Treccani: femminicidio parola 2023. In Lombardia il triste primato di delitti

Treccani sceglie femminicidio come parola del 2023, il termine dilaga come il relativo crimine, soprattutto in Lombardia

-redazione
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Treccani: femminicidio parola 2023. In Lombardia il triste primato di delitti

Giulia Tramontano, Sofia Castelli, Fiorenza Rancilio, sono solo alcune delle tante donne uccise in Lombardia nel 2023. Tirando le drammatiche somme, sono più di 100 le donne assassinate quest'anno. Più della metà per mano di patner o ex. E proprio alla Lombardia spetta il primato, confermandosi la regione con maggior numero di femminicidi in tutta Italia, negli ultimi 7 anni. La violenza di genere continua a registrare dati allarmanti. Per sottolineare quanto il fenomeno sia una vera urgenza socioculturale, Treccani ha selezionato "femminicidio" come parola dell'anno 2023. Neologismo comparso nel 2001, che dilaga quanto il crimine a cui si riferisce.

Treccani sul femminicidio: fenomeno di rilevante urgenza socioculturale

Nell'ambito della campagna di comunicazione #leparolevalgono, volta a promuovere un uso corretto e consapevole della lingua, la scelta dell'Istituto della Enciclopedia Italiana evidenzia l'urgenza di porre l'attenzione sul fenomeno della violenza di genere, per stimolare la riflessione e promuovere un dibattito costruttivo intorno a un tema che è prima di tutto culturale. "Come Osservatorio della lingua italiana - spiega infatti Valeria Della Valle, direttrice scientifica, insieme a Giuseppe Patota, del Vocabolario Treccani - non ci occupiamo della ricorrenza e della frequenza d’uso della parola femminicidio in termini quantitativi, ma della sua rilevanza dal punto di vista socioculturale: quanto è presente nell’uso comune, in che misura ricorre nella stampa e nella saggistica".

Della Valle: "Parola femminicidio estesa a macchia d'olio quanto il crimine a cui si riferisce"

"Purtroppo, nel 2023 la  presenza della parola femminicidio si è fatta più rilevante, fino a configurarsi come una sorta di campanello d’allarme che segnala, sul piano linguistico, l’intensità della discriminazione di genere", afferma Della Valle. "Il termine, perfettamente congruente con i meccanismi che regolano la formazione delle parole in italiano, ha fatto la sua comparsa nella nostra lingua nel 2001 (e fu registrata nei Neologismi Treccani del 2008): da allora si è esteso a macchia d’olio quanto il crimine che ne è il referente".