Regionali, Majorino lancia le primarie: "Tre appuntamenti a ottobre"

"Noi vinciamo, perché se facciamo tutto bene possiamo vincere"

Pierfrancesco Majorino
Milano
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Regionali, Majorino lancia le primarie: "Tre appuntamenti a ottobre"

Primarie. Primarie ad ottobre. A lanciare il pietrone nello stagno è Pierfrancesco Majorino, europarlamentare e figura assai rappresentativa nello scacchiere del centrosinistra milanese e lombardo. "Io lo dico semplice semplice: indiciamo le primarie. All'americana, con tre tappe". 

Pierfrancesco Majorino, date ipotizzabili?
Si possono fare dal 9 al 23 ottobre. In tre momenti distinti, all'americana, che emozionino e che coinvolgano. Non freddi momenti di partito, ma combattute, con idee. La verità è che per le Regionali o suscitiamo un movimento oppure non stiamo percorrendo la via giusta.

C'è anche la questione dei soldi peraltro?
Esatto. Le primarie da sempre sono servite per costruire una rete di relazioni e per mettere in circolo vitalità da usare poi in campagna elettorale. E anche per raccogliere fondi, che in una contesa come quella regionale non sono mai qualcosa di sottovalutabile. 

C'è chi non le vuole, le Primarie.
Le fanno in Sicilia, perché in Lombardia no? Non vedo perché noi non possiamo farle.

Ci sarebbe da definire il perimetro della coalizione, però.
Ampio. Più ampio possibile. Lo dice da settimane il segretario lombardo del Partito Democratico Vinicio Peluffo, che sta lavorando sottotraccia, silenziosamente, da mesi, in questa direzione. 

Calenda non vuole il Movimento 5 Stelle.
Io sono convinto di una cosa molto semplice. Che né il Movimento 5 Stelle, né le componenti più riformiste potranno assumersi la responsabilità di rimanere fuori dalla coalizione, andando a fare un favore alla destra. Non bisogna scordarsi che qui non c'è il ballottaggio, non ci sono alleanze per il "dopo". E' una votazione a turno unico, vince chi prende più voti, è una contesa uno contro uno. Noi, da una parte, e tutti insieme, e la destra dall'altra. Peraltro non si capisce perché alle urne dovremmo andare divisi quando in consiglio regionale gli esponenti di tutto il centrosinistra hanno lavorato già da tempo assai bene insieme. 

Si dice che c'è un sondaggio che premia la figura di Carlo Cottarelli.
Cottarelli
è una personalità di altissimo profilo ma non ho idea se sarebbe o meno della partita. La sua personalità è di indubbio valore, ma ce ne possono essere anche altre, donne e uomini. Figure o legate alle amministrazioni locali e alla politica oppure alla società civile. Però c'è un prerequisito...

E sarebbe?
Dobbiamo liberarci dal complesso della sconfitta.

I numeri dicono che di certo avanti non siete.
La partita però è apertissima. Specialmente se la destra candida l'uscente Attilio Fontana.

Parlano pure di lei, come sfidante possibile.
Io? Mi fa molto piacere che attraverso i social c'è chi fa il mio nome. La cosa mi onora. Ma lo voglio dire chiaramente: sto bene dove sto e darò comunque una mano come ho sempre fatto e farò. Tutti sanno che su di me si può contare.

Oltre al candidato e alla coalizione servirebbero anche delle idee.
Sì, e aggiungo idee forti, radicali.

Enunciamone qualcuna.
Prima caratteristica: il coraggio. Su casa, scuola, ecologia si deve avere il coraggio di dire che quegli altri, la destra, sono stati un disastro. E quindi che bisogna cambiare. E poi pnrr e ripresa, sostegno al lavoro: non mi fiderei per niente a vedere che la valanga di soldi che abbiamo ottenuto in Europa verrà gestita da chi non ha nemmeno votato a favore di quel denaro al parlamento europeo. E poi, ancora una parola sul lavoro: ci vuole una Regione protagonista che non ha paura di schierarsi, ad esempio, a sostegno di una nuova politica salariale.

A proposito del complesso della sconfitta: che cosa succederebbe in caso di sconfitta, anche questa volta?
(Ride, ndr) Noi vinciamo, perché se facciamo tutto bene possiamo vincere. Ma se si dovesse perdere, chi è sconfitto rimane a guidare l'opposizione. Rimane al Pirellone, non si dimette. 

fabio.massa@affaritaliani.it