Sanità, la concorrenza "amministrata" come precursore del declino

Il sistema sanitario nazionale e una riforma "claudicante": i rischi della pregiudiziale nei confronti dell'imprenditoria privata. Il commento

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Livio Tronconi
Milano

Sanità, la concorrenza “amministrata” come precursore del declino di un comparto imprenditoriale strategico

Lo spunto per tornare ad affrontare la delicata tematica dei principi concorrenziali abbozzati dal legislatore per i soli erogatori privati del servizio sanitario muove dal recente intervento sul Sole24 Sanità di Ettore Jorio, arguto cultore dell’amministrazione sanitaria.

Convenire sul fatto della necessità di “rifondare l’organizzazione”, così come di “riscrivere l’aziendalismo” degli erogatori pubblici e, aggiungo, ripensare alla funzione strategica che può assumere la programmazione partecipata, sono temi sui quali convergono unanimi intenti.

Jorio tutta via dedica più estese riflessioni all’intangibilità del limite posto alla finanza pubblica destinata al comparto dell’imprenditorialità sanitaria laica e religiosa, sostenendo la tesi della strumentalità che può assumere il modello di “quasi mercato” nell’affrontare la strutturale criticità delle liste di attesa attraverso l’impiego di queste aziende a gestione privata: una sorta di “tanta resa senza spesa”! Una sintesi tra l’invalicabile limite dei budget assegnati per le prestazioni da erogare e la progressiva regressione tariffaria utile a giustificare la sovra-produzione non retribuibile.  

SSN, la riforma e i quesiti che solleva

Formule che nel loro insieme denotano un approccio tanto emergenziale al problema dei tempi di attesa quanto palesemente insostenibile, quindi fallimentare per il comparto delle aziende erogatrici. Modalità che non tiene in alcun conto dell’irrompere sulla scena del SSN della aleatoria quanto claudicante “riforma” sul carattere competitivo degli affidamenti, destinata ad essere modus operandi per le sole imprese sanitarie di diritto privato.

Sorgono di conseguenza alcuni interrogativi su aspetti paradigmatici: riteniamo “quasi mercato” il fatto che ci si trovi in un contesto di operatori di diritto pubblico e privato del servizio sanitario sottoposti agli stessi requisiti per erogare, ma non alle stesse regole per accedere e competere sul mercato? Oppure, come pare essere, il “quasi” sta anche ad affermare il permanere di un pregiudiziale e strutturale privilegio della componente pubblica, ponendo nell’arena competitiva di mercato la sola imprenditoria privata in veste residuale alla bisogna?

Dalle prime anticipazioni attuative, con i suoi micro-effetti sistemici regionali, sorgono dubbi interpretativi e fondate preoccupazioni, preambolo di un declino che porta a far vacillare la tenuta futura di buona parte di queste aziende a vocazione sanitaria.  Non deve sfuggire quanto sia improprio correlare la decisione del legislatore di introdurre nel 2022 procedure concorrenziali, applicabili al solo comparto sanitario privato, in funzione dell’ottenimento da parte dell’UE dei benefici finanziari del PNRR.

L'Amministrazione sanitaria pubblica si proclama autosufficiente

Basti, in proposito, fare sintetico cenno e rinvio alla più nota delle direttive comunitarie sul tema in esame - meglio nota come Bolkestein - per vedere espressamente escluso dalla sottomissione a questa disciplina dell’UE proprio il comparto dei servizi sanitari! Pertanto, i dubbi e le preoccupazioni che si stanno diffondendo nell’ospedalità privata meritano di essere considerati e approfonditi, ancor più in relazione alla forte accelerazione impressa al processo involutivo che sta interessando il modello universalistico e solidaristico del nostro SSN.

Da un lato, la presunta e crescente convinzione espressa dall’amministrazione sanitaria pubblica di poter conseguire una sistematica autosufficienza, porta a relegare la componente privata del SSN ad un ruolo sempre più eventuale, marginale, ancillare e privo di addentellati partecipativi all’ideazione strategica; dall’altro, il processo di parcellare frazionamento competitivo, privo di chiari argini alla fantasia applicativa, ci sta trascinando oltre gli attuali 21 servizi sanitari, facendoci approdare ad un sistema modello suq di Marrakech, tra sconti, ribassi e selezioni delle prestazioni da erogare in modalità Torre di Babele, esito dell’attuazione che vorranno darne le ben più di cento ASL del nostro Paese!

Le preoccupazioni dell'imprenditoria sanitaria

Da qui le fondate preoccupazioni per l’imprenditoria sanitaria, stretta nella morsa dei crescenti oneri energetici e di approvvigionamento, sempre più compromessa nei fondamentali economici causati dall’impennata inflattiva, ma desiderosa di compartecipare con gli investimenti all’introduzione dell’incessante innovazione che le scienze sanitarie ci consegnano, tuttavia sempre più incisa anche dagli effetti generati dall’inarrestabile indisponibilità di figure professionali sanitarie.

In questo scenario, la conseguenza delle norme sulla competitività selettiva del “quasi mercato” rimanda all’immagine della porta girevole: per un verso, rende plausibile il fondato rischio di vedere la progressiva estromissione del patrimonio delle imprese della nostra ospedalità privata dall’orizzonte di “mercato”, rese più fragili dall’incerto e disarticolato convergere delle norme concorrenziali con l’esile ed altrettanto incerto contesto regionale di finanza pubblica, condizione, questa, più ricorrente nel centro sud, ma non del tutto estranea al resto del Paese; di converso, innesta i germogli per un facilitato ingresso di ingenti quanto impersonali capitali di finanza apolide, le cui dimensioni e potenzialità espansive non incontreranno limiti nell’affrontare acquisizioni liberate dalla travolgente insostenibilità economica domestica, premessa alla concentrazione ed al conseguente influente controllo su di un asset strategico del welfare del Paese.

Dall'operosa imprenditoria industriale alla finanza impersonale

L’interrogativo è quindi d’obbligo. Un Paese condizionato dal declino demografico e inciso da una popolazione sempre più fragile, esposto ad un aumento dei bisogni di salute nelle fasce della terza e quarta età, dotato di un modello solidale e universalistico azzoppato nella sua essenza e compensato da una spesa crescente a carico dei cittadini, pervaso da una rete di erogatori pubblici impegnati in uno sforzo apprezzabile per conseguire standard di efficientamento, ma di là da venire, ha consapevolezza degli effetti sistemici di stallo e regressione prodotti dalle dinamiche concorrenziali sull’attuale rete ospedaliera a gestione privata, i cui esiti indurranno, nell’arco di una breve parabola temporale, alla trasmutazione dall’operosa imprenditoria industriale alla finanza impersonale, consegnando “al mercato” la titolarità di influenti decisioni su di un comparto economico che risulta essere sempre più strategico per la tenuta sociale dello Stato?

Prof. Livio Tronconi - Università Europea di Roma