Treno deragliato a Lodi, pm: ad Rfi non garantì la sicurezza

Le presunte responsabilita' sarebbero riconducibili a livello sia degli operai che lasciarono uno scambio aperto sia delle societa' Rfi e Almston

Milano
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Treno deragliato a Lodi, pm: ad Rfi non garantì la sicurezza

 L'ad di Rfi, Maurizio Gentile, "omise di adottare le misure di prevenzione necessarie atte a garantire l'integrita' fisica dei lavoratori di Trenitalia spa e di tutti i viaggiatori sui treni percorrenti la linea di Alta Velocita' binario dispari Milano - Salerno". Lo scrive la Procura di Lodi nell'atto di chiusura delle indagini letto dall'AGI sull'incidente del Frecciarossa deragliato nei pressi di Lodi il 6 febbraio 2020. 

In sostanza, la Procura cristallizza quello che era emerso nelle indagini e dagli accertamenti tecnici svolti in questi mesi dopo l'incidente che, visto l'alto numero di soccorritori e forze dell'ordine arrivati sul posto, e' stato anche considerato come veicolo di diffusione del Covid nella zona dove, pochi giorni dopo, emerse il 'paziente zero'. Le presunte responsabilita' sarebbero riconducibili a livello sia degli operai che lasciarono uno scambio aperto sia delle societa' Rfi e Almston e dei suoi dirigenti. Le accuse a vario titolo sono di disastro ferroviario e omicidio colposo.

Tra i destinatari dell'avviso, ci sono alcuni dirigenti di Alstom come Maurizio Pula responsabile del segnalamento ferroviario dell'unita' produttiva di Firenze, Tiziana Impera e Francesco Muscatello, all'epoca rispettivamente direttore per l'Italia della sicurezza funzionale e System Program Manager di Alstom. Nell'atto di chiusura indagine si parla di condotte omissive e di "negligenza e imperizia" nei controlli e di "violazione delle norme anti-infortunistiche e inerenti la sicurezza della circolazione ferroviaria".