Urbanistica Milano, Park Towers doveva essere un progetto di housing sociale
Come un progetto di palazzine di sette piani per i ceti meno abbienti si è trasformato nella realizzazione di torri da 23 piani
Urbanistica Milano, Park Towers doveva essere un progetto di housing sociale
Dovevano essere tre palazzine di altezza massima 20 metri con appartamenti in housing sociale. Il progetto divenne quello di torri da 23 piani con quadrilocali a oltre mezzo milione di euro. E' la parabola della Park Tower di Bluestone in via Crescenzago 105 a Milano, al centro della prima delle inchieste della Procura per abusi edilizia. Come ricostruisce Francesco Floris per LaPresse, è stata una girandola di pratiche edilizie presentate in tre anni - almeno sei tra il 2018 ed il 2021 - a stravolgere il progetto.
L'11 maggio 2018 l'allora proprietaria dell'area industriale abbandonata, la società Visatransit srl (poi in liquidazione), presenta istanza per un "cambio di destinazione d'uso" con "parziale demolizione" dell'esistente e "nuova edificazione di tre palazzine Ers". Soluzioni abitative per i ceti meno abbienti o in difficoltà. Poi nel progetto subentra Bluestone e, a stretto giro cambia tutto. Ad avvisare Palazzo Marino delle "perplessità" il 25 giugno 2020 è il consiglio del Municipio 3 che parla di un progetto "totalmente fuori contesto" rispetto al "Parco Lambro" per "impatto volumetrico e paesaggistico". La Procura regionale presso la Corte dei Conti contesta oggi un danno erariale da oltre 321mila euro a tre funzionari dello Sportello unico edilizia.
L'inchiesta sul "sistema" della Commissione per il paesaggio di Milano
Prosegue nel frattempo l'inchiesta della Procura che è passata dall'analisi delle singole pratiche edilizie al cosiddetto "sistema" attorno alla Commissione per il paesaggio. Qui architetti e ingegneri sono chiamati dal Comune a esprimersi a titolo gratuito sui progetti di amici, colleghi, collaboratori di studio, a volte parenti. Oppure a ricevere incarichi da costruttori e fondi immobiliari prima, durante e dopo il mandato in commissione, senza segnalare l'anomalia o astenendosi dal voto. Per la guardia di finanza si tratta de "l'habitat ideale" per il "procacciamento di nuovi e lucrosi lavori" e luogo di "connivenza con il potere economico legato al settore immobiliare". In particolare, grazie al mandato accresciuto della commissione, passata negli anni da "pareri consultivi" a quelli di fatto "vincolanti".
Nell'informativa agli atti, dedicata ai conflitti d'interesse, come ricostruisce LaPresse ci sono paragrafi su Giovanni Oggioni, uno degli ex massimi dirigenti dell'urbanistica milanese, indagato e imputato in vari fascicoli, e agli architetti Alessandro Trivelli, Alessandro Scandurra, Giovanna Longhi, Luca Mangoni e l'ex presidente Giuseppe Marinoni, citato con riferimento al progetto 'I Portali' di via Melchiorre Gioia 20, ultimo tassello del maxi piano di rigenerazione urbana del quartiere Porta Nuova della società leader nella gestione patrimoniale di fondi d'investimento immobiliari, la Coima sgr dell'imprenditore Manfredi Catella. Coima precisa di non aver conferito "alcun incarico" a Marinoni "né in appalto né in subappalto". Il professionista 63enne avrebbe intrattenuto, attraverso il proprio studio, rapporti commerciali con i progettisti dello studio Acpv Architects, ma non con il committente. L'8 febbraio 2022 ha emesso una fattura da 2.415 euro nei confronti degli incaricati della progettazione di Gioia 20. Circa un mese dopo, 31 marzo 2022, l'intervento è stato oggetto di valutazione della commissione paesaggio con un parere sospensivo, seguito due settimane più tardi (14 aprile 2022) da un parere favorevole al progetto.
Marinoni avrebbe partecipato a entrambe le sedute senza astenersi dal voto o informare del potenziale conflitto di interessi. Lo stesso avrebbe fatto in occasione delle valutazioni sul progetto di via Tortona 25, commissionato dalla multinazionale americana Hines sempre allo studio ACPV Architects.
LEGGI TUTTE LE NOTIZIE DELLA SEZIONE MILANO