Riforma sanitaria di Regione Lombardia, opposizioni compatte per il no
Domani la riforma sanitaria di Regione Lombardia sbarca in consiglio regionale. Opposizioni sul piede di guerra: "Presenteremo migliaia di emendamenti"
Riforma sanitaria di Regione Lombardia, opposizioni compatte per il no
Domani la riforma sanitaria di Regione Lombardia sbarca in consiglio regionale. Con una conferenza stampa unitaria a Palazzo Pirelli i capigruppo di Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle, Piu'Europa/Radicali, Azione e Lombardi Civici Europeisti hanno annunciato l'intenzione di votare in blocco contro la riforma stessa. "E' una riforma blindata, con la quale Regione Lombardia vuole solo rifarsi l'immagine in vista delle prossime elezioni regionali, quindi, come opposizioni ne chiediamo il ritorno in commissione", ha dichiarato il capogruppo regionale del MS5, Massimo De Rosa, rendendo noto che sono stati presentati dalle minoranze migliaia di emendamenti.
Pizzul (Pd): "Fontana mette la fiducia, è indice di nervosismo"
"Il presidente Fontana ha messo la fiducia su questa riforma, scrivendo al presidente della Consiglio regionale Fermi che sara' impossibile il voto segreto, anche sugli emendamenti, perche' ritiene che questa riforma sia parte fondamentale del suo programma. Questo e' indice di nervosismo nella maggioranza". Lo ha detto il capogruppo regionale del Pd Fabio Pizzul. "Per quanto riguarda il Pd, in sintonia con altri gli gruppi, ribadiamo che il punto di frattura non e' il rapporto pubblico-privato, quindi quando l'assessore al Welfare Letizia Moratti dice che siamo contro il privato dice una falsita'", ha sottolineato Pizzul. In Aula, ha proseguito, "toglieremo il velo su una riforma imposta dall'alto. Questa e' una pessima novita' che ha cerato malumori anche nella maggioranza. Viene inserito un termine inquietante: l'equivalenza tra pubblico e privato in sanita', un elemento rischiosissimo. Le Ats rimangono perche' la maggioranza ha fame di nomine sul territorio, mentre l'intera gestione del fondo sanitario regionale passa dalla collegialita' della Giunta all'Assessorato al Welfare. Con questo articolo Moratti si appropria di tutte le risorse e cambia il peso degli assessorati e delle direzioni generali".
Come Pd, "abbiamo giocato il jolly, ci prenderemo tutto il tempo a disposizione e abbiamo programmato almeno 80 ore di interventi con oltre mille proposte di modifica per dire che alla Lombardia serve altro. Il nostro e' un no deciso e inappellabile a questa riforma".
Il Pd prevede 80 ore di intervento
Il PD ha previsto 80 ore di intervento distribuite tra i suoi quattordici consiglieri, per spiegare la propria visione alternativa della sanità lombarda con 310 emendamenti, perlopiù sostitutivi degli articoli del progetto di legge di Moratti e Fontana, e 960 ordini del giorno di merito.
“Il sistema sanitario lombardo non ha retto la prova del Covid, nonostante l’abnegazione la grande professionalità di medici e infermieri – dichiara il capogruppo Pizzul -. Una modifica era necessaria ed è stata richiesta dal Governo con prescrizioni precise che la giunta regionale ha accolto solo in parte. Noi chiediamo un deciso rafforzamento della sanità territoriale, ma temiamo che la giunta regionale voglia fare ritocchi di facciata, pur di prendere i soldi del PNRR, senza però aumentare davvero, riorganizzandoli, i servizi in favore dei cittadini.”
“In Aula – continua Pizzul – tenteremo di togliere il velo su dettagli problematici della riforma di Moratti e Fontana, che è una legge calata dall’alto, su cui il presidente si è giocato la fiducia, togliendo ai consiglieri la possibilità di votare a voto segreto. Il nervosismo nella maggioranza è evidente. Un elemento molto rischioso è che viene inserita l’equivalenza tra sanità pubblica e sanità privata, un dettaglio rischiosissimo per la tenuta della sanità lombarda e contrario all’impostazione nazionale. In più, le ATS, che esistono solo in Lombardia, non solo non scompaiono, ma potranno essere incrementate fino a una per provincia, e tutto ciò solo perché la maggioranza ha fame di nomine e di posti di comando sui diversi territori. Infine, l’intera gestione del fondo sanitario regionale passa dalla collegialità della giunta al controllo dell’assessorato al welfare. La vicepresidente Moratti, in pratica, si arroga il diritto di decidere in autonomia sul 75% del bilancio regionale, ponendo il presidente e i colleghi di fronte al fatto compiuto.”
