Pacini (Pd): “Cartello su Segre sbagliato, ma anche condannare l'intera manifestazione per quello”
Intervista a Lorenzo Pacini, responsabile Pd Milano e assessore in Municipio 1, presente alla manifestazione pro-Palestina di sabato
Lorenzo Pacini (da Instagram)
Pacini (Pd): “Cartello su Segre sbagliato, ma anche condannare l'intera manifestazione per quello”
Continua a far discutere la manifestazione pro-Palestina di sabato scorso a Milano. Al fianco delle bandiere palestinesi sono comparsi una serie di manifesti che ritraevano personaggi pubblici, tra cui Liliana Segre, accusati di essere "agenti sionisti". A sfilare al Parco Trotter in sostegno alla causa palestinese c'era anche Lorenzo Pacini, responsabile dell'iniziativa politica del Pd di Milano e assessore in Municipio 1. Affaritaliani lo ha contatto per commento sulle manifestazione d'odio emerse dalla piazza milanese di sabato. "Cartelli sbagliati e inopportuni. Come condannare una manifestazione per un cartello". L'intervista
Pacini, come commenta i cartelli della manifestazione in cui Liliana Segre viene etichettata come “agente sionista”?
Penso che i cartelli siano sbagliati e inopportuni. Tuttavia, non ho visto quello sulla Segre. Se l’avessi visto, lo avrei fatto notare ai responsabili. Allo stesso modo, però, condannare una manifestazione per un cartello mi sembra un po’ colpevolizzare migliaia di persone a fronte del gesto di un singolo. In ogni caso, ribadisco che il cartello è sbagliato. Anche perché non c'entra il punto della questione: quello che sta facendo Israele ai danni dei civili.
Quindi il cartello è sbagliato perché distoglie da Israele?
Questa è la rivendicazione principale di quelle manifestazioni. Peraltro, faccio notare che questi cartelli sono stati esposti dai Carc, un gruppo di comunisti rivoluzionari, non sono stati esposti dalla comunità palestinese, che invece fa manifestazioni da quasi un anno.
Cosa pensa del minuto di silenzio per Nasrallah e di Chef Rubio in prima linea?
Io sono arrivato dopo e non ho assistito a questo minuto di silenzio. Ma c’è stato davvero, ci sono le prove? Non ho avuto modo di verificare questa cosa. Non sono d’accordo con praticamente tutto quello che dice Chef Rubio, sia nella modalità che nei contenuti. Però anche lì, trovo più grave e importante quello che sta succedendo in Medio-Oriente. Dobbiamo proprio occuparci di Chef Rubio?
Ci sono video del minuto di silenzio a Nasrallah…
Io il minuto di silenzio non l'avrei fatto. Detto questo, dovremmo anche discutere se è giusto che Israele bombardi una capitale per uccidere un leader politico di un'organizzazione certamente non amica l'Israele, ma che fino a prova contraria, almeno in Libano, è un’organizzazione legale. Hezbollah è un partito politico, diverso da Hamas. L’Italia non riconosce Hezbollah come un gruppo terroristico, per esempio. Siamo d'accordo sul fatto che Israele uccida 700 civili pur di colpire il leader politico di un'organizzazione armata? Questa è la domanda che dovremmo farci.
Chef Rubio potrebbe essere un leader della causa palestinese?
Ci sono tanti personaggi pubblici che si sono espressi a sostegno della causa palestinese. Peraltro, gli unici leader della causa palestinese in Italia sono i palestinesi stessi, che da un anno gestiscono e organizzano le manifestazioni. Francamente, non considererei Chef Rubio il leader della causa palestinese.
Durante la festa dei Carc, Rubio ha incitato il pubblico a segnare con una bomboletta le case degli “agenti sionisti”. Si dissocia da quanto affermato?
Andrebbe chiesto ai Carc dove sono stati tutti questi mesi. Poi arrivano, e mettono il cartello. Ovviamente mi dissocio, non c’è neanche da specificarlo. Ma non capisco perché si chiede a chiunque sostenga la causa palestinese di doversi dissociare da questa cosa. Qualcuno ha chiesto alla comunità ebraica di dissociarsi da Netanyahu e dai coloni israeliani che ammazzano i palestinesi? O di dissociarsi dai ministri israeliani che dicono di fucilare i prigionieri palestinesi? Le parole di Rubio sono anche gravi, ma lui fino a prova contraria non è un ministro, e non comanda un esercito.