Ucraina, Sardone (Lega): "Trump al lavoro per la pace, a Bruxelles sembrano invidiosi"
Da Washington, dove sta partecipando al meeting dei Conservatori, l'europarlamentare leghista Silvia Sardone commenta la svolta in Ucraina: "E' il Pd il partito della guerra..." L'intervista
Silvia Sardone al meeting dei Conservatori di Washington
Trump e Ucraina, Sardone (Lega): "Al lavoro per la pace, a Bruxelles sembrano invidiosi"
"Trump sta facendo quello che aveva promesso, arrivare il prima possibile a un cessate il fuoco. A Bruxelles sembrano quasi invidiosi del suo attivismo…" dice l'europarlamentare leghista Silvia Sardone in relazione alla guerra in Ucraina parlando direttamente da Washington, dove sta partecipando al meeting dei Conservatori. "Come Lega, siamo stati gli unici a sostenere Trump anche quando non aveva i favori dei pronostici" sottolinea Sardone, che attacca il Pd: "Ormai sembra il partito della guerra". L'intervista
Sardone, che aria si respira a Washington?
È per me motivo di orgoglio partecipare a un evento di così grande importanza che consente di confrontarsi non solo con gli amici del partito repubblicano americano ma anche con Patrioti e rappresentanti della destra mondiale. L’aria che si respira è di grande entusiasmo, ovviamente, dopo l’enorme vittoria di Donald Trump ma anche di consapevolezza che in tutto il mondo, anche in Europa, c’è un forte vento di destra che si diffonde. Libertà, sicurezza, difesa dei confini e contro l'islamizzazione, contrasto alle ideologie green, la battaglia contro il woke e il politicamente corretto: sono tanti i temi che ci uniscono. E siamo gli unici ad aver capito che una vittoria negli Stati Uniti poteva cambiare la politica mondiale.
Cosa ne pensa delle posizioni di Trump su Zelensky e sulla guerra in Ucraina?
Dopo anni in cui l’Europa e Biden sono stati protagonisti di immobilismo o di pericolosissime dichiarazioni che hanno alimentato un clima da terza guerra mondiale, finalmente qualcuno che lavora per la pace. Per anni qualcuno ci ha detto che servivano più armi per far vincere l’Ucraina quando è chiaro a tutti che nessuno avrebbe mai vinto sul terreno. Per questo è il momento delle trattative per far finire un dramma che dura da anni.
Come dovrebbe comportarsi l'Ue?
L’Europa dovrebbe lavorare per la pace, per la mediazione, per le trattative e non continuare a ostacolare il lavoro di Trump. Molti leader europei e rappresentanti istituzionali a Bruxelles sembrano quasi invidiosi dell’attivismo di Trump. Non vorrei che qualcuno voglia boicottare un lavoro importante per l’avvio dei tavoli di pace.
Intanto le posizioni di Trump sulla guerra in Ucraina dividono il centrosinistra.
Il Pd ormai sembra il partito della guerra: vorrebbe più armi e sminuisce il lavoro di Trump. D’altronde a Bruxelles, essendo in maggioranza, loro sono stati i protagonisti del nulla di questi anni. I 5Stelle non sono mai da prendere sul serio, hanno sempre posizioni poco coerenti nel tempo.
Con l'arrivo di Trump è la fine per le politiche green?
Da sempre noi ci battiamo per stravolgere le politiche ambientali proposte dall’Europa che non solo sono inutili ma che affossano intere filiere produttive e portano a crisi aziendali, licenziamenti e a costi e oneri più alti per le imprese con conseguenze negative per i consumatori. Trump riporta al centro della discussione realismo e pragmatismo, non si può anteporre l’ideologia all’economia reale. Inoltre a partire dalla questione delle auto elettriche garantisce libertà di scelta ai consumatori e non impone l’obbligo come ha fatto scandalosamente l’Europa.
Musk vuole rendere di nuovo grande anche l'Europa. Cosa vuol dire?
Rendere di nuovo grande l’Europa vuol dire riattivare valori, tradizioni e cultura che fanno parte del nostro patrimonio storico e che sono stati accantonati, negli anni, per il politicamente corretto o per non urtare 'i nuovi arrivati'. L’Europa è un continente in declino perché schiava di burocrazia e regole che penalizzano le nostre imprese.
Lei ha parlato di rendere di nuovo grande anche Milano…
Milano negli anni del centrosinistra è stata abbandonata al degrado, all’insicurezza e non è più riconosciuta come capitale economica del Paese ma, semmai, come capitale dei reati. Inoltre, risulta inaccessibile a chi vuole trasferirsi in città: i costi sono alti, i servizi non sono adeguati. Serve una Milano di nuovo protagonista che non si accontenti del minimo o del nulla che produce la giunta di sinistra. Con Beppe Sala che chiaramente non ha più voglia di fare il sindaco, c’è bisogno di una svolta, di un ritorno a una Milano che offra opportunità e che sia di nuovo motore dell’innovazione.