Milano, il giallo della morte di Austoni jr. Ecco perchè (ad oggi) non si può escludere alcuna pista

Intervista alla criminologa Silvia Morrone: "L'assenza di prove non è prova di assenza. Bisogna evitare interpretazioni affrettate"

di Valentina Menassi
Milano

Milano, il giallo della morte di Austoni jr. Ecco perchè (ad oggi) non si può escludere alcuna pista

E' ancora mistero fitto attorno alla tragica morte  Giovanbattista Alessandro Benedetto Edoardo Austoni, che i conoscenti chiamavano Giovanni, 52 anni, figlio dell’ex primario di urologia dell’ospedale San Giuseppe di Milano. Rientrato nella sua abitazione in via Giovanni Ameglio, nel quartiere milanese di Quarto Oggiaro, ha fatto appena in tempo a rivolgersi alla compagna perchè chiamasse aiuto. Per poi accasciarsi sul divano, dove è spirato pochi minuti dopo. Sul corpo aveva due ferite. Una lieve sopra il sopracciglio. L'altra, profonda due centimetri e vicina a una vena varicosa. All’esterno dell’abitazione, una chiazza di sangue e dei frammenti di una bottiglia di vetro con tracce ematiche. Tutti gli scenari sono ad oggi ancora possibili, in attesa dell'esito dell'autopsia. Da una aggressione a un tragico incidente.

Ne abbiamo parlato con Silvia Morrone, giornalista e criminologa."Citando Sagan, l'assenza di prove non è prova di assenza. Bisogna evitare interpretazioni affrettate dalla mancanza di segni di violenza evidente". L'intervista

Alla luce di dettagli come le ferite, la scena e l'assenza di segni evidenti di colluttazione, quali elementi potrebbero indirizzare l’indagine verso l'omicidio piuttosto che un incidente?

«L’assenza di prove non è prova di assenza», una riflessione dell’astronomo Carl Sagan che - in ambito investigativo - sottolinea quanto sia essenziale evitare interpretazioni affrettate. In questa vicenda, la mancanza di segni di violenza evidente, di colluttazione e il ritrovamento di oggetti personali come il portafoglio e il cellulare potrebbero suggerire l’assenza di una rapina. Tuttavia, ciò non esclude che l’uomo possa essere stato colpito in modo mirato e calcolato, magari alle spalle.

Quanto è plausibile che una lesione alla tibia provochi rapidamente un dissanguamento fatale senza manifestare segnali immediati di pericolo?

È importante non cadere nella cosiddetta “visione a tunnel”, che porta a concentrarsi su una sola ipotesi tralasciando altre possibilità che potrebbero emergere, anche grazie al racconto di testimoni oculari o auditivi. L’analisi delle immagini di videosorveglianza potrebbe rivelarsi determinante per ricostruire la dinamica dell’accaduto.

Colpisce il fatto che il padre di Edoardo Austoni nel 2006 fu vittima di un attentato nel quale rimase gravemente ferito e che fece emergere episodi di concussione.

Non si esclude la possibilità di una vendetta trasversale mirata a colpire la famiglia, un omicidio con un movente nascosto o, infine, un incidente. Un elemento fondamentale sarà rappresentato dagli esiti dell’autopsia, che potranno fare maggiore chiarezza.

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