Ristorazione e criminalità, a Milano qualcosa non torna

A Milano sono pochi i bar e ristoranti chiusi per mafia, molti meno della media nazionale. E secondo alcuni sono dati "falsati"

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Ristorazione e criminalità, a Milano qualcosa non torna

Nel 2023 a Milano sono stati chiusi solo tre bar, due ristoranti e quattro pizzerie. Un dato che - riporta Gambero Rosso - è in controtendenza rispetto al resto d’Italia. Eppure a sentire le voci che circolano non è che manchino le infiltrazioni della criminalità organizzata a Milano o in Lombardia. Vicino a tanti esercizi commerciali onesti ci sono anche ristoranti che dal nulla crescono e prosperano, spesso in odore di malaffare, come nella più ancestrale tradizione mafiosa dove questo tipo di attività serve non solo per reciclare denaro sporco, ma anche come base e punto di appoggio per gli affiliati, che hanno bisogno di un luogo dove darsi appuntamento per organizzare tutte le attività, lecite e illecite, che anche al Nord sono presenti da tanti anni. Magari a volte più nascoste che altrove, ma ci sono

Ristorazione e criminalità, a Milano una tendenza opposta al resto d'Italia

Ma come mai le prefetture fanno così fatica ad individuare e successivamente a far chiudere queste attività? Secondo Il Gambero Rosso potrebbe essere perchè non sempre è facile dimostrare i collegamenti tra le varie attività legali e chi porta avanti le attività criminale. Legami nascosti e poco chiari portano in alcuni casi a provvedimenti annullati in sede di ricorso. La tendenza nazionale - secondo i dati della Dia anticipati dal Sole 24 Ore nel 2023 - sono distanti da quelli di Milano, dove le interdittive hanno fatto segnare un + 34,2 per cento a livello nazionale. Il capoluogo meneghino resta sostanzialmente stabile e la Lombardia nel suo complesso scende del 16,7 per cento. Non rimane che sperare nel lavoro degli investigatori e in una legislazione sempre più stringente e chiara, anche a livello comunitario.