Salva Milano, Comazzi: "Pd confuso, ma se la legge si impantana sarebbe un disastro"
L'assessore lombardo con delega sull'urbanistica: "Il dibattito sul Salva Milano non riguarda affatto la legge regionale della rigenerazione urbana". L'intervista
Salva Milano, Comazzi: "Pd confuso, ma se la legge si impantana sarebbe un disastro"
"Il Pd lombardo è parecchio confuso, il dibattito sul Salva Milano non riguarda affatto la legge regionale della rigenerazione urbana" afferma Gianluca Comazzi, consigliere comunale a Milano e assessore della Regione Lombardia al Territorio con delega sull'urbanistica. "Dalla città dipende il 50% dello sviluppo immobiliare della Lombardia, non possiamo permetterci di perdere i grandi investitori" ricorda Comazzi che invita il centrosinistra a non indugiare sull'approvazione del Salva Milano: "Se questa legge dovesse restare invischiata in un pantano politico, le conseguenze sarebbero devastanti".
Comazzi, l'urbanistica è paralizzata e il centrosinistra è diviso sul Salva Milano. Che impatto avrà la norma?
Più che dell’impatto che avrà la norma una volta approvata, oggi dobbiamo pensare all’impatto che potrebbe avere un parere di segno opposto o un consistente rallentamento dell’iter parlamentare. Nel centrosinistra, per citare Mao Tse Tung, ‘grande è la confusione sotto il cielo’. È indubbio che a soffiare sul fuoco siano stati, tra gli altri, esponenti della sinistra radicale; lo stesso Pd nazionale sembra avere posizioni diverse da quello milanese. È evidente che questa frammentazione interna al Pd e nella galassia del centrosinistra non agevoli un percorso condiviso che porti al superamento dell’impasse che oggi sta paralizzando Milano, disincentivando i grandi gruppi a investire nella nostra città e in Italia.
Oggi c’è una legge nazionale che coesiste con una regionale. Il Pd lombardo chiede una modifica della legge regionale, cosa ne pensa?
Il dibattito e le riflessioni sul cosiddetto Salva Milano, con riferimento agli interventi edilizi sotto inchiesta, non riguardano affatto la disciplina regionale della rigenerazione urbana, bensì le criticità interpretative di disposizioni di legge statali inerenti alla definizione di 'ristrutturazione edilizia' del Testo Unico dell’edilizia. La Legge regionale 18/2019 ha introdotto misure di incentivazione, come riduzione di oneri o bonus volumetrici, così da rendere più convenienti i progetti di rigenerazione urbana e di recupero del patrimonio edilizio esistente, a fronte di una serie di prescrizioni che comportano, in sostanza, il miglioramento delle condizioni degli edifici innanzitutto dal punto di vista energetico e della sicurezza. Per gli interventi sul patrimonio edilizio esistente, l’indice di edificabilità massimo previsto dal PGT è incrementato fino al 20% sulla base dei criteri definiti dalla giunta regionale, lasciando comunque facoltà ai Comuni di modulare tale incremento e di individuare anche aree o singoli immobili a cui tale agevolazione non è riservata.
Il Salva Milano dovrà essere un primo passo di una riforma nazionale più grande e complessiva?
Assolutamente sì. Anzi, mi lasci dire che uno dei problemi innescati dal dibattito politico – giornalistico è di carattere semantico. Definire questa norma 'Salva Milano' è un modo per gettare discredito su una singola città, facendo passare capziosamente il messaggio che il problema esista solo all’ombra del Duomo. Sarebbe invece più corretto indicare la norma come 'Salva Italia', sia perché certe storture burocratico – regolamentari paralizzano l’intero Paese, dalla Sicilia alla Lombardia, sia perché 'salvare Milano' significa tutelare la locomotiva d’Italia, il principale centro propulsore dell’economia, dello sviluppo e della crescita dell’intera nazione.
Come risponde a chi dice che il Salva Milano sarà una sanatoria che aprirà alla speculazione edilizia?
Non è così. Il nostro Paese, come è giusto, ha regole ben definite che fungono da contrappeso a eventuali tentativi di speculazione edilizia. La legge della quale auspichiamo l’approvazione servirà a rendere il nostro Paese più moderno e attrattivo per gli investitori nazionali e internazionali, impedendo che una burocrazia opprimente e un groviglio di norme talvolta in contraddizione le une con le altre generi la paralisi totale del sistema e faccia fuggire chi intende investire nel futuro delle nostre città. Non dobbiamo dimenticare che da Milano dipende il 50% dello sviluppo immobiliare della Lombardia: non possiamo permetterci di perdere i grandi investitori e per scongiurare questo rischio dobbiamo agevolare gli operatori del settore. A questo proposito, non condivido la scelta operata dal Comune di Milano di chiudere al pubblico lo sportello unico per l'edilizia, causando un ulteriore blocco per l’intero comparto.
Quali iniziative sta mettendo in campo il suo assessorato?
Come assessore al Territorio, d’intesa con gli operatori del settore abbiamo formato un tavolo permanente sui temi della normativa regionale in materia urbanistica. Questo tavolo è composto, oltre che dalla parte politico – amministrativa, da ordini professionali, operatori immobiliari, urbanisti, giuristi e progettisti, con la presenza di rappresentanti di varie province lombarde (e non solo di Milano). È importante che tutti gli attori sociali coinvolti - governo, regioni, associazioni di categoria - giungano presto a una soluzione condivisa, superando questa impasse.
In un quadro già complesso è arrivata anche la richiesta di domiciliari per Boeri e Zucchi.
Fermo restando che non conosco la vicenda da vicino resto sorpreso dal silenzio del Pd, lo stesso partito che quindici anni fa accolse la sua candidatura alle primarie per selezionare il candidato sindaco di Milano del centrosinistra. Personalmente ritengo Stefano Boeri un grande professionista, che nonostante il successo internazionale ha sempre avuto un occhio di riguardo per Milano. Se lo skyline urbano della nostra città è cambiato lo dobbiamo anche a lui. Sul piano umano mi auguro che lui, così come Zucchi, riescano a dimostrare la loro innocenza.