Ordinanza anti-movida, la mobilitazione degli esercenti milanesi
L'ordinanza del sindaco Sala, con lo stop all'asporto a mezzanotte, provoca reazioni forti: si temono milioni di euro di danni
Ordinanza anti-movida, la mobilitazione degli esercenti milanesi
I gestori di locali notturni si stanno organizzando per fare sentire le proprie ragioni al Comune di Milano contro l'ordinanza che dovrebbe entrare in vigore a maggio e che prevede il divieto dopo la mezzanotte di vendere cibo e bevande d'asporto in dodici aree della cosidetta "movida" milanese. Recentemente si è tenuto un incontro tra i rappresentanti di Confcommercio e dell’Associazione provinciale milanese pubblici esercizi (Epam).
Come riferisce Gambero Rosso, gli esercenti della zona Garibaldi hanno già stimato in milioni di euro i danni derivanti dall'introduzione del provvedimento. E' evidente che i cocktail bar, che lavorano soprattutto da mezzanotte, rischiano di essere i più danneggiati.
Gli esercenti assumono vigilanti per mantenere l'ordine in strada
Tutti sono concordi nel ritenere importante e necessario il riposo dei residenti. E gli esercenti hanno già deciso di potenziare, di tasca loro, la presenza di "vigilanti" che perlustrano le aree per evitare eccessi e disagi. Ma i rappresentanti della categoria trovano opinabile che siano i locali a dover essere "puniti" per le intemperanze dei cittadini in strada.
Stop a mezzanotte: concorrenza sleale
Il provvedimento pone anche altre problematiche. Alcuni esercenti parlano di concorrenza sleale. Il motivo? I vantaggi che potrebbero trarre quei locali che si trovano appena al di fuori dal perimetro delle aree in cui entra in vigore lo stop a mezzanotte: "O il provvedimento si applica a tutta la città, oppure si tratta di concorrenza sleale", è una delle voci raccolta da Gambero Rosso.
Verso gli Stati Generali dei pubblici esercizi milanesi?
La mobilitazione degli esercenti porterà a brevissimo, già il 2 maggio, ad un confronto con il Comune di Milano. Ma c'è anche l'idea che si possa giungere a veri e propri «Stati Generali dei pubblici esercizi a Milano», che eleggano un rappresentante per ciascuna zona del capoluogo lombardo. Il tema, sentito dai commercianti, è di non avere una autentica rappresentanza politica che tuteli i propri interessi nel Governo.