Da Pietro a Francesco. Duemila anni di papi tra storia, numeri e destino

Dalla croce capovolta di Pietro alla bara semplice di legno di Francesco, la storia del papato è la più lunga e sorprendente narrazione di potere spirituale e umano mai scritta

di Alessandro Pedrini
Milano

Da Pietro a Francesco. Duemila anni di papi tra storia, numeri e destino

Duemila anni, duecentosessantasei successori, un’unica missione: guidare la Chiesa di Cristo nel tempo e nello spazio. Dalla croce capovolta di Pietro alla bara semplice di legno di Francesco, la storia del papato è la più lunga e sorprendente narrazione di potere spirituale e umano mai scritta. Papa Francesco, morto il 21 aprile 2025 all’età di ottantotto anni, è stato il primo gesuita, il primo pontefice proveniente dall’America Latina e il primo a scegliere il nome del santo di Assisi, chiudendo un ciclo di dodici anni intensi, segnati da un ritorno essenziale alla misericordia, alla giustizia sociale e all’umiltà evangelica.

La linea ininterrotta dei papi inizia con San Pietro, il pescatore di Galilea, crocifisso – secondo la tradizione – a testa in giù per non osare morire come il suo Maestro. Pietro non fu solo un apostolo, ma anche il fondatore simbolico e concreto della Chiesa romana. Da lui partono i due millenni di successione apostolica che hanno visto santi e peccatori, guerrieri e mistici, letterati, scienziati e persino bambini sedersi sul trono papale.

Wojtyła, il primo papa non italiano dopo quattro secoli

Nel corso della storia, i papi sono stati per lo più italiani: ben 217 su 266. Nei primi secoli, però, il papato fu guidato anche da pontefici provenienti dall’Africa, dalla Siria e dalla Grecia. Con Giovanni Paolo II, nel 1978, si ruppe un monopolio lungo quattro secoli. Karol Wojtyła fu il primo papa non italiano dopo 455 anni. La sua elezione fu seguita da quella, nel 2005, del tedesco Benedetto XVI e infine, nel 2013, da quella di Jorge Mario Bergoglio, argentino.

Alcuni papi sono entrati nella storia per la durata eccezionale del loro pontificato. Il record assoluto spetta a Pio IX, che regnò per trentuno anni, sette mesi e ventitré giorni nel cuore del XIX secolo. Il pontificato più breve fu invece quello di Urbano VII, durato appena tredici giorni. Anche Giovanni Paolo I, il cosiddetto “Papa del sorriso”, regnò solo trentatré giorni, lasciando un ricordo profondamente umano e un mistero ancora aperto.

Il papa più giovane? Benedetto IX: aveva solo dodici anni

Non meno sorprendenti sono le età. Il più giovane papa fu Benedetto IX, eletto a circa dodici anni, sebbene la sua figura sia avvolta da controversie e polemiche. Il più anziano alla morte è stato Leone XIII, che visse fino a novantatré anni. Papa Francesco, con i suoi ottantotto, è stato uno dei pontefici più longevi in epoca contemporanea. L’età media al momento dell’elezione papale si aggira intorno ai sessantaquattro anni, anche se nel passato non mancavano casi eccezionali di elezioni in gioventù o in tarda età.

Il nome più amato dai pontefici è stato Giovanni, utilizzato da ventitré papi, seguito da Gregorio, Benedetto e Clemente. Nessun papa ha mai osato scegliere il nome di Pietro II, per timore di usurpare simbolicamente la figura fondatrice della Chiesa. Il nome Francesco, invece, è apparso per la prima volta solo nel 2013, con un’intenzione dichiarata di discontinuità rispetto alle logiche curiali e di potere.

Gli scandali del papato e i pontefici-filosofi

Non è mancato, nella storia del papato, lo scandalo. Alessandro VI, il famoso Rodrigo Borgia, regnò nel pieno del Rinascimento tra nepotismi, amanti e lotte di potere. Innocenzo VIII ebbe figli riconosciuti, e Giulio II, il cosiddetto “papa guerriero”, combatté con armature e cavalli in battaglia. Ma ci sono stati anche uomini di pensiero e di scienza. Silvestro II, nel X secolo, fu matematico e astronomo. Giovanni Paolo II, attore e poeta, fu autore di opere teatrali come “La bottega dell’orefice” e “Fratello del nostro Dio”, e di testi filosofici come “Amore e responsabilità” e “Persona e atto”. Papa Benedetto XVI, teologo finissimo, lasciò una trilogia su Gesù di Nazaret e fu il primo a rinunciare volontariamente al papato dopo oltre sette secoli.


Alcuni eventi sono così straordinari da sembrare leggende, ma sono storicamente documentati. Nel famigerato “Sinodo del cadavere” del 897, Papa Stefano VI fece riesumare il corpo del predecessore Formoso, lo vestì da papa e lo fece processare in pubblico. Dopo la condanna, il cadavere fu gettato nel Tevere. Altri episodi rivelano il lato tragicomico della storia ecclesiastica: durante il conclave di Viterbo del 1268, durato quasi tre anni, i cittadini esasperati scoperchiarono il tetto del palazzo e ridussero le razioni di cibo per costringere i cardinali a decidere.

Il papato è stato anche un laboratorio linguistico e simbolico. I motti papali, incisi negli stemmi, raccontano intere visioni spirituali. Paolo VI, che chiuse il Concilio Vaticano II, scelse come motto “in nomine Domini”. Giovanni Paolo II adottò “Totus tuus”, espressione di consacrazione mariana. Francesco non ne usò uno ufficiale, ma fece del gesto e della parola semplice il suo unico linguaggio.

Verso il conclave: cosa dicono i bookmakers

E ora che la sede di Pietro è nuovamente vacante, il mondo guarda al conclave con una curiosità che non è solo religiosa ma anche mediatica, politica e culturale. I bookmaker internazionali, come spesso accade in queste occasioni, hanno già iniziato a proporre le loro quote sui papabili. Il favorito, secondo la maggior parte delle agenzie di scommesse, è il cardinale Pietro Parolin, attuale Segretario di Stato vaticano, considerato uomo di equilibrio e continuità con il pontificato di Francesco. Seguono da vicino il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, figura carismatica con forte sensibilità pastorale, e il cardinale africano Fridolin Ambongo, arcivescovo di Kinshasa, espressione della Chiesa africana in crescita. Nella lista ristretta compaiono anche Peter Turkson, ghanese, noto per il suo impegno sull’ambiente, e Matteo Zuppi, italiano, figura vicina alla Comunità di Sant’Egidio e al mondo del dialogo.

Le scommesse non si limitano ai nomi: si azzarda anche la provenienza geografica. Le quote più alte puntano su Asia e Africa, seguite da Europa. Persino il nome papale suscita ipotesi: “Francesco II” è il più gettonato, seguito da “Giovanni Paolo III” e “Benedetto XVII”. Ma come recita un antico proverbio romano, spesso confermato dalla storia: chi entra papa in conclave, ne esce cardinale.

Il papato, nei secoli, è stato molto più di una carica religiosa. È stato un potere temporale, un faro culturale, un campo di battaglia e un rifugio per la speranza. Ha attraversato la caduta dell’Impero romano, la peste, il Rinascimento, le rivoluzioni, le guerre mondiali e Internet. Ha pianto e ha esultato. Si è corrotto e si è rigenerato. E sempre, come la croce che porta, ha dovuto sopportare il peso del mondo.

Ora che Papa Francesco riposa nella Basilica di Santa Maria Maggiore, secondo suo desiderio, con una lapide che reca solo il nome “Franciscus”, resta la domanda: chi sarà il prossimo? Quale volto prenderà il successore di Pietro nel XXI secolo? Quale voce guiderà i fedeli nel tempo nuovo che si apre? Nessuno può dirlo. Ma una cosa è certa: la storia, ancora una volta, è pronta a voltare pagina.

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