Diana" inizia il 14 luglio del 2022 e si conclude il 20 luglio, "stiamo parlando di sei giorni in cui la figlia dell'imputata, di appena un anno e mezzo, resta sola in casa senza nessuno, senza nessun tipo di assistenza e cura, senza un'alimentazione adeguata, senza cibo, acqua o latte che possa assicurarle la sopravvivenza". Inizia così la requisitoria del pm di Milano Francesco De Tommasi che si appresta a chiedere la condanna di Alessia Pifferi, la madre accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia. Per una bambina di un anno e mezzo "sei giorni è un'eternità" e così, in una culletta, "si conclude la parabola triste, sfortunata, di questa bambina" che ha "patito sofferenze atroci, terribili, che si è spenta lentamente all'esito di un processo di progressivo indebolimento delle funzioni vitali fino a perdere la vita". Diana era sola in casa "perché la madre invece di adempiere ai propri dovere, stare accanto alla figlia, l'ha lasciata sola ed è corsa dal suo compagno" aggiunge.
Il pm De Tommasi: "Pifferi mente anche di fronte al cadavere della figlia"
Il pm De Tommasi nella sua requisitoria ha descritto Pifferi come una donna bugiarda, che mira a "sconti di pena", che "continua a mentire anche davanti al cadavere della figlia e che pensa alla versione migliore da offrire a chi ascolta", una madre che mira a "dimezzare, ridurre le proprie responsabilità caricandole su altri". Una donna, che "appena trova sua figlia senza vita, a causa di una condizione che lei ha creato, ha come unica preoccupazione 'mi arrestano?' E' preoccupata di difendere se stessa, non di prendere atto di quello che è accaduto, ogni spiegazione che offre è in chiave di auto difesa".
"In Alessia Pifferi non c'e' disperazione ne' profonda angoscia ne' un malore, ma solo preoccupazione di scrollarsi di dosso le proprie responsabilita' come si fosse trattato di un accadimento lontano dalla sua volonta'".