Omicidio Lidia Macchi: Stefano Binda risarcito per ingiusta detenzione, somma ridotta perché "ostacolò le indagini con i suoi silenzi"

Ha ottenuto un risarcimento di 212mila euro Stefano Binda, per i 3 anni e mezzo di carcere in seguito all'accusa dell'omicidio di Lidia Macchi: cifra ridotta per "aver ostacolato le indagini con silenzi e ambiguità"

Lidia Macchi
Milano

Omicidio Lidia Macchi: Stefano Binda risarcito per ingiusta detenzione

Stefano Binda, assolto dall'accusa di aver ucciso Lidia Macchi nel 1987, ha ottenuto un risarcimento di 212mila euro per i tre anni e mezzo trascorsi in carcere. La Corte d'Appello di Milano ha ridotto di un terzo il risarcimento inizialmente fissato a oltre 300mila euro, ritenendo che Binda, con i suoi "silenzi" e comportamenti durante il processo, abbia contribuito all'erronea convinzione della sua colpevolezza. La Procura generale aveva sempre sostenuto che le sue dichiarazioni ambigue avessero ostacolato le indagini. L’avvocato difensore ha ribadito l’innocenza del suo assistito, sottolineando come diversi testimoni abbiano confermato che Binda era in vacanza al momento del delitto.

Un caso controverso: risarcimento contestato e omicidio ancora irrisolto

L'omicidio di Lidia Macchi, giovane studentessa trovata morta nel 1987 con 29 coltellate, rimane un mistero irrisolto. Binda, arrestato nel 2016 e inizialmente condannato all'ergastolo, è stato assolto in appello e la sua innocenza confermata dalla Cassazione nel 2021. Tuttavia, la sua richiesta di risarcimento ha incontrato l'opposizione della Procura, che ha sempre sostenuto che i suoi comportamenti abbiano complicato le indagini. Lo stesso Binda ha dichiarato che oltre al risarcimento economico, è in gioco il riconoscimento dell'errore commesso nei suoi confronti dallo Stato.

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