'Ndrangheta nei locali della movida: "Facciamo la terra dei fuochi a Milano"

Arrestate 14 persone. Il mercato comunale di Isola e altri locali della zona gestiti da prestanome e persone vicine alla cosca Piromalli

Guardia di Finanza Gdf
Milano

'Ndrangheta in locali movida a Milano, sequestri e arresti

Blitz della Dda e Guardia di finanza di Milano al clan Piromalli di Gioia Tauro. Su ordine della gip Sonia Mancini i finanzieri hanno arrestato 14 persone accusate, a vario titolo, associazione per delinquere finalizzata all'intestazione fittizia di attivita' commerciali, estorsione, truffa ai danni di agenzie di lavoro interinale e traffico di rifiuti, tutte attivita' aggravate dal metodo mafioso. Dalle indagini, coordinate dalla procuratrice aggiunta Alessandra Dolci e dalla sostituta Silvia Bonardi, e' emerso come uno degli indagati fosse impegnato in un'infiltrazione nel settore dei locali di intrattenimento, presenti nelle piu' rinomate aree della movida milanese, attraverso un proprio "referente", che si occupava dell'acquisizione e della gestione di numerosi locali, attribuendone fittiziamente la titolarita' a prestanome privi di adeguata esperienza imprenditoriale.

'Ndrangheta in locali movida a Milano, sequestri e arresti

Nel corso dell'operazione sono state sequestrate con un decreto preventivo emesso d'urgenza dal pm quattro esercizi commerciali di somministrazione di cibi e bevande, in quanto di valore sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati dall'amministratore di fatto e dai compiacenti prestanome, in parte operanti all'interno del "Mercato Comunale Isola", struttura di proprieta' del Comune di Milano. A capo del gruppo ci sarebbe il 72enne Salvatore Giacobbe, un appartenente al clan con la dote "Vangelo", che promuoveva, pianificava ed organizzava gli associati nelle diverse azioni criminali nel territorio milanese nel business dello smaltimento rifiuti, utilizzando come discariche aree protette e capannoni industriali abbandonati. Alle operazioni hanno collaborato anche la polizia locale di Milano e i carabinieri del nucleo forestale.

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I locali della movida milanese e i legami con la cosca Piromalli

Non solo il mercato comunale ma anche altri locali della movida milanese erano finiti sotto il controllo dei clan, attraverso  prestanome privi di qualunque esperienza. L'associazione 'ndranghetista, è stato spiegato dalla Procura milanese, "riconosceva nella potente cosca Piromalli di Gioia Tauro (RC) un suo solido punto di riferimento".

Gli arresti sono stati eseguiti nelle province di Milano, Monza-Brianza, Varese, Pavia, Modena e Mantova. La truffa mafiosa si estendeva al reclutamento fittizio di mano d'opera, attraverso "la stipula di contratti di somministrazione fittizi in assenza di effettive esigenze di impiego di forza-lavoro, per truffare numerose agenzie di lavoro interinale con la complicità dei lavoratori somministrati che, sistematicamente, retrocedevano gli stipendi ai sodali del suddetto gruppo criminale".

"Faremo diventare qua la terra dei fuochi"

In una intercettazione del maggio 2019 Giovanni Caridi, tra le persone finite in carcere, diceva a un suo interlocutore:  "Tu stai tranquilla, il tempo che veniamo noi qua, faremo diventare qua la terra dei fuochi".  Lo riporta Ansa.

Il gip: "Asfissiante presenza della 'ndrangheta"

il provvedimento firmato dal gip Sonia Mancini parla di una "costante ed asfissiante presenza" della 'ndrangheta "in vari settori economici, che il gruppo Giacobbe ha permeato giovandosi di imprese a ciò strumentali, portando avanti, peraltro, un piano chiaramente espansionistico perché volto a prendere il controllo di una serie di attività economiche particolarmente redditizie operanti nel tessuto della ristorazione milanese e del traffico illecito di rifiuti".

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Giacobbe  promuoveva, dirigeva ed organizzava un sottogruppo mafioso" in relazione "alle diverse azioni e settori di intervento del gruppo, assumendo compiti di decisione, pianificazione ed individuazione delle strategie della consorteria, impartendo direttive agli associati" per garantire "l'operatività del sodalizio" e "curando direttamente i rapporti con Piromalli Girolamo (non arrestato per associazione mafiosa in questa inchiesta, ndr) classe 1980 detto 'Mommino' o con i suoi emissari".

"Non siamo dinanzi ad una compagine di calabresi traferiti al nord che, nel delinquere, - scrive  il giudice - vogliono semplicemente emulare o scimmiottare atteggiamenti e metodi dei boss della propria terra di origine, ma siamo innanzi a soggetti che hanno culturalmente interiorizzato e condiviso tutto quel nucleo di regole e rituali della ndrangheta più profonda e tradizionale". A quanto risulta Giacobbe conosceva sostanzialmente a memoria tutte le formule ed i riti da seguire per chi fosse affiliato all'"onorata società"

Le quattro società ed i locali finiti sotto i riflettori della Procura di Milano

Le quattro società coinvolte dalle indagini, riporta Adnkronos, sono  La Piscarius srl, La Masseria srl, Piscarius srl e Masseria srl - la pizzeria Granum, l'alimentari Masseria, la pescheria Piscarius e il 'Beats bar' in via Pietro Borsieri - riconducibili ad Agostino Cappellaccio (arrestato) ritenuto il "referente a Milano" di Girolamo Piromalli. Nei confronti delle quattro società - la tendenza a conferire nomi estremamente simili ha "l'evidente fine di confondere e rendere più difficoltosa l'attività degli organi accertatori" - è scattato il sequestro "per sproporzione", mentre le ragioni d'urgenza sono legate al fatto che è "verosimile ritenere che, nell'immediatezza, possano essere attuate strategie dissipative delle società e dei relativi compendi aziendali".

Nel dispositivo si sottolinea, inoltre, che "non solo le quattro società sono strettamente collegate fra di loro ma sono anche in rapporti quanto mai opachi con altre società, quali la Cima srl, la Escam srl e, soprattutto, la Golden staff srl sulla carta ancora in mano a Orazio Barbaro, non attinto da misura che, quindi, ben potrebbe incidere sulla vita societaria ed aziendale, oltre che di quelle oggetto del presente decreto anche delle altre tre".

Come si evince dalle intercettazioni la pescheria, dal primo ottobre fino al 5 aprile scorsi, quindi "in sei mesi" ha fatturato, "246 mila euro!!!!", dice Cappellaccio il quale, secondo il pm, ha "un profilo reddituale (...) del tutti incoerente con i massicci investimenti" per la progressiva costituzione delle società sequestrate, il cui numero potrebbe aumentare, in quanto sono in corso accertamenti su altre srl.

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