Uccide a coltellate lo zio che si è messo con la sua ex: "Gelosia? No, dolore"

Antonio Iannetti ha ucciso a Cesano Boscone suo zio, che aveva iniziato una relazione con la sua ex: "Non ero geloso, ho subito un'ingiustizia"

Redazione
Milano

Uccide a coltellate lo zio che si è messo con la sua ex

Ha ucciso a coltellate il proprio zio che aveva iniziato una relazione con la sua ex. Il 29enne Antonio Iannetti si è presentato giovedì 28 marzo davanti al gip di Milano Tommaso Cerna. E' stato fermato nella notte tra lunedì e martedì a Cesano Boscone, nel Milanese. Lo zio, il 41enne Roberto Parisi di Sedriano, è stato raggiunto da sette coltellate al culmine di una discussione nel quartiere Tessera. Il coltello a serramanico è stato rinvenuto dai carabinieri in un'area verde non molto distante.

Il gip: "Delitto non per gelosia ma per dolore"

 Il gip Tommaso Perna, nel convalidare il fermo e la detenzione in carcere per Iannetti, ha deciso di non riconoscere l'aggravante dei "futili motivi collegati alla gelosia", che era stata contestata dal pm Bianca Baj Macario. La "genesi dell'azione omicidiaria" del 29enne, spiega il gip, "è maturata in un contesto di dolore che egli non ha saputo, evidentemente, gestire in modo adeguato, ma che non può tuttavia essere ritenuto irrazionale o bieco". L'irrazionalità, chiarisce, "risiede nel gesto che poi è stato compiuto, non nella condizione in cui esso è maturato, che è invece comprensibilmente dolorosa".

"Iannetta si fidava dello zio"

La "rabbia covata nel tempo da Iannetti verso Parisi" ai suoi "occhi colpevole di aver determinato la rottura della relazione con la compagna", anche "madre di sua figlia", non può essere valutata, viene ricostruito nell'ordinanza, "alla stregua di una qualsiasi reazione di gelosia, né come una banale vendetta orchestrata contro Parisi". Non può, infatti, "trascurarsi, da una parte, il fatto che" il giovane "ha dovuto continuare a frequentare l'ex compagna e, di riflesso, il Parisi, anche dopo la separazione, ciò al fine di continuare a vedere la figlia". E, dall'altra parte, c'era anche un rapporto "di profondo affetto" tra lui e lo zio. Avevano, ad esempio, lavorato assieme fino al luglio scorso. Il legame di parentela "esistente tra i due ha fatto sì", poi, che Iannetti "in passato, aveva legittimamente fatto affidamento sul rapporto di fiducia" con lo zio, "non preoccupandosi - si legge - del fatto che quest'ultimo potesse sfruttare l'ospitalità ricevuta per allacciare una relazione con la sua ex compagna".

Posto che nessuna ragione può giustificare un omicidio , tuttavia, "non può nemmeno scemarsi qualsiasi ragione che ha innescato l'azione violenta al rango di un pretesto, futile o aberrante". Il giudice ritiene anche "credibile la versione offerta da Iannetti, secondo cui in passato, dopo la separazione tra Parisi e la moglie" il nipote aveva "ospitato presso la sua abitazione" lo zio , proprio in quanto a lui fortemente legato".

Iannetti: "Non ero geloso, ho subito un'ingiustizia"

"Io non ero geloso - ha spiegato Iannetti interrogato  dal giudice - ho capito che se la mia ex compagna e mio zio si erano comportati così con me, evidentemente non ne valeva la pena. Io volevo bene alla mia ex compagna ed anche a mio zio, eravamo molto legati e proprio per questo ho vissuto come un'ingiustizia quello che lui mi ha fatto e soprattutto il fatto che non se ne rendesse conto. Lui non mi ha mai detto che era dispiaciuto - ha detto ancora - ma anzi mi ha detto che non era abbastanza quello che mi aveva fatto e che io me lo meritavo".

 

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