Milano, collettivo dei Restart Party: "Se una cosa è rotta, si può riparare"
Il divertimento della riparazione si è diffuso a macchia d'olio in tutta Europa dove gli sprechi sono all'ordine del giorno
Milano, Restart Party: "Se una cosa è rotta, si può riparare"
di Luigi Lupo
Si scambiano chiacchiere, si fanno conoscenze. Non mancano risate e momenti di convivialità. Ma i "Restart Party" non sono feste come tutte le altre. Durante questi eventi, come quello che si terrà sabato 7 maggio in via Devoto, 8 a Milano, i partecipanti imparano a riparare oggetti che altrimenti finirebbero nel cestino della spazzatura. Come il proprio smartphone o gli elettrodomestici.
Milano, collettivo dei Restart Party: una scelta economica e ecologica
A organizzare i "party della riparazione" è il collettivo "Restarters Milano" che fa parte della rete interna zionale "Restart Project", nata - come si legge sul sito ufficiale - "dalla nostra frustrazione per il modello di elettronica consumista usa e getta che ci è stato venduto e per la crescente montagna di rifiuti elettronici che si sta lasciando alle spalle. Riunendo le persone per condividere competenze e acquisire la fiducia necessaria per aprire le loro cose, diamo alle persone un modo pratico per fare la differenza, oltre a un modo per parlare della questione più ampia del tipo di prodotti che vogliamo". A Milano Sergio Almerares è uno dei referenti del progetto. "Che parte - racconta a Affaritaliani Milano - da un'idea di Ugo Vallauri, quando era attivo in Kenya in progetti umanitari per un ospedale dove seguiva, nello specifico, la parte informatica. Lì ha notato come la popolazione locale non buttasse via niente: una scelta economica e ecologica. Tornato a Londra, si chiese se fosse possibile attivare anche in Occidente la pratica della riparazione".
Milano, Restart Party: incontri dove ci si aiuta a vicenda
Così "Restart" ha preso piede sulle sponde del Tamigi. "Il primo party - racconta Sergio - si è tenuto nella capitale inglese circa dieci anni fa. I partecipanti si incontravano e, aiutandosi reciprocamente, riparavano elettrodomestici come phone, aspirapolveri, phone, ferri da stiro o casse. Ma anche robe come i passeggini o le biciclette. Oppure i vestiti adoperando macchine da cucitura".
Milano, collettivo dei Restart Party: riparazione come divertimento
Il divertimento della riparazione si è poi diffuso a macchia d'olio in tutta Europa dove gli sprechi sono all'ordine del giorno. Gli italiani, in particolare, cambiano il telefono davvero freneticamente: in media ogni anno e mezzo. Il dato è stato ricavato da un'analisi di Kantar Worldpanel (azienda internazionale che si occupa di conoscenze e approfondimenti sui consumatori ) delle vendite di smartphone, confrontando il mercato statunitense e cinese con quello di alcuni dei maggiori Paesi europei: Francia, Germania, Regno Unito e Spagna. "Uno smartphone, prima di essere cestinato, può essere riparato. Non facciamo concorrenza agli esperti: se un oggetto non riusciamo a ripararalo, ci rivolgiamo a chi ha maggiore competenza. Durante i party, registriamo tutti i dati: quante persone vengono, quanti oggetti vanno in riparazione e, grazie a una piattaforma, riusciamo ad annotare quanta C02 evitiamo che venga immessa nel pianeta o le tonnellate di materiale che facciamo in modo che non finiscano nelle isole ecologiche".
Restart Party: se una cosa è rotta non va buttata per forza
Al collettivo "Restarters", che a Milano conta venti volontari, si uniscono i membri dei "Repair Cafè", che nel capoluogo lombardo sono tre. "Anche loro fanno dei "restart party" ma hanno una sede fissa e calendarizzano gli eventi con costanza". Il concetto è comune: "Se una cosa è rotta, non è detto che vada buttata. Conviene provare a smontarla, tentare di ricostruirla. Anche perchè, spesso, si tratta di oggetti dal grande valore affettivo, magari un regalo di un familiare o di un amico. Siamo in un circolo vizioso in cui si compra e si gettano oggetti continuamente. Una pratica poco sostenibile per l'ambiente".
Milano, da "Pc Officina" a Restart Party
Il gruppo milanese nasce dall'esperienza di "Pc Officina", un gruppo che - racconta Sergio - "riparava computer lasciati in disuso da aziende e privati e poi li regalava a chi ne aveva bisogno". Una domanda aumentata durante la pandemia quando molti studenti, costretti alla didattica a distanza, non potevano permettersi un PC. "Gli oggetti hanno una storia, è un peccato che vengano buttati", conclude Sergio mentre si prepara a organizzare il primo "Restart Party" milanese del 2022. Dove ci si incontra per fare comunità riparando ed evitando gli sprechi.