Milano, filmava la giovane affittuaria: assolto per mancanza di prove

Un 43enne sospettato di aver piazzato telecamere nascoste nel bagno della casa che affittava a una 23enne. Ma non ci sono sufficienti prove per condannarlo

(foto Imaeconomica)
Milano
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Milano, filmava la giovane in affitto: assolto per mancanza di prove

Milano: assolto il 43enne cittadino cinese che era stato accusato di aver spiato una sua connazionale 23enne, studentessa alla Cattolica, piazzando telecamere nella stanza che le aveva subaffittato in zona Villapizzone.

Milano: la denuncia della giovane dopo aver visto le immagini

Come riporta Milanotoday, ci sono forti sospetti sulla condotta illecita dell'uomo, ma nessuna prova dirimente in grado di giustificare l'accusa di "interferenze illecite nella vita privata". I fatti risalgono al 2019: a novembre la giovane aveva presentato querela in questura dopo aver scoperto che nello studio dell'uomo c'era un monitor acceso che stava trasmettendo immagini della sua stanza. E così, facendo ulteriori immagini, aveva scoperto in bagno una telecamera nascosta da un faretto. Telecamera che l'uomo, quando la giovane era entrata in casa due anni prima, aveva assicurato essere disattivata perchè appartenente ad un precedente sistema di sicurezza non più operativo. Era stato quindi sequestrato diverso hardware appartenente al 43enne, che aveva anche offerto mille euro di risarcimento per poi chiedere il rito abbreviato. Ma nel corso del dibattimento si è giunti a ritenere che non ci siano sufficienti prove nonostante la richiesta di condanna della procura.

Il processo: le immagini sul pc non ci sono

Decisiva la relazione del consulente nominato dal tribunale, ingegnere delle telecomunicazioni e professore in un'università romana: "A conclusione della fase di analisi dei dispositivi sequestrati è possibile affermare che non sono presenti immagini o videoriprese registrate nell'abitazione dell'imputato riguardanti", è la sua perizia. Questo nonostante, sono sempre parole messe nero su bianco dall'esperto, "si vuole comunque sottolineare che sono stati individuati numerosi elementi registrati da telecamere presumibilmente nascoste, posizionate anche in luoghi sensibili, come ad esempio in bagno (...) Le persone riprese pare non siano a conoscenza di tali dispositivi".

Di fatto, sono emerse numerose immagini di diverse persone in stanze di più di una abitazione, nonchè ben 48 applicazioni sul cellulare dell'uomo per il monitoraggio e la videosorveglianza attraverso webcam. Peccato che, di tutte le immagini recuperate, non ce ne fosse una avente come soggetto la studentessa che ha sporto denuncia. Come è possibile? Fornisce una ipotesi lo stesso perito: "E' possibile presupporre" che l'imputato "prima di consegnare il notebook alla parte offesa, abbia rimosso tutti i supporti di memoria contenenti dati al fine evitare l'individuazione dei dati salvati all'interno del Pc".