Omicidio Mormile, possibile un'altra verità sul movente

Trascorsi più di trent'anni dall'omicidio Mormile, emerge una nuova possibile via per far luce sul caso. La Gup Pollicino: "Forse quella più coerente"

Tribunale di Milano
Milano

Omicidio Mormile, possibile un'altra verità sul movente

Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, in particolare Nino Cuzzola, "inducono a ritenere che la morte di Umberto Mormile si possa e (forse si debba) oggi contestualizzare - o meglio ricontestualizzare - alla luce di un'altra 'verità'', che non è l'unica possibile, ma certamente è, da quanto si è cercato di fare emergere nelle presenti motivazioni, concretamente prospettabile, in un oscuro, ma verosimilmente ormai disvelato, intreccio di poteri e di precari equilibri tra forze". Lo ha scritto la gup di Milano Marta Pollicino nelle motivazioni della condanna a Vittorio Foschini, 63 anni, e Salvatore Pace, 66 anni, per il concorso nell'omicidio l'educatore penitenziario del carcere di Opera ammazzato l'11 aprile 1990 a Carpiano, nel Milanese. Foschini e Salvatore Pace, entrambi collaboratori di giustizia, si sarebbero messi a disposizione dei mandanti dell'omicidio fornendo armi e mezzi al killer Tonino Schettini che dal sellino di una moto guidata da Nino Cuzzola sparò e centrò per 6 volte Mormile.

Un fatto che risale a più di trent'anni fa

"Certo è che la prospettazione 'alternativa' sulla verità dei fatti, come quella prospettata dal Cuzzola" secondo la quale Mormile fu ucciso perchè a conoscenza dei rapporti tra Domenico Papalia e i servizi segreti "non appare, certamente, irragionevole ed anzi nella sua lineare coerenza, e nel narrato, ripetitivo e costante nel tempo del dichiarante, è forse quella, tra le varie prospettabili e prospettate, che appare maggiormente in linea con la ricostruzione del profilo 'carcerario' della vicenda, e con i dati, quelli sì 'univoci', traibili sulla vita professionale dell'educatore Mormile". Tuttavia, - ha precisato la giudice - "sono ormai decorsi più di trenta anni dall'omicidio, risulta obiettivamente difficile e, come più volte evidenziato, anche ultroneo, rispetto ai concreti fini del decidere di questo procedimento, individuare la reale causale omicidiaria".

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