Pedopornografia, chiesto il giudizio immediato per l'ex speaker Piscina. Spuntano altre due vittime

Ci sono almeno altri due minori che sarebbero stati adescati dal 25enne Andrea Piscina, ormai ex speaker radiofonico di Rtl 102.5 arrestato il 13 giugno per produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale

redazione ​​​
Tags:
andrea piscina
Andrea Piscina
Milano

Pedopornografia, chiesto il giudizio immediato per l'ex speaker Piscina. Spuntano altre due vittime

Ci sono almeno altri due minori che sarebbero stati adescati dal 25enne Andrea Piscina, ormai ex speaker radiofonico di Rtl 102.5 arrestato il 13 giugno  per produzione di materiale pedopornografico e violenza sessuale nei confronti di minori adescati, secondo l'accusa, su piattaforme social, presentandosi con falsi nomi come "Alessia", "Anna" e "Sara". Lo riferisce Ansa. Le due ulteriori vittime sarebbero state avvicinate da Piscina tramite la sua attività come allenatore di una Polisportiva.

Due nuove vittime individuate

Le indagini avevano all'inizio portato a individuare subito due vittime, ma le immagini al vaglio erano diverse centinaia. E così sono stati individuati altri due minori. Per le imputazioni della misura cautelare (il 25enne è ancora in carcere) il pm ha chiesto il cosiddetto "immediato cautelare", mentre per le due nuove imputazioni, che riguardano gli altri due minorenni, la Procura ha chiesto per Piscina, difeso dall'avvocata Valentina Di Maro, l'immediato cosiddetto "ordinario". Sulle istanze di immediato dovrà decidere il gip Tiziana Landoni fissando la data del processo.

Chiesto il giudizio immediato per Piscina

Piscina sinora ha scelto di non rispondere alle contestazioni. Sui sociale il 25enne, servendosi di nomi falsi, induceva i minorenni a compiere atti sessuali nel corso di chat e videochiamate che, da quanto accertato, avrebbe poi registrato. Il conduttore radiofonico era già stato perquisito, prima dell'arresto, dagli investigatori e, stando a quanto emerso dalla indagini, sarebbe riuscito a cancellare, prima di finire in carcere appunto, tutte le chat e le tracce delle videochiamate. Immagini che, però, sono state recuperate col lavoro del Nucleo specializzato della Polizia locale. Lavoro che ha portato all'ordinanza cautelare.