Milano, "stop the war": la protesta degli ultras dell'Olimpia durante la gara contro il Maccabi

Eurolega di basket, la protesta silenziosa al Forum di Assago della curva dell'Olimpia Milano: spalti lasciati vuoti per il primo quarto e “10 minuti di silenzio per rispetto delle vittime del genocidio” a Gaza

di redazione

Lo striscione degli ultra dell'Olimpia Milano (da facebook)

Milano

Milano, "stop the war": la protesta degli ultras dell'Olimpia durante la gara contro il Maccabi

La sfida di Eurolega tra Olimpia Milano e Maccabi Tel Aviv, disputata giovedì sera al Forum di Assago, è stata segnata da una protesta silenziosa organizzata dalla curva dei tifosi milanesi. Per il primo quarto, i Milano Brothers – il gruppo di sostenitori della curva dell’Olimpia – hanno disertato il proprio settore, lasciandolo vuoto, invitando tutti i presenti a “10 minuti di silenzio per rispetto delle vittime del genocidio”.

La decisione di protestare nasce, secondo quanto appreso, dal divieto delle autorità sportive di esporre uno striscione contro la guerra all’interno del palazzetto. “Data l’indifferenza mostrata dalle istituzioni sportive e le restrizioni imposte alla libertà d’espressione – si legge sui canali social dei tifosi –, invitiamo tutti a rispettare un periodo di silenzio per ricordare le vittime della guerra in atto nel territorio palestinese”. Al secondo quarto, i Milano Brothers sono entrati nel settore, intonando cori e mostrando i loro consueti striscioni.

Cartelli e striscioni fuori dal Forum

La protesta non si è limitata agli spalti. All’esterno del Forum, è comparso un cartello con la scritta “Red card to Israel” accanto a uno striscione che recitava “Stop the war”. Gli organizzatori hanno distribuito cartellini rossi con l’invito a sollevarli verso il campo da gioco per denunciare “gli attacchi genocidi di Israele a Gaza”.

In un messaggio diffuso dagli organizzatori della protesta, vengono denunciati episodi di violenza e discriminazione legati al contesto sportivo nei territori palestinesi. Si sottolinea, tra l’altro, la distruzione dello stadio di Al Yarmouk, trasformato prima in un centro di detenzione dall’esercito israeliano e poi demolito, così come il divieto imposto agli atleti palestinesi di spostarsi per gare e allenamenti.

Le accuse si estendono anche al sistema sportivo israeliano, accusato di razzismo istituzionalizzato verso i palestinesi e di politiche discriminatorie nei confronti degli atleti arabo-israeliani. I club sportivi israeliani situati negli insediamenti illegali, si legge nel messaggio, “sono autorizzati a competere nei campionati ufficiali, rendendo complici gli organi internazionali come FIFA e FIBA”.

I quaranta tifosi del Maccabi espongono la bandiera di Israele

All’interno del palazzetto, un gruppo di circa quaranta tifosi del Maccabi, posizionati nel settore ospiti, ha esposto bandiere di Israele sulle balaustre, mantenendo un atteggiamento pacifico. Tuttavia, il clima teso riflette il delicato momento politico e le tensioni che si sono riversate anche nell’arena sportiva.

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