De Rosa (M5S): "Presenteremo 5mila atti e parleremo per 250 ore"
"Presenteremo cinquemila atti e parleremo per 250 ore, sfruttando ogni minuto ci sara' concesso, per chiedere al centrodestra di ascoltarci e non ripetere ancora una volta gli stessi errori - ha specificato De Rosa - La riforma del Servizio sanitario regionale lombardo nasce dall'esigenza di correggere gli errori delle riforme Formigoni e Maroni. La Moratti-Fontana e' una (non)riforma di facciata scritta dalla Giunta regionale al solo fine di accaparrarsi le risorse ottenute da Giuseppe Conte per il Paese, con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, e rivenderle come proprie in Lombardia".
"Una (non)riforma - prosegue - che promuove un modello incapace di dare a pubblico e privato gli stessi diritti e soprattutto gli stessi doveri, che lascia le nomine dei dirigenti in mano alla politica e non riavvicina i servizi di base per l'assistenza ai territori. Dimostrando ancora una volta come, dalla severa lezione imposta dalla pandemia alla Lombardia e dalla sua inadeguata gestione, il centrodestra non abbia imparato nulla". "In Aula verranno affrontati dei passaggi determinanti - anticipa - non solo per il futuro della sanita' regionale, ma per l'intero sistema sanitario nazionale. La criticita' piu' grossa della (non) riforma Moratti-Fontana e' di fatti la presenza di alcuni articoli in contrasto con la normativa nazionale. Motivo per cui il Movimento cinque stelle presentera' diverse pregiudiziali di costituzionalita'. Alcuni passaggi di questa (non)riforma rappresentano una vera e propria sfida al Governo, passibili di impugnativa alla Corte costituzionale".
"Passasse il concetto che le Regioni possano derogare ai principi generali della normativa nazionale sarebbe a rischio l'intero sistema sanitario nazionale. Per questo respingeremo con fermezza questa proposta di legge, chiedendo che la discussione sia riaperta. La salute e' un diritto di tutti", conclude De Rosa.
Sanità: le proposte dei sindaci lombardi alla Regione
Anche i sindaci del centrosinistra fanno sentire la loro voce per cercare di farsi ascoltare, non solo attraverso l’Anci, e evidenziare la necessità di un ripensamento più coraggioso. Invitati a Palazzo Marino Giuseppe Sala, i sei primi cittadini di Milano, Bergamo (Giorgio Gori), Varese (Davide Galimberti), Brescia (Emilio Del Bono), Lecco (Mauro Gattinoni) e Cremona (Gianluca Galimberti) hanno chiesto soprattutto di definire con chiarezza i “contenuti” delle Case e degli Ospedali di Comunità, che saranno creati grazie ai fondi del Pnrr.
La pandemia, ha sottolineato Gori, “ha evidenziato gli attuali limiti di assetto del sistema e la risposta che viene dalla maggioranza in Regione ci sembra cogliere solo parzialmente l’opportunità, con poche risorse messe dal bilancio regionale”. Le Case e gli Ospedali di comunità, ha proseguito, “saranno utili se loro contenuto sarà ben organizzato, non basta ricollocazione delle risorse, serve un potenziamento”. Altro testo dolente è quello dei medici di base. “Tanti Comuni e quartieri lombardi ne sono privi, questi posti di lavoro devono essere più attrattivi”.
A Milano, ha chiarito Sala, il problema non è quante Case di Comunità realizzare, ma dove e con quali funzioni. “Abbiamo evidenziato in tante occasioni le inefficienze e le carenze del sistema attuale. La riforma è un’opportunità per i territori che devono assumere un ruolo forte. I Comuni sono centro di conoscenza dei propri cittadini e del proprio territorio” ha ribadito Davide Galimberti. Per Del Bono finora la “percezione” sulla bozza è quello del rischio di fare solo una “modesta manutenzione della legge 23, mentre con la pandemia è parsa chiara una fragilità molto pesante della sanità dei territori”.
Per Gianluca Galimberti il rapporto tra Case di Comunità e abitanti, attualmente tra 40.000 e 50.000, “può migliorare”, ma serve “un investimento molto più grande” da parte della Regione, anche sulla telemedicina. Gattinoni ha infine rilevato che il tema della governance è il “più ambiguo e contraddittorio, con una confusone di competenze programmatorie tra Ats e Asst. Sul territorio, nel sociale, si trovano anche le risposte oltre al bisogno, non creiamo ospedalini inutili senza pensare cosa metterci dentro. La risposta cambia da territorio a territorio, solo attraverso coinvolgimento dei Comuni”.