Oneri di urbanizzazione, Cgil e Fillea criticano Sala: Milano luna park

Per la Cgil e la Fillea, "lavoratori e studenti sono portati a cercare opportunità altrove, o ad accollarsi spese insostenibili per trasporti e alloggi"

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Milano

IMPRESE-LAVORO.COM - Milano – Ieri Sala aveva parlato di un problema in più per il bilancio cittadino, per i mancati oneri di urbanizzazione, conseguenza delle inchieste per presunti abusi edilizi. “E non è solo mio, ma anche dei cittadini milanesi, perché il bilancio va chiuso in pareggio e, se vengono a mancare certe fonti bisogna tagliare delle spese. Un esercizio difficile che colpisce sempre i cittadini”. "Il sindaco Sala si lamenta del mancato gettito degli oneri di urbanizzazione, ma il Comune di Milano ha provveduto ad aumentarli solo una volta negli ultimi 16 anni, e per importi del tutto insufficienti rispetto alle altre grandi città europee e alle necessità di chi a Milano vive e lavora". A dirlo Luca Stanzione, segretario generale Camera del Lavoro e Riccardo Piacentini, segretario generale Fillea Cgil. "Certo, molti investitori internazionali hanno scelto Milano per le loro speculazioni, ma una percentuale troppo bassa di questa ricchezza è stata trattenuta e ridistribuita", commentano i due segretari. "Se a questa scelta politica si aggiungono anche i rilievi della magistratura sull’urbanistica, è evidente che il modello Milano deve essere ripensato: un eventuale provvedimento “Salva-Milano” non deve trasformarsi in un liberi tutti, e servirà a poco se il giorno dopo si ripartirà esattamente come prima come se niente fosse, favorendo investimenti privati senza alcun ritorno sociale, e portando Milano ad essere una città Luna Park solo per chi investe e per chi si può permettere di acquistare o affittare case a prezzi esorbitanti". Per la Cgil e la Fillea: "lavoratori e studenti sono portati a cercare opportunità altrove, o ad accollarsi spese insostenibili per trasporti e alloggi. I costi di questo modello di sviluppo vengono alla fine scaricati sugli operai dei cantieri edili, sulle loro retribuzioni, sui loro orari di lavoro, sulla sicurezza, come purtroppo ci mostra il bollettino quotidiano degli infortuni, spesso mortali. La realtà di chi frequenta quotidianamente i cantieri è fatta di tantissimi lavoratori migranti, costantemente inquadrati ai livelli più bassi e in condizioni di sfruttamento e ricattabilità da parte di caporali e intermediari. Le stesse imprese che rispettano le regole e sostengono i sacrosanti costi della regolarità e della sicurezza vengono sempre più espulse dal sistema e dai confini cittadini". "L’impasse che Milano sta vivendo - proseguono Stanzione e Piacentini - deve essere l’occasione per sedersi e ripensare il modello attuale, non per chiedere corsie preferenziali. Noi chiediamo un confronto per una città che invece di escludere chi cerca casa o un lavoro, escluda invece i furbi e gli speculatori. Proponiamo un patto territoriale per fare ripartire i cantieri e la città su presupposti esattamente opposti. A Firenze è stato appena firmato un protocollo per accendere un faro sui cantieri privati, che rappresentano il vero far-west del settore. Anche Roma e Bologna si sono mossi nella direzione di un dialogo costruttivo con le rappresentanze sociali e dell’edilizia. Milano deve davvero continuare ad essere la piazza dove qualunque attore economico privato può entrare e servirsi, dettando condizioni senza nessun reale vincolo su applicazione dei contratti nazionali, limitazione dei subappalti, verifica dei requisiti d’impresa, formazione, regolarità e sicurezza? Noi crediamo di no".