San Siro, Sala avverte i residenti: “Se salta la cessione, costretti a fare concerti a manetta"
Il sindaco: "Chiudere entro l'estate, Milan e Inter altrimenti troveranno altre soluzioni e no dovremmo mettere a frutto l'impianto". Trotta (Barley Arts): "37 giorni per presentare una proposta, bando pensato per escludere alternative ai club"
San Siro, Sala avverte i residenti: “Se salta la cessione, costretti a fare concerti a manetta"
“No, non c'è un'accelerata, c'è la necessità di tenere dei tempi, che vuol dire arrivare a chiudere la cosa per l'estate”. Così il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha risposto, a margine della presentazione de La Milanesiana 2025, a una domanda sul futuro dello stadio San Siro in vista della prossima conferenza dei servizi.
Il sindaco ha ribadito che una mancata cessione dell’impianto comporterebbe conseguenze dirette sul quartiere: “Sono estremamente convinto che se non si chiudesse la cessione, certamente almeno il Milan andrebbe a San Donato e l'Inter troverebbe un'altra soluzione. Questo sarebbe il peggio per gli abitanti del quartiere, perché noi saremo costretti a mettere a frutto San Siro per non avere guai con la Corte dei Conti, e quindi faremo d'estate 'concerti a manetta', come si suol dire”.
Una prospettiva che, secondo Sala, comporterebbe “un grande disagio per la cittadinanza”, mentre la realizzazione di un “San Siro nuovo e insonorizzato” permetterebbe invece di alleggerire l’impatto acustico sulla zona: “La promessa è che toglieremo concerti dalla Maura”.
Trotta (Barley Arts): “Bando costruito per escludere le proposte alternative”
Intanto, sul bando comunale per la vendita dello stadio e delle aree circostanti, arriva la critica del promoter Claudio Trotta, fondatore di Barley Arts, che ha scritto direttamente al sindaco.
“È doloroso constatare che, allo stato attuale, non sia realmente possibile partecipare a una manifestazione d'interesse per lo Stadio di San Siro”, si legge nella lettera, in cui Trotta sottolinea di aver a lungo sostenuto l’ammodernamento del Meazza: “Avendo organizzato molti concerti diventati patrimonio storico della cultura della bellezza dello spettacolo dal vivo, ho avuto modo a più riprese di manifestare e sostenere con convinzione la necessità che il Meazza venisse ammodernato”.
Trotta racconta di aver lavorato con altri operatori del settore a un progetto per salvare San Siro, ma di aver dovuto abbandonare l’idea: “Ma ci siamo dovuti fermare. E non per mancanza di idee, di volontà, di visione o coraggio ma per le modalità con cui è stato presentato il bando. In particolare, i tempi: appena 37 giorni per presentare una proposta, a fronte dei cinque anni e mezzo di interlocuzioni goduti dai fondi che gestiscono le due società calcistiche. Un tempismo quantomeno curioso, che sembra costruito per scoraggiare, se non escludere, ogni proposta alternativa. Molti operatori, me compreso, confidavano in almeno 120 giorni, il minimo per elaborare un piano serio, strutturato e sostenibile. Non è stato così”.
Il vero nodo, per Trotta, è però un altro: “Non si sta più parlando di valorizzare un bene pubblico iconico, ma di una vera e propria operazione immobiliare, ben lontana da ciò che si vorrebbe far passare come un progetto per la collettività. Chi lavora per la cultura, l'inclusione e la partecipazione non può competere su un terreno fatto di rendite fondiarie e strumenti urbanistici”.
De Chirico: "Prorogare di un mese il bando per San Siro"
Il consigliere comunale di Forza Italia Alessandro De Chirico ha commentato: "Valuterei seriamente se non sia il caso di prorogare di un mese la manifestazione d'interesse perché ritengo possa essere di rilievo dare la possibilità a più realtà di presentare la loro proposta di rigenerare lo storico Meazza. Come ho risposto a Trotta, sono certo che qualche volenteroso innamorato di Milano e che ha lavorato sulla rifunzionalizzazione dello stadio potrà dare il proprio contributo, a differenza di chi sa solo dire NO". Secondo De Chirico la maggior parte di residenti e milanesi sono "a favore del nuovo impianto e anche chi era più titubante nel corso degli ultimi sei anni ha perfettamente capito che il rischio è che Milan e Inter vadano altrove, abbandonando all'oblio lo stadio o al destino crudele di un concerto ogni sera. Le giovani famiglie, i manager, la gente perbene sa perfettamente che il nuovo stadio è la salvezza per il quartiere".