Mondrian e l'astrattismo, una rivoluzione nata... nei locali da ballo
La mostra “Piet Mondrian. Dalla figurazione all'astrazione” al Mudec di Milano evidenzia il percorso che portò alla nascita di un linguaggio artistico iconico
Mondrian e l'astrattismo, una rivoluzione nata... nei locali da ballo
E' una tentazione comune, quando si pensa al percorso di artisti di successo o più in generale di persone che hanno raggiunto grandi risultati nel proprio campo, di interpretare retrospettivamente ogni passaggio precedente alla loro piena affermazione come uno snodo che rende gradualmente sempre più manifesto un destino di cui già porta i segni, in una inarrestabile e gioiosa successione di epifanie. Non è (quasi mai) così. Si tratta di una distorsione prospettica che consolida facili narrazioni. E che distoglie da quella che è la più prosaica verità: il successo è solo uno dei possibili esiti – e forse nemmeno il più probablile – delle parabole di un Picasso o di un Warhol (ma anche, volendo allargare lo sguardo, di Cristiano Ronaldo, Lady Gaga, Jeff Bezos). Che devono la propria affermazione, oltre ai propri innegabili ed evidenti talenti, anche a circostanze ed incontri fortuiti o quantomeno non del tutto dipendenti dalla loro volontà o dalle loro azioni.
Mondrian, un linguaggio pittorico divenuto iconico
Considerazioni che emergono visitando la mostra “Piet Mondrian. Dalla figurazione all'astrazione”, al Mudec di Milano sino al 27 marzo 2022. L'esposizione allestita grazie alla collaborazione tra il Museo, il Comune, 24 Ore Cultura, il Kunstmuseum Den Haag evidenzia proprio quello che è stato il percorso che ha condotto il maestro olandese a maturare lo stile delle opere per cui è diventato famoso in tutto il mondo. Piet Mondrian appartiene a quel ristrettissimo novero di artisti il cui linguaggio è divenuto autenticamente iconico, trascendendo i confini del mondo dell'arte e divenendo familiare a pubblici molto più ampi ed eterogenei, influenzando ad esempio grandemente con il suo astrattismo geometrico il design e la moda.
Da paesaggista a Maestro dell'astrattismo
Dagli esordi da paesaggista con la Scuola dell'Aia alle sperimentazioni via via sempre più radicali attraverso espressionismo, simbolismo, pointillisme e cubismo, fino alla folgorante affermazione come uno dei padri dell'astrattismo – con Vasilij Kandinskij e Kazimir Malevic - grazie alle sue composizioni neoplastiche e alla fondazione di De Stijl: la mostra milanese mette efficacemente e correttamente in fila le tappe cruciali del percorso dell'olandese, illuminandone i crocevia fondamentali ed evidenziando nessi e dettagli significativi. Ed ecco quindi l'osservatore che potrebbe trovarsi nella posizione cui abbiamo accennato: ovvero interpretare ognuno di tali segni a posteriori, come la prova di un destino manifesto. Segni che sanno mantenere intatta tutta la loro suggestione se accolti invece come testimonianze di quanto il contesto, l'ambiente, circostanze esterne, possano rivelarsi decisivi nel determinare il percorso di un artista. E di come il talento di questi risieda anche nella predisposizione a rielaborare tali stimoli generando nuove forme e nuovi percorsi che una volta offerti a loro volta all'ambiente esterno, potrebbero – ma questo lo si potrà valutare solo a posteriori – condurre ad esiti favorevoli per l'autore stesso.
Mondrian, artista che ha attraversato le avanguardie
Guardiamo dunque a Mondrian, che avrebbe sicuramente potuto restare un ottimo paesaggista locale. Ma la sua giovanile esperienza maturata all'Aia diventa significativa alla luce della sua successiva biografia artistica soprattutto per l'interiorizzazione dei rigorosi pattern geometrici del paesaggio agricolo olandese. Indizi delle griglie che avrebbero dominato le opere della sua maturità sono riscontrabili anche nell'intelaiatura dei bracci dei mulini da lui frequentemente ritratti. Ma nel 1905 nessuno di questi dettagli avrebbe potuto lasciar presagire gli sviluppi futuri. Cui l'artista arriva dopo una stagione piuttosto lunga di sperimentazioni che attraversano pressochè tutti i principali linguaggi avanguardisti del tempo.
A seconda della narrazione alla quale si sceglie di aderire, si potrebbe parlare di un artista eclettico e versatile, oppure di un pittore ancora fortemente incerto sul percorso da seguire, oppure peggio ancora, facilmente condizionabile dalle mode del momento. Quello che è certo è il talento pittorico di Mondrian, che lo porta a padroneggiare in rapida successione stilemi simbolisti ed espressionisti, pointillisti e poi cubisti. Ognuno di questi linguaggi lo conduce un passo sempre più lontano dalla figurazione tradizionale. Non ha ancora inventato nulla, ma il suo interesse è evidentemente sempre più rivolto a questioni formali e sempre meno alla resa di uno specifico soggetto. Decisivo, come noto, il suo desiderio di conciliare la pittura con la teosofia e le ricerche spirituali che lo vedono sempre più coinvolto. Altrettanto significativo l'incontro con Bart van der Leck e Theo van Doesburg, sodali della rivista De Stijl, negli anni del primo conflitto mondiale.
La ricerca delle "forme basilari di bellezza"
Misticismo e militanza critica sono i due inneschi per la formulazione di una propria teoria, immediatamente declinata in una pratica artistica il cui obiettivo ultimo è la rappresentazione di una particolare forma di verità: “Credo sia possibile che, attraverso linee orizzontali e verticali costruite con coscienza, ma non con calcolo, guidate da un'alta intuizione, e portate all'armonia e al ritmo, queste forme basilari di bellezza, aiutate se necessario da altre linee o curve, possano divenire un'opera d'arte, così forte quanto vera”.
L'esposizione del Mudec ci mostra lo stadio successivo alla originaria svolta astrattista, il Tableau 1 realizzato nel 1921 in cui per la prima volta Mondrian si libera della griglia regolare delle sue prime composizioni non figurative, rigidamente a scacchiera, rinunciando a ripetizione e simmetria a favore di uno sviluppo più sciolto lungo gli assi verticale ed orizzontale, e dando più spazio ad ampi quadrati bianchi (qui ancora di un tenue azzurro). E' la vera nascita di quello che il resto del mondo avrebbe da allora in poi conosciuto come Mondrian.
Una folgorazione propiziata da circostanze che poco hanno a che fare con il mondo dell'arte: la passione per la nightlife parigina porta infatti il pittore olandese a frequentare nel dopoguerra le sempre più popolari sale da ballo che importano dagli Stati Uniti una nuova ed eccitante musica definita jazz. Musica caratterizzata da una struttura fortemente organizzata nella quale tuttavia irrompono con esuberanza improvvisazione e rottura deliberata di schemi e ritmi, in una infinita variazione della trama. Estremamente fortunata si sarebbe rivelata per Mondrian la brillantissima intuizione di cogliere l'analogia con quanto stava cercando a sua volta di rappresentare su tela e di trovare il modo di tradurre tali dinamiche in pittura. Non fosse stato per la sua assidua frequentazione dei locali da ballo, forse lo sviluppo dello stile dell'artista olandese si sarebbe arrestato ad un solo passo dalla rivoluzione da lui attuata, rendendo vani tutti i precedenti passaggi. E tutto sarebbe stato diverso, per lui e per il futuro dell'arte contemporanea.