"Non facciamo cerimonie!" Passaro e la nobile arte del protocollo di Stato
Enrico Passaro, cerimoniere di Stato con sette premier, racconta la sua esperienza in un libro ricco di aneddoti. La presentazione a Milano con Sala e Saccone
"Non facciamo cerimonie!" Passaro e la nobile arte del protocollo di Stato
L'identità e lo spirito profondo di un Paese rivelati dai suoi cerimoniali di Stato. E quale sia lo spirito prevalente nel nostro Paese lo suggeriscono l'arguzia e la leggerezza del racconto che di tali riti ha fatto Enrico Passaro, responsabile dell'Ufficio del Cerimoniale di Stato e per le Onorificenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri che ha visto sfilare a Palazzo Chigi ben sette premier, da Silvio Berlusconi a Mario Draghi, passando per Mario Monti, Enrico Letta, Matteo Renzi, Paolo Gentiloni, Giuseppe Conte.
Passaro ha ora scritto un libro sulla sua esperienza, “Non facciamo cerimonie! A spasso nelle vicende del protocollo di Stato”, che è stato presentato nel tardo pomeriggio di lunedì 22 novembre nella cornice del Palazzo delle Stelline di Milano. Di assoluto rilievo il parterre degli ospiti: con Passaro c'erano il sindaco di Milano Giuseppe Sala, il prefetto milanese Renato Saccone, Stefano Buffagni, parlamentare alla Camera dei Deputati, Stefano Rolando, Docente IULM e direttore scientifico dell’Osservatorio sulla comunicazione pubblica, oltre alla padrona di casa Piercarla Delpiano. A moderare l'incontro e ad incalzare gli ospiti, il direttore di Affaritaliani.it Angelo Perrino.
La "cartolina" dei potenti del G30 che lanciano la monetina nella Fontana di Trevi
Ognuno dei relatori ha portato la propria particolare esperienza arricchendola di succosi aneddoti, testimoniando come protocolli e cerimoniali, lungi dall'essere stanchi e vuoti rituali ormai superati dal tempo, restano materia viva che consolida l'identità delle massime istituzioni. Perchè al cuore di essi c'è l'umanità che i singoli interpreti sanno infondere a tali rituali. Si deve così ad esempio ad una brillante intuizione di Passaro la straordinaria "cartolina" dei potenti del G30 che lanciano una monetina dentro la Fontana di Trevi di Roma a fine ottobre. Tutti entusiasti e divertiti come "normali" turisti. A ben vedere, le monetine lanciate furono solo 29: Mario Draghi non aveva necessità di augurarsi di fare presto ritorno a Roma...
Guarda il video
Anche saper trasgredire al protocollo è un'arte
Chi è stato il meno rispettoso dei procotolli? Interpellato da Perrino, Passaro ha avuto buon gioco a rispondere Berlusconi. Ma è del resto proprio la sensibilità nel trasgredire talvolta ai protocolli a dare vita a momenti memorabili. Lo ha spiegato Rolando, ricordando i tanti anni che a sua volta ha trascorso al seguito di Sandro Pertini, maestro negli strappi al cerimoniale sia che si trovasse di fronte al Re di Spagna che al presidente Mitterand in Francia. E quanto valga questa regola lo si capisce anche all'inverso: tanto si è parlato dell'imbarazzante momento del 'sofagate' di Ankara, quando il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel si sono accomodati sulle rispettive poltrone, "relegando" su un divano Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea. Ebbene, per Rolando la disposizione dei tre potenti era corretta rispetto alle loro funzioni, ma si trattò di una evidente occasione mancata per rompere il cerimoniale: "Al contrario, con Pertini la trasgressione era sempre per un bene più grande".
Barack Obama e la suoneria di Morricone, Spadolini a cena dal benzinaio
Barack Obama che si complimenta con Passaro per la suoneria del cellulare che parte improvvisa rivelando la loro comune passione per Morricone e gli spaghetti western di Sergio Leone, Giovanni Spadolini che per non perdersi il Tg delle 20 mentre si trova lontano dal Palazzo si ritrova a cenare a casa di un benzinaio dotato di televisore: innumerevoli e brillanti sono gli aneddoti che si susseguono nel racconto del cerimoniere.
Saccone: "La grande scuola italiana: incarnare le istituzioni con il sorriso"
Ha commentato Saccone: "Enrico fa parte di una grande scuola, di persone che incarnano le istituzioni con il sorriso. Hanno rigore ed elasticità, un'intelligenza delle cose e delle persone che li porta a prevedere persino le possibili rotture del cerimoniale. La tutela dei simboli non è banale. Un simbolo unisce. E la nostra grande scuola porta con sé la leggerezza di dare spazio alle relazioni umane".
Sala "mediatore" tra Netanyahu e la moglie all'inaugurazione di Expo
E Sala? Il sindaco di Milano, che provenendo dal mondo dell'impresa ha confessato di aver avuto almeno all'inizio un certo timore del protocollo, ne ha fatto invece un convinto elogio: "Le istituzioni devono avere questa forma. E chi rappresenta le istituzioni, come un presidente della Repubblica, deve sentire di incarnare tale istituzione. Se poi si riesce a far emergere anche la propria umanità, meglio". Come quella volta che, alla cerimonia per l'inaugurazione di Expo 2015, nel ruolo di commissario, si trovò a cena fianco a fianco con l'allora presidente israeliano Benjamin Netanyahu. Finita la cena, Netanyahu avrebbe voluto ritirarsi per riposare. Ma la moglie era di tutt'altro avviso e non voleva perdersi lo spettacolo dell'Albero della Vita. Toccò proprio a Sala "mediare" tra i coniugi, complice... un generoso bicchiere di whisky fatto pervenire al presidente israeliano.