Nuove terapie per trattare i tumori cerebrali: la ricerca del San Raffaele

Pubblicati gli esiti della ricerca condotta da Irccs San Raffaele e istituto di neuroscienze nella lotta al glioblastoma multiforme

Milano
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Nuove terapie per trattare i tumori cerebrali: la ricerca del San Raffaele

Nuove potenziali terapie per il trattamento dei tumori cerebrali: è promettente lo studio di un un gruppo di ricercatori dell'IRCCS Ospedale San Raffaele e dell'Istituto di Neuroscienze del Consiglio nazionale delle ricerche di Milano (Cnr-In), coordinati da Vania Broccoli e Alessandro Sessa, i cui risultati sono stati pubblicati mercoledì 3 agosto sulla rivista scientifica Science Advances.

Come riferisce Ansa, studiando in coltura alcune cellule tumorali e cellule staminali del cancro, i ricercatori hanno sviluppato dei nuovi fattori antitumorali in grado di inattivare e silenziare particolari fattori pro-tumorali. Tale azione - spiegano dal San Raffaele - si verifica in modo specifico ed esclusivo nelle cellule tumorali cerebrali, impedendo cosi' la crescita del tumore e l'insorgenza di recidive. Il trattamento si e' dimostrato tanto efficace nelle cellule tumorali, quanto sicuro in quelle sane. La ricerca, svolta in vitro e in vivo in modelli sperimentali di glioblastoma, e' stata sostenuta dalla Fondazione AIRC per la ricerca sul cancro e dal Ministero dell'Universita' e della Ricerca .

Come funzionano i fattori antitumorali sviluppati dalla ricerca milanese

Il glioblastoma multiforme e' una forma di tumore cerebrale molto aggressiva e ancora difficile da curare, anche a causa delle numerose recidive. Le staminali del cancro, spesso quiescenti ma in grado di auto-rinnovarsi e riformare il tumore, per crescere e proliferare utilizzano particolari proteine chiamate "fattori di trascrizione". Tra queste, la proteina SOX2 e' prodotta a partire da un oncogene presente nella maggior parte dei tumori cerebrali, dei quali promuove lo sviluppo e l'aggressivita'. In laboratorio i ricercatori hanno bloccato l'attivita' oncogenica di SOX2, creandone una sua copia fedele ma con funzione opposta e quindi capace di inibire tutti i suoi geni bersaglio. Quindi, questo "avatar" genetico e' capace di disattivare tutto la rete genetica a valle dell'oncogene SOX2. I risultati ottenuti dovranno ora essere confermati in ulteriori studi di laboratorio prima di poter essere valutati in sperimentazioni cliniche con i pazienti.

San Raffaele: tecnica utilizzabile anche contro altre forme tumorali

"Speriamo che questo nuovo approccio - afferma Vania Broccoli, responsabile dell'unita' Cellule Staminali e Neurogenesi dell'Ospedale San Raffaele e del Cnr-In - possa presto affiancare le terapie attuali per il GBM. Il trattamento potrebbe essere svolto contestualmente alla rimozione chirurgica, senza che sia necessario sospendere chemio e radioterapie, oggi lo standard per questo tipo di tumori". I risultati di questo studio potrebbero inoltre essere applicati al trattamento di altri tipi di cancro. SOX2 e' infatti presente in diversi tipi di tumore e in alcune metastasi al fegato. Inoltre la tecnica messa a punto - spiegano dal San Raffaele - e' modulabile e versatile e potrebbe essere utilizzata, in linea di principio, per veicolare altri fattori antitumorali, con applicazioni contro tumori del polmone, della mammella, del fegato o dei reni.