Regionali, Sala si chiama fuori di nuovo. Ma il problema sono le primarie

Il sindaco Beppe Sala conferma (ancora una volta) che non correrà. Ma il problema è il percorso: il Pd non sa se fare le primarie o no... Inside

di Fabio Massa
Beppe Sala
Milano
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Beppe Sala: non corro alle Regionali

Il sindaco Beppe Sala si tira fuori, anche pubblicamente. Lo fa con una intervista al Corriere della Sera, alla quale di fatto ribadisce quanto si va scrivendo fin dal brindisi natalizio in poi: non sarebbe serio ritirarsi dopo 10 mesi di sindacatura, al primo mandato. Insomma, dice al Pd che no, non leverà le castagne dal fuoco. Perché sul fuoco del Pd ci sono castagne che nessuno sa davvero come levare.

Da una parte c'è il gruppo di Pierfrancesco Majorino, che avrebbe voluto - come anticipato da Affaritaliani.it Milano - Carlo Cottarelli in corsa. Un nome che però poi si è raffreddato, e che non si capisce se sia ancora in corsa. Lo stesso Majorino ci avrebbe pensato, ma pure di questo si sa poco: di certo le due candidature non sono sovrapponibili. C'è poi il gruppo del Pd regionale, che nei giorni del Quirinale aveva ipotizzato di aver già chiuso sull'unico nome che il Corriere non cita, ovvero quello del sindaco di Brescia Emilio Del Bono. Eppure è proprio a Del Bono che Beppe Sala pensa quando vede il percorso delle regionali. Un percorso che - sia detto chiaro - nelle segrete stanze si dà per difficilmente vittorioso alla fine, anche dopo la pandemia, anche dopo tutte le difficoltà. Anche perché il Movimento 5 Stelle non è affatto d'accordo con Del Bono, come aveva affermato ad Affari il consigliere regionale Dario Violi: "Meglio una persona della società civile". Sì, ma chi? Si sa che sono state contattate alcune personalità, ma per adesso è nebbia fitta in val padana.

Regionali, la questione delle primarie

Poi c'è la questione delle primarie, che per la Lombardia sarebbero una sorta di road show per provare a penetrare nei territori da sempre radicati nell'idea di centrodestra. Il movimento 5 Stelle non le ritiene imprescindibili, se ci fossero probabilmente Majorino ci farebbe un pensiero, di certo un nome importante della società civile non le vedrebbe di buon occhio perché sono di fatto vincibili solo con l'appoggio pieno delle strutture del partito. E infine c'è il punto del programma. Noioso, ma importante per la Lombardia. Che cosa dirà il Pd e il centrosinistra sulla sanità? Ribadirà sanità pubblica contro sanità privata? Se così fosse, sarebbe un deja vu davvero perdente. A corollario di questo: la coalizione. Chi l'ha detto che la sinistra radicale troverà l'accordo con il Pd? Le ultime volte, dalle comunali alle regionali, non è mai successo e quanto sta avvenendo a Sesto San Giovanni, l'ex Stalingrado d'Italia, dove è un tutti contro tutti, con quattro o addirittura cinque possibili candidati sindaco di opposizione al leghista Roberto Di Stefano, non è esattamente un antipasto gustoso.

fabio.massa@affaritaliani.it