Scalo House Milano, per il Riesame il registro dei diritti edificatori è stato manipolato
Il progetto è al centro di un'inchiesta urbanistica e sequestrato dalla Guardia di Finanza a novembre: il "registro dei diritti edificatori" del Comune sarebbe stato manipolato per ottenere volumetrie aggiuntive
Scalo House Milano: il rendering
Scalo House Milano, per il Riesame il registro dei diritti edificatori è stato manipolato
Nel progetto immobiliare "Scalo House" del quartiere Isola a Milano, al centro di un'inchiesta urbanistica e sequestrato dalla Guardia di Finanza a novembre, il "registro dei diritti edificatori" del Comune sarebbe stato manipolato per ottenere volumetrie aggiuntive. Lo sostiene il tribunale del Riesame nelle motivazioni dell'ordinanza con cui, a dicembre, ha respinto il ricorso di Green Stone, confermando il sequestro del maxi cantiere di via Lepontina 4, all'angolo con via Valtellina 38. Il progetto prevede uno studentato privato da 122 posti letto, già realizzato e occupato dopo la riconversione di una precedente palazzina adibita a uffici, e due torri residenziali in costruzione, alte rispettivamente 31 e 45 metri, con un totale di 180 unità abitative.
La volumetria dello studentato non è stata conteggiata
I giudici Galli, Amicone e Natale, riferisce LaPresse, hanno focalizzato l'attenzione sulle modalità con cui sono state ottenute le volumetrie necessarie al progetto. Nel passaggio da uffici a student housing, l’edificio preesistente è stato dichiarato "servizio di interesse pubblico" ed equiparato all’"edilizia residenziale sociale" (Ers), come previsto dalla normativa regionale. In virtù di questa classificazione, la volumetria relativa allo studentato non è stata conteggiata, mentre le superfici risultanti sono state trasferite e utilizzate per costruire le due torri residenziali. Secondo l’accusa, tale operazione ha permesso di aggirare il normale processo autorizzativo, qualificando la costruzione come una ristrutturazione invece di una nuova edificazione.
Uno dei dodici indagati nell'inchiesta, l’architetto Paolo Mazzoleni, attuale assessore all'Urbanistica di Torino, ha definito il meccanismo alla base dell'operazione come un edificio "virtualmente demolito". Tuttavia, il Riesame evidenzia che, secondo le norme urbanistiche del Comune di Milano, nel momento in cui un’area privata viene destinata a "servizi di interesse pubblico e generale", la superficie edificabile sottratta deve essere registrata nel "Registro dei diritti edificatori" e successivamente riacquistata qualora il servizio pubblico venga dismesso.
Una "qualificazione abnorme" della ristrutturazione edilizia delle torri
Le motivazioni dei giudici, contenute nelle 37 pagine del provvedimento, si aggiungono ad altri rilievi sull’irregolarità dell’operazione: la "qualificazione abnorme" della ristrutturazione edilizia delle torri, l’assenza di aree cedute al Comune per opere di urbanizzazione (dichiarate "già esistenti" senza verifiche dell’Amministrazione), e una convenzione urbanistica per lo studentato che non avrebbe alcun fondamento nelle leggi statali o regionali.
Secondo il Riesame, il documento che regola la convenzione è stato redatto esclusivamente dai due dirigenti indagati, Giovanni Oggioni (attualmente ai domiciliari per corruzione e depistaggio) e Andrea Viaroli, atteso per l’interrogatorio preventivo davanti al gip il 19 marzo. I due avrebbero firmato l’atto con i privati davanti a un notaio, garantendo agli operatori un vantaggio significativo: evitare il confronto con la cittadinanza sulle trasformazioni urbane in corso e mantenere riservate informazioni sui progetti edilizi.
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DELLA SEZIONE MILANO