Mps, i giudici in Appello: "Profumo e Viola non falsarono i bilanci"

Le motivazioni della Corte di Appello di Milano che ha assolto Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, precedentemente condannati

Redazione
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Alessandro Profumo e Fabrizio Viola
Milano

Mps, i giudici in Appello: "Profumo e Viola non falsarono i bilanci"

"L'inesistenza, oltre ogni ragionevole dubbio, della contestata falsita' nella rappresentazione contabile delle operazioni Santorini e Alexandria determina l'assoluzione". Lo afferma la Corte di appello di Milano nelle motivazioni con cui hanno ribaltato la condanna per gli ex vertici del Monte dei Paschi di Siena Alessandro Profumo, difeso dagli avvocati Adriano Raffaelli e Franco Coppi, e Fabrizio Viola, difeso dai legali Francesco Mucciarelli e Roberto Borgogno, entrambi condannati dal Tribunale il 15 ottobre 2020 a sei anni di reclusione per aggiotaggio e le false comunicazioni relative solo alle relazione semestrale consolidata al 30 giugno 2015 riguardo la presunta rappresentazione non corretta nei conti della banca dei derivati Alexandria e Santorini nei bilanci 2012, 2013 e 2014 e nella prima semestrale 2015.

L'impossibilità di attrivuire le due operazioni incriminate

In particolare, secondo i giudici della seconda sezione penale Correra-Bernazzani-Siclari come "premessa fondamentale" va rimarcata, "l'impossibilita' di attribuire oltre ogni ragionevole dubbio due operazioni incriminate natura sostanziale di derivati, con conseguente insuscettibilita' di qualificare come falsa la rappresentazione a saldi aperti (argomento che gia' di per se' assorbe ogni altra questione controversa e controvertibile sul piano dell'accertamento penalistico)".

Nel processo di primo grado i pm titolari del fascicolo (inizialmente aperto a Siena e poi trasmesso a Milano) Giordano Baggio, Stefano Civardi e Mauro Clerici avevano chiesto l'assoluzione "perche' il fatto non sussiste" per il reato di aggiotaggio contestato a Profumo e Viola e per quello di false comunicazioni sociali contestato a tutti gli imputati per il bilancio 2012 e per la prima semestrale del 2015 e l'assoluzione "perche' il fatto non e' previsto dalla legge come reato" per la contestazione di false comunicazioni sociali in merito ai bilanci 2013 e 2014. In appello invece il sostituto pg Massimo Gaballo chiedeva una conferma delle condanne con una diminuzione della pena.