Milano Fashion Week: Diesel da Guinness. Ferretti viaggiatrice.
Alessandro Dell'Acqua. "Le amanti sono portatrici di molti stati d'animo"
Milano Fashion Week: Diesel da Guinness. Ferretti viaggiatrice.
Leggerezza e fluidità per la prossima estate di Alberta Ferretti. Una raccolta di elementi preziosi accumulati in giro per il mondo, tesori e ricordi assemblati con eclettismo e nonchalance. Il guardaroba è un inno alla leggerezza e alla fluidità, dove lungo e corto, maschile e femminile si mescolano: le camicie si allungano, i trench diventano leggerissimi, i gilet e le giacche hanno orli a fazzoletto, mentre la pelle nuda occhieggia sotto pannelli liquidi, sotto le tuniche di rafia o di canutiglie, sotto abiti incrostati di tralci macramè. Il tutto accompagnato a echi di un certo abbigliamento da viaggio, field jacket, blazer, tute, ma filtrato attraverso materie impalpabili e colori che sono accenti di nomadismo, dal verde prato al viola ametista.
N21
Abiti lingerie e reggiseni, tailleur con pizzo e paillettes da N21. I tanti stati d'animo di un'amante fanno da sfondo alla collezione per la prossima estate disegnata dal direttore creativo Alessandro Dell'Acqua. "Le amanti - dice lui - sono portatrici di molti stati d'animo: l'amore, la gioia, la passione, il benessere, l'erotismo, il sesso, la delusione, la rabbia e possono passare dall'uno all'altro in pochissimo tempo. Più che una reazione istintiva, in questi cambiamenti d'animo improvvisi e veloci c'è la capacità di prendere atto delle situazioni che si trasformano in modi imprevedibili. E poi c'è un'ambivalenza che definirei naturale, perché ovviamente le amanti sono amatissime dall'amato e odiatissime dalle rivali". In questo gioco tra moralismo e passionalità, liberazione e costrizione, la collezione si dipana come un racconto cinematografico alla maniera di Monica Vitti, Anna Magnani, Stefania Sandrelli. Così le gonne hanno sempre un qualcosa di scomposto e non si allacciano interamente sul dietro, le camicie sono in seta e nylon trasparente con gli inserti in pizzo, i mini tailleur sono in maglia doppiata con paillettes rosse o pizzo di tulle, le giacche hanno piume di gallo applicate, le culotte e i reggiseni in raso dai colori forti sono protagonisti sotto gli abiti-lingerie trasparenti o con le gonne a tubo in pelle chiara. Gli abiti da sera più preziosi sono invece ottenuti da abiti da sposa vintage smontati e rimontati, portati con le mules ingegneristiche, alte 12 cm ma senza tacco.
FENDI
E' un omaggio a Karl Lagerfeld la collezione disegnata da Kim Jones per Fendi. Il lavoro fatto da Lagerfeld per la maison tra il 1996 e il 2002 è il punto di partenza della proposta per la prossima estate. "Si tratta di continuità - spiega Jones - Mi interessa guardare alle cose che ha fatto Karl e vedere come possiamo svilupparle, sia visivamente che tecnicamente". Così una stampa floreale tratta dagli archivi e un logo presentato per la prima volta nel 2000 sono riletti all'oggi, in toni pop e sovrapposizioni. Un'idea di dualismo che nasce dall'interesse di Jones nell'esplorare, nel suo lavoro per la maison, "la nozione di utilità funzionale insieme alla femminilità, perché le donne Fendi - sottolinea - sono donne forti con vite colme e impegnate". "Da Fendi penso costantemente alla praticità e al lusso - spiega ancora lo stilista, fresco di celebrazione dei 25 anni della Baguette a New York - L'aggiunta di accessori pesanti a qualcosa di molto morbido conferisce una reale funzionalità e lo rende interessante". Così l'abito in raso è ibridato con un tessuto a rete e sostenuto da sneakers rialzate o platforms in gomma, mentre i funzionali abiti con tablier, à la maniere de Karl, di organza tecnica o jersey di nylon, sono impreziositi da ricami laccati. Ricordano molto quelle dei Duemila di Lagerfeld anche le giacche e i cappotti con la cintura obi, il mezzo grembiule sovrapposto al pantalone in raso, il cargo fluido, i top in pelle. Nei gioielli, allo stesso modo, "lavoriamo con il rigido e il morbido", osserva Delfina Delettrez Fendi. "Il logo quasi scompare nell'architettura funzionale che sospende ogni pietra".
DIESEL
È una sfilata da Guinness quella di Diesel, che porta al centro della passerella la scultura gonfiabile più grande del mondo e sugli spalti dell'Allianz Cloud Arena di Milano quasi 5.000 persone tra dipendenti, studenti, addetti ai lavori e persone che si erano prenotate online. Al centro della collezione, la sperimentazione sul denim portata avanti da Glenn Martens. "Volevo aprire Diesel al pubblico, alle persone che - dice il direttore creativo del brand del gruppo Otb - potrebbero non essere mai state a una sfilata prima d'ora. Si meritano uno spettacolo, cosi abbiamo battuto il record per la più grande scultura gonfiabile al mondo". E forse anche quello per i trattamenti più radicali sul denim, che diventa un abito devoré tessendo la tela su una base trasparente, si fa maglia, viene ricamato grossolanamente con uno strato di tulle e poi stracciato. Altri denim invece sono stati uniti ad uno strato di cotone e in seguito sottoposti a un lavaggio acido, rivelando ancora una volta il tessuto. Sono state anche fatte scansioni di denim consumato per creare stampe trompe-l'oeil, mentre molti capi sono rifiniti con denim grezzo, i pantaloni da lavoro con maxitasche sono solarizzati e altri plastificati. Se alcuni pezzi artigianali in denim sono tagliati e consumati come se il denim venisse trasformato in pelliccia, un cappotto in particolare è composto interamente da oltre 15.000 etichette Diesel invecchiate e spazzolate.