Sei morti nel rogo nella Rsa di Milano, "l'anziana chiese aiuto per sette minuti"

La consulenza dei tecnici sul maxi incendio nella Rsa Casa dei Coniugi di Milano del luglio 2023. Impianti fuori uso da tre anni, ma con un intervento tempestivo si sarebbero potute salvare delle vite

di redazione
La Casa dei Coniugi di Milano
Milano

Sei morti nel rogo nella Rsa di Milano, "l'anziana chiese aiuto per sette minuti"

Se l’impianto di rilevazione incendi fosse stato funzionante, l’allarme sarebbe scattato entro un minuto e mezzo dall’inizio della combustione, permettendo un intervento in sicurezza nei primi quattro minuti. È quanto emerge dalla consulenza tecnica degli ingegneri Davide Luraschi e Giovanni Cocchi, depositata nell’inchiesta della Procura di Milano sul maxi incendio avvenuto nella notte tra il 6 e il 7 luglio 2023 nella Rsa "Casa dei Coniugi", costato la vita a sei anziani.

Rogo in Rsa, l'anziana chiese aiuto per sette minuti

Secondo la ricostruzione degli esperti, l’anziana che si trovava nella stanza dove è divampato il rogo ha lanciato un primo allarme, ma la sua ultima chiamata disperata è avvenuta ben sette minuti dopo. Se le fiamme fossero state domate in quel lasso di tempo, probabilmente si sarebbero potute salvare anche le altre vittime. La consulenza di 248 pagine mette in evidenza carenze gravissime: l’impianto di rilevazione fumi era fuori uso da quasi tre anni e mai riparato, nonostante fosse obbligatorio per il corretto esercizio dell’attività.

Le responsabilità nella gestione dell’emergenza

Dalla relazione emergono anche altri aspetti critici. Nonostante i protocolli di sicurezza prevedessero la presenza di addetti e una squadra antincendio, non ci sono prove che nella notte della tragedia fosse presente personale preposto a gestire l’emergenza. Nell’inchiesta, coordinata dai pm del pool guidato dall’aggiunto Tiziana Siciliano, risultano indagati sei soggetti, tra cui i vertici della cooperativa Proges, che gestiva la struttura comunale, la direttrice della Rsa Claudia Zerletti, Michele Petrelli, direttore del Welfare di Palazzo Marino, e Guido Gandino, responsabile dell’area residenzialità per il Comune di Milano.

Un incendio che si poteva spegnere subito

Gli esperti sottolineano che un intervento tempestivo e coordinato, con informazioni precise sull’ubicazione dei degenti e un impianto funzionante, avrebbe potuto cambiare l’esito della tragedia. Nadia Rossi, una delle sei vittime, avrebbe potuto essere salvata se le fiamme fossero state spente prima che il fumo tossico si propagasse, causando il decesso di altri quattro anziani. L’unica vittima che non avrebbe avuto possibilità di salvezza era la donna che, fumando in ossigenoterapia, ha innescato l’incendio.

Il giallo dei lavori di manutenzione mai effettuati

La consulenza evidenzia inoltre che, al momento dell’incidente, ai Vigili del Fuoco era stato riferito che l’impianto antincendio era temporaneamente fuori uso e che erano in corso lavori di manutenzione. Tuttavia, non esistono prove documentali di tali interventi, e le misure adottate – tra contratti con Coopservice e dichiarazioni al Comune – si sono rivelate del tutto insufficienti.

